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mercoledì 25 gennaio 2023

Il mancato ritorno alla torre dell'orologio - Orrori Perduti: "REMOTHERED", il remake che non fu di "Clock Tower"

"Phenomena" del 1984 di Dario Argento è spesso considerato tra i migliori lavori del regista, nonché, a sua stessa detta, il suo film preferito. Oltre ad essere un caposaldo dell'horror italiano, però, ha anche il merito di aver ispirato uno dei grandi classici dell'orrore videoludico: Clock Tower

Il videogioco datato '95, in realtà, è ispirato alla filmografia di Argento in generale, omaggiandolo in diversi modi ed ispirandosi ai suoi capolavori come "Profondo Rosso" e "Suspiria" in modo anche diretto, ma mai quanto per "Phenomena": la protagonista stessa del gioco condivide fattezze e nome con la giovanissima Jennifer Connelly del film. Il titolo della casa di sviluppo nipponica Human Entertainment, diretto da Hifumi Kono, è un survival horror punta e clicca che riprende sia le atmosfere e le tematiche del giallo italiano, con una buona dose di slasher, ma anche ispirato al recente successo horror di quegli anni, "Resident Evil". La trama vede l'orfana Jennifer Simpson adottata, assieme ad alcune sue amiche, da un misterioso uomo che abita in una magione isolata nella quale le ragazze si trasferiranno. Ben presto tutte, eccetto la nostra protagonista, verranno ritrovate morte, uccise in modo brutale da un assassino malato mentale armato di un enorme paio di forbici (da qui il nome, Scissorman), dando via ad una corsa per la sopravvivenza della superstite, destinata a risolvere i misteri della casa e della famiglia che vi abita lungo la sua disperata ricerca di una via di fuga. 
Il successo del gioco darà il via a una serie di 4 capitoli, secondo il quale sarà il primo ad arrivare anche in occidente, spacciato per il numero uno della saga. A seguito del fallimento della Human Entertainment, nel 2002, Capcom e Sunsoft, acquisiti i diritti della serie, ne svilupperanno un quarto e ultimo capitolo, diretto dal regista Kinji Fukasaku (noto per la sua trilogia di "Battle Without Honor and Humanity") per la sua prima ed unica volta alle prese con il mondo videoludico. Sfortunatamente, questo sarà anche l'ultimo titolo per "Clock Tower". Kono, il game director del primo gioco, provò a convincere più volte Capcom a produrre un reboot, nonostante il flop che fu l'ultimo capitolo, ma ogni tentativo fu vano. Nel 2005, la Capcom rilasciò un titolo, "Haunting Ground", che sarebbe dovuto originariamente essere un capitolo della saga, nonostante il progetto sia stato poi cambiato, venendo comunque considerato un seguito spirituale per "Clock Tower" e, nel 2016, Kono riprenderà molti elementi del suo classico, omaggiandolo in "Project Scissors: NightCry", progetto nato grazie a Kickstarter, considerabile ancora più dell'altro un successore spirituale, se non un vero e proprio reboot, di "Clock Tower" e diretto dal regista della saga di "The Grudge", Takashi Shimizu. Il gioco non ricevette un benvenuto troppo caloroso sulla scena e finì velocemente nel dimenticatoio. E a questo punto della storia si torna in Italia

Chris Darril, al secolo Mario Christopher Darril Valenti, è un game developer siciliano che, dopo alcuni progetti indipendenti realizzati con RPG Maker e ispirati a "Clock Tower" e "Silent Hill", viene notato dallo stesso Kono e affiancato a Shimizu e a Masahiro Ito (designer di "Silent Hill") proprio per il suo "NightCry". Il titolo per il quale ricevette l'attenzione del game developer, però, è un titolo che, almeno nella sua forma originale, non ha mai visto la luce del giorno, "REMOTHERED".
Pensato come un vero e proprio remake di "Clock Tower", ispirato a Dario Argento e H. P. Lovecraft per atmosfera, e sviluppato dal solo Darril in modo del tutto indipendente, il lavoro sul titolo iniziò nel 2007. Il gioco non entrerà, però, in produzione effettiva fino al 2009, quando, usando Adobe Photoshop, i primi asset 2D, ispirati a dipinti su tela classici nell'estetica, non vennero creati. Numerosi screenshot e filmati di gioco sono stati rilasciati nel corso della programmazione, ma era evidente che il titolo fosse in continua mutazione, apparentemente allontanandosi sempre di più dal materiale originale. Tra il 2009 e il 2012 diverse versioni del gioco si susseguirono e si parlò anche di un sequel in progetto, "Remothered: Grave Torments", che avrebbe visto una nuova protagonista (la violinista Katherine Gale) ritrovarsi in un sinistro paesino italiano (o della Bosnia) dopo aver ereditato la biblioteca di suo padre, finendo presto vittima di una misteriosa malattia. Venne presto chiarito, però, che qualsiasi lavoro su un seguito sarebbe iniziato solo dopo l'uscita del primo capitolo, che aveva ancora la priorità. 

La primissima versione, di cui si sa poco e nulla, è quella del progetto iniziale del 2007. Non si sa molto su questa build, se non che la protagonista, Jennifer, una ragazza sulla ventina, sarebbe stata accompagnata da delle amiche ad indagare in una magione dove avrebbero avuto luogo gli omicidi, non dissimilmente dal primo "Clock Tower". Esistono solo una manciata di immagini risalenti a questo periodo, nessuna rappresentante gli amici della protagonista o l'assassino, e, il solo filmato esistente, è considerato perduto. Nonostante poco sia noto, è verosimile pensare che anche nel resto degli elementi avrebbe seguito abbastanza fedelmente il gioco originale e che il killer sarebbe stato lo Scissorman. 
Screenshot di uno dei primi prototipi
La seconda versione del 2009 presentò un gioco molto più ricco e ambizioso di quello precedente: Jennifer Sutton (nome cambiato rispetto all'originale, Jennifer Simpson), nuovamente un'adolescente e non più un'adulta come nel titolo originale, avrebbe nuovamente esplorato un'inquietante magione popolata da stravaganti personaggi, intrecciando alcuni elementi del proposto sequel a quelle del progetto iniziale, iniziando a distanziarsi da "Clock Tower", pur mantenendolo come principale ispirazione. 

Questa versione si sarebbe aperta in flash forward con una reporter, Dakota Wrang, intenta a descrivere gli abominevoli omicidi avvenuti nella magione nella campagna di Romsdalen, posseduta dalla famiglia Baroni (invece che Barrows come nel gioco originale), descrivendo il ritrovamento di cadaveri, principalmente di bambini, terribilmente mutilati. Come in "Clock Tower", Jennifer e le sue amiche, delle ragazzine orfane, sarebbero state accompagnate dalla loro maestra, Ms. Mary Reed, nella loro nuova abitazione. Seguendo abbastanza fedelmente la premessa del titolo del '95, il padrone di casa non sarebbe stato presente e Jennifer e le sue amiche, sospettose, avrebbero iniziato ad indagare per la casa. Appena arrivata, inoltre, la protagonista avrebbe immediatamente notato figure spettrali (non presenti nell'originale) aggirarsi per la magione, essendo stata capace di vedere entità spiritiche per tutta la sua vita, sentendosi pazza. Mary prende però la ragazza in disparte, spiegandole che non deve pensare questo, che si tratta solo di stress per il cambiamento e di iniziare a prendere la sua medicina.
A differenza del gioco di Kono, qui le amiche di Jennifer non avrebbero trovato tutte immediatamente la morte, ma sarebbero state ucciso una ad una lungo il progresso dell'avventura. Il numero di nemici sarebbe anche notevolmente aumentato: se il titolo originale presenta l'iconico Scissorman (il piccolo cannibale Bobby Barrows), Mary Barrows (corrispettivo di Mary Reed) e il deforme e mostruoso Dan Barrows, "Remothered" avrebbe introdotto Madame Svenska, Richard Felton, The Hungry Wolf, The Drowned Bald Man, The Ancestor e gli Homunculus (piccole bambole di porcellana dotate di vita propria), affiancati allo Scissorman, ora ribattezzato Robert Baroni. La mappa sarebbe stata anche ampliata con l'aggiunta di una foresta nei pressi della casa
Concept art di Robert Baroni
Della terza versione, datata 2011, non si sa molto, se non alcuni accenni di trama e i concept art di alcuni personaggi. Jennifer (questa volta non più il solo personaggio giocabile, in quanto affiancata da Rosemary Reed e Lindsay Silverhat, altre due orfane adottate dalla famiglia Baroni), si sarebbe ritrovata in Provenza, tra le Alpi, e il mistero sarebbe stato collegato al misterioso suicidio di una donna e alla morte di suo figlio, oltre che a un culto satanico. Anche in questa versione le ragazze sarebbero state fatte fuori una ad una da una sfilza di assassini, nonostante si conoscano solo la "Red Nun" e Robert Baroni, nuovamente lo Scissorman, nonostante gli evidenti cambiamenti estetici: sarebbe stato un adulto e non più un bambino, avrebbe indossato una maschera di porcellana (forse un richiamo agli homunculus della versione precedente) e le sue cesoie sarebbero state collegate direttamente al suo braccio destro. Nonostante fosse stato pensato inizialmente in 3D per PC e Wii U, il titolo venne poi ripensato usando RPG Maker XP

La soundtrack del gioco venne rilasciata digitalmente il 2 dicembre 2011, composta da Mattia Gosetti, David Gonzalez, Dan Beyer e con la collaborazione di Ueickap, ma lasciando fuori i pezzi remake di canzoni del primo "Clock Tower" che sarebbero stati presenti nella versione del 2009.
Dal 2013, però, il progetto venne messo in pausa a causa dei lavori per "Forgotten Memories: Alternate Realities" e "NightCry". Da quel momento, il titolo sarebbe finito in un limbo finché non venne ufficialmente cancellato. Chris Darril, però, ripensò il progetto nella sua interezza, unendo elementi di tutte le versioni e del sequel mai realizzato, includendo anche alcuni dei personaggi che aveva creato come Richard Felton o Rosemary Reed, seppur fortemente modificati, realizzando il suo horror di successo "Remothered: Tormented Fathers" del 2017, considerato il miglior gioco italiano dell'anno e vincitore di molti premi anche internazionali, e il sequel uscito nel 2020 "Remothered: Broken Porcelain", anch'esso vincitore di numerosi riconoscimenti compreso un "Community's Game of the Year". Il progetto originale di un remake di "Clock Tower", però, non vide mai la luce del giorno e, ad oggi, non vi è nessun piano per riportare il franchise in vita in alcun modo.

ARTICOLO DI



REVISIONE DI
GIULIA ULIVUCCI e LORENZO SPAGNOLI

sabato 17 settembre 2022

Breve Guida Introduttiva al Genere Slasher

SLASHER (derivato dell'inglese "to slash", "colpire con una lama affilata"), un sottogenere cinematografico dell'horror, spesso contaminato con elementi del giallo o del thriller, può essere considerato il genere da cui deriva poi l'Home Invasion.

Gli elementi principali del genere comprendono: un killer, spesso mascherato o sfigurato (seppur certe volte non sia nessuna delle due cose, come ne "La vendetta di Brian" o Angela Baker nella saga di "Sleepaway Camp") armato di un oggetto contundente e/o affilato (cosa si classifichi come tale può essere oggetto di dibattito: certo, Jason, Michael e Chucky usano classici coltelli o lame in generale, ma Pumpkinhead usa i suoi artigli, la sua coda robusta e i denti aguzzi; Freddy Krueger e il Wishmaster letteralmente qualsiasi cosa passi per la loro testa in quel momento e non necessariamente un'arma, ad esempio il personaggio di Johnny Depp nel primo "Nightmare" viene risucchiato e "frullato" dal suo letto), un gruppo di teenagers/giovani adulti (possono esservi anche adulti, come nel caso di "The Windmill", ma il genere in sè nasce per far gola agli adolescenti), luogo isolato (o comunque limitato, ad esempio Freddy non potrà uccidere qualcuno in Grecia, ma solo chi è di Elm Street; questo però non implica che il luogo del killer non possa cambiare, ad esempio Jason, se portato nello spazio, ucciderà lì, perché sarà il suo nuovo spazio circostritto) e una final girl (in certi casi i sopravvissuti possono essere più di uno, come nel caso di "Scream", o un maschio, come Tommy Jarvis della saga di "Venerdì 13").  Altri elementi tipici, ma non obbligatori, sono: nudità o sesso (anche per l'equazione sesso=morte spesso associata al genere), la presenza di un personaggio che "avverte" il gruppo di sventurati e la caratteristica peculiare che il killer sia immortale, non possa essere ucciso con modalità convenzionali o che possa resuscitare sotto determinate circostanze o, addirittura, a priori (Art the Clown di "Terrifier", Freddy Krueger, Jason Voorhees, persino Leslie Vernon di "Behind the Mask").

Il film capostipite del genere è spesso riconosciuto in "Halloween" del 1978 del regista statunitense John Carpenter. Il film segue la giovane Laurie Strode (Jamie Lee Curtis, che solo due anni dopo tornerà come final girl di "Prom Night" e "Terror Train"), una babysitter che, durante la notte di Halloween, dovrà fare i conti con l'innaturale e fredda malvagità del killer mascherato Michael Myers, braccato al contempo dal dr. Samuel Loomis (Donald Pleasence), tra un adolescente ucciso e l'altro. Nonostante ciò, ci sono alcuni precursori: tra i più vecchi troviamo "Il pensionante" di Hitchcok del '27 e "M" di Fritz Lang del '31, ma quelli più spesso riconosciuti come veri e propri precursori sono "L'occhio che uccide" di Michael Powell e "Psycho" di Alfred Hitchcock, entrambi del '60. 

Le pellicole che però, più di tutte, detteranno i caratteri dello slasher sono "Death House" del '72, prodotto dal futuro fondatore della Troma Lloyd Kaufman, "Non aprite quella porta" di Tobe Hooper del '74, "The Town That Dreaded Sundown" di Charles B. Pierce del '76 (che ispirerà pesantemente il secondo capitolo di "Venerdì 13"), e "Black Christmas" di Bob Clark dello stesso anno. Nonostante siano uscite prima dell'inizio effettivo del genere, sono retroattivamente considerabili slasher a pieno titolo, o al massimo "protoslasher". In Italia, intanto, dagli anni '60, si sviluppa il genere Giallo, che, specialmente in pellicole come "Sei donne per l'assassino" e il violentissimo "Reazione a catena" di Mario Bava del '64 e del '71 rispettivamente, "L'uccello dalle piume di cristallo" del '70 di Dario Argento, "Torso" di Sergio Martino del '73 e "Alice, Sweet Alice" di Alfred Sole del '76, ispirerà molti elementi comuni dello slasher, al punto che, in certi casi, la distinzione tra i due generi possa risultare ardua. 
Illustrazione originale di Philippe Bertrand (@bashi.buzuk)
All'indomani dei guadagni di "Halloween", numerosi cineasti, più o meno talentuosi, si sono cimentati nel creare il proprio slasher. Il più importante, sotto quest'ottica, dei primi anni, è indubbiamente "Venerdì 13" di Sean S. Cunningham. La pellicola segue un gruppo di adolescenti, compreso un giovanissimo Kevin Bacon, in un campo estivo nei pressi del Lago Crystal Lake (i campeggi diverranno una location privilegiata per il genere slasher, ripresa ad esempio da "The Burning", "Sleepaway Camp" o i più recenti "The Final Girls" e "Fear Street 1978", proprio grazie a questo film), costretti a fare i conti con un misterioso killer spietato, di cui identità rimane segreta per gran parte della durata. Solo nel finale, infatti, il killer si rivelerà essere Pamela Voorhees, madre del ben più famoso e iconico Jason, che debutterà come assassino nel secondo capitolo della saga, diretto da Steve Miner, e che indosserà la sua iconica maschera da hockey soltanto nel film ancora dopo. 

Dopo il successo iniziale tra il '78 e l'84, il periodo di boom dello Slasher tracolla ed esso stesso risulta sempre più contaminato con altri generi, specialmente per via del successo di "A Nightmare on Elm Street" di Wes Craven e del suo killer dai poteri soprannaturali, Freddy Krueger (interpretato dal leggendario Robert Englund), di cui, tema onirico, venne già trattato qualche anno prima dallo slasher arthouse "The Slayer" nel 1982 e ripreso, seppur sotto un'ottica meno paranormale, solo un anno dopo il film di Craven, anche in "Venerdì 13 Parte 5". Quando lo Slasher sembrava esser diventato un relitto del passato, un genere morente e incapace d'innovarsi da tempo, fatto solo di sequel sempre più scadenti e demenziali, se non per le occasionali perle come "Candyman" del '92 di Bernard Rose e con un iconico e magistrale Tony Todd, che però costuivano un'eccezione straordinaria più che una regola, il ritorno di Wes Craven con "New Nightmare" nel '94 e "Scream" nel '96 condusse ad un nuovo rinascimento Slasher, ora carico di elementi metanarrativi. L'intuizione di uno slasher con tale struttura e tono, però, arrivò circa 10 anni prima anche a Bill Froehlich che, nonostante non troverà mai la fama meritata, con il suo "La scuola degli orrori", influenzerà pesantemente Craven e "Scream" in particolare, compreso il design dell'iconico assassino Ghostface. Inoltre, nel 1988, anche "Sleepaway Camp 2: Unhappy Campers" di Michael A. Simpson (sequel del ben più serio e noto, ma anche tecnicamente inferiore, "Sleepaway Camp" di Robert Hiltzik del 1983), con la sua carismatica killer transessuale e dal tragico passato Angela Baker (Pamela Springsteen) precedette il capolavoro di Craven nel seminare i semi per uno slasher metanarrativo e autoreferenziale, con numerosi rimandi ai film del genere di quegli anni e inside jokes.

È proprio tra fine anni '90 e inizio 2000, che la Full Moon Features, una casa di produzione nota, principalmente, per i suoi horror scadenti, inizia a produrre numerosi titoli slasher dalla qualità varia, seppur spesso bassa, capaci, comunque, di entrare nell'immaginario degli appassionati. La casa ebbe il suo primo successo già nell'89 con "Puppet Master", seguendo il filone di slasher con bambolotti reso famoso da "La bambola assassina" di Tom Holland dell'anno prima e lanciato da Stuart Gordon (regista di "Re-Animator") nell'87 con "Dolls". A tale pellicola, seguiranno il simile "Demonic Toys" (con la quale "Puppet Master" avrà anche un crossover) e "Killjoy". Nello stesso tempo, altre pellicole minori s'inseriranno nel panorama slasher, a partire dal già citato "Pumpkinhead", arrivando allo scadente "Leprechaun", con una Jennifer Aniston all'inizio della sua carriera.
Illustrazione originale di Philippe Bertrand (@bashi.buzuk)
Gli anni 2000, però, non sono stati clementi col genere e, dopo che una carrellata di reboot e remake di saghe e titoli classici (oltre che un crossover tra i franchise di "Venerdì 13" e "Nightmare", "Freddy vs Jason") si rivelarono flop economici e di critica, lo Slasher sembrò essere morto nuovamente. Solo "Quella casa nel bosco" di Drew Goddard del 2011 e, in parte, la saga di "Hatchet" di Adam Green sembrarono avere un minimo di successo. 

Con la svolta dello streaming, però, molte saghe hanno trovato il loro posto nel piccolo schermo e altre, originali, hanno avuto inizio: la serie "Scream" debutta su MTV nel 2015, un anno dopo la segue "Slasher", prima di Chiller, poi di Netflix ed infine di Shudder, successivamente si aggiungono anche "American Horror Story 1984" nel 2019, "Chucky" nel 2021 e diverse altre. 

Il ritorno al grande schermo, invece, risulta più lento e progressivo: dopo il successo nella nicchia del film "Terrifier" del 2016, "Auguri per la tua morte" del 2017 si rivela un successo commerciale al botthegino mainstream e spinge diversi registi a provare a tornare allo slasher con un vena più comica, d'altro canto, un anno dopo, David Gordon Green riporta Michael Myers al cinema col suo "Halloween", seguendo il trend dei requel in voga e dimostrando che anche vecchie saghe possono ancora portare guadagni. Il culmine della terza rinascita dello Slasher si configura nello straordinario successo commerciale della trilogia "Fear Street" di Netflix nell'estate 2021, che conduce a "Candyman" dello stesso anno, sulla falsariga dell'"Halloween" di Green. Simultaneamente esce l'italianissimo e zoppicante "A Classic Horror Story" di Netflix, che precede di qualche mese il profittevole "Halloween Kills" dello stesso anno (seguito l'anno dopo dal meno performante "Halloween Ends"). Nel 2022, il successo commerciale e di critica di "Scream" e dell'estremo "Terrifier 2", accompagnati da diversi altri titoli, tra i quali un requel di "Non aprite quella porta" di Netflix, riportano il genere all'attenzione delle masse, consolidandone il ritorno in auge. Rilevante ricordare che il 2022 segna anche l'approdo al genere della casa indipendente A24 (che già si era fatta notare nell'horror producendo film come "The Lighthouse") con il visivamente imponente e complessivamente ottimo "X" di Ti West, il suo prequel "Pearl" e "Bodies Bodies Bodies" di Halina Reijn
Illustrazione originale di Philippe Bertrand (@bashi.buzuk)
È oggetto di dibattito se "Alien" di Ridley Scott del '79, "The Shining" di Stanley Kubrick dell'80, la saga di "Final Destination" e quella di "Unfriended" possano essere considerate slasher. I titoli elencati condividono diverse similitudini col genere, in particolar modo in "Alien" dove ogni elemento cardine può essere ritrovato, ma, per varie regioni (come nel caso di "Final Destination" e "Unfriended" in quanto il killer non è una presenza fisica) non mettono d'accordo tutta la critica e il pubblico circa la loro classificazione.

Nel mondo dei videogiochi il genere debutta con vari giochi tie-in dei titoli di punta nelle sale, come il noto ed iconico "Venerdì 13" per NES del 1989. La serie survival horror di "Clock Tower" del 1995 è considerabile il primo slasher "originale" videoludico di successo. 

Lo slasher trova finalmente il suo coronamento come un genere prolifico e di successo con l'uscita di "Dead by Daylight" del 2016, prodotto da Behaviour Studios, che crea un videogame survival horror in multiplayer dove una parte di giocatori interpreta il ruolo dei sopravvissuti in cerca di fuga da un altro giocatore, il killer, che darà loro la caccia. Il titolo, attraverso DLC, ha aggiunto inoltre varie icone dal mondo del cinema, a partire da Michael Myers, e anche di altri franchise horror slegati dallo slasher, come il Demogorgone di "Stranger Things" o Sadako di "Ring". Negli anni a seguire escono titoli con meccaniche simili, compreso il virale "Among Us" del 2020 e "Venerdì 13 - Il videogioco" qualche anno prima. 
Illustrazione originale di Philippe Bertrand (@bashi.buzuk)
Nella musica il genere viene frequentemente citato in pezzi metal e horrorcore e viene celebrato direttamente, assieme all'horror in generale, in "The Silver Scream" e "Welcome to Horror Wood - The Silver Scream 2" degli Ice Nine Kills

Il genere, seppur a un livello assai minore, si è diffuso anche nei fumetti, principalmente con titoli tie-in ai film similmente ai videogames, ma anche con titoli originali come "Harrower" di Justin Jordan della BOOM! Studios, e nella letteratura, con romanzi come "Killer River" di Cameron Robique o "Clown in a Cornfield" di Adam Cesare. Inoltre, per lo stesso discorso per cui il film di "Psycho" si può considerare un predecessore, così può fare il libro originale di Robert Bloch del '59. 

Icone del genere e rispettive saghe/film:
Leatherface, "Non aprite quella porta" (1974-2022)
Michael Myers, "Halloween" (1978-in corso)
Mary Lou Maloney, "Prom Night" (1980-2008)
Jason Voorhees, "Venerdì 13" (1980-2017)
Angela Baker, "Sleepaway Camp" (1983-2008)
Freddy Krueger, "Nightmare" (1984-2010)
Santa Claus, "Silent Night Deadly Night" (1984-2012)
Matt Cordell, "Maniac Cop" (1988-1993)
Pumpkinhead, "Pumpkinhead" (1988-2007)
Chucky e Tiffany, "La bambola assassina" (1988-in corso)
• Blade, "Puppet Master" (1989-in corso)
• Baby Oopsy Daisy, "Demonic Toys" (1992-2021)
Candyman, "Candyman" (1992-2021)
Lubdan, "Leprechaun" (1993-2018)
Ghostface, "Scream" (1996-in corso)
The Djinn, "Wishmaster" (1997-2002)
Fisherman, "So cos'hai fatto" (1997-2021)
Killjoy, "Killjoy" (2000-2019)
Tre Dita, "Wrong Turn" (2003-in corso)
Mick Taylor, "Wolf Creek" (2005-in corso)
Leslie Vernon, "Behind the Mask" (2006)
Victor Crowley, "Hatchet" (2006-2017)
Art the Clown, "Terrifier" (2008-in corso)
Babyface, "Auguri per la tua morte" (2017-2019)

Altri titoli famosi o degni di nota:
• "Reazione a catena", diretto da Mario Bava (1971)
• "Death House", diretto da Theodore Gershuny (1972)
• "Black Christmas", diretto da Bob Clark (1974)
• "Savage Weekend", diretto da David Paulsen (1976)
• "The Town That Dreaded Sundown", diretto da Charles B. Pierce (1976)
• "Tourist Trap", diretto da David Schmoeller (1979)
• "Maniac", diretto da William Lustig (1980)
• "Motel Hell", diretto da Kevin Connor (1980)
• "Terror Train", diretto da Roger Spottiswoode (1980)
• "The Burning", diretto da Tony Maylam (1981)
• "My Bloody Valentine", diretto da George Mihalka (1981)
• "The Prowler", diretto da Joseph Zito (1981)
• "The Funhouse", diretto da Tobe Hooper (1981)
• "Slumber Party Massacre", diretto da Amy Jones (1982)
• "Alone in the Dark", diretto da Jack Sholder (1982)
• "Pieces", diretto da Juan Piquer Simón (1982)
• "The Slayer", diretto da J. S. Cardone (1982)
• "April Fool's Day", diretto da Fred Walton (1986)
• "The House on Sorority Row", diretto da Mark Rosman (1983)
• "Camping del Terrore", diretto da Ruggero Deodato (1986)
• "Jolly Killer", diretto da Peter Litten e Mark Ezra (1986)
• "Dolls", diretto da Stuart Gordon (1987)
• "La scuola degli orrori", diretto da Bill Froehlich (1987)
• "Deliria", diretto da Michele Soavi (1987)
• "Intruder", diretto da Scott Spiegel (1989)
• "Urban Legend", diretto da Jamie Blanks (1998)
• "Severance", diretto da Cristopher Smith (2006)
• "Quella casa nel bosco", diretto da Drew Goddard (2011)
• "Smiley", diretto da Michael J. Gallagher (2012)
• "Cat Sick Blues", diretto da Dave Jackson (2015)
• "The Final Girls", diretto da Todd Strauss-Schulson (2016)
• "Haunt", diretto da Scott Beck e Bryan Woods (2019)
• La trilogia di "Fear Street", diretta da Leigh Janiak (2021)
• "A Classic Horror Story", diretto da Roberto De Feo e Paolo Strippoli (2021)
• "Benny Loves You", diretto da Karl Holt (2021)
• "X - A Sexy Horror Story", diretto sa Ti West (2022)
• "Bodies Bodies Bodies", diretto da Halina Reijn (2022)
• "Pearl", diretto da Ti West (2022)

Serie famose:
• "Harper's Island", CBS (2009)
• "Scream", MTV (2015-2019)
• "Scream Queens", Fox (2015-2016)
• "Slasher", Chiller, Netflix, Shudder (2016-in corso)
• "Dead of Summer", Freeform (2016)
• "American Horror Story: 1984", FX (2019)
• "Chucky", Syfy (2021-in corso)
• "So cosa hai fatto", Amazon Prime Video (2021)

Videogiochi famosi:
• "Non aprite quella porta" per Atari 2600 (1982)
• "Halloween" per Atari 2600 (1983)
• "Nightmare" per NES (1989)
• "Venerdì 13" per NES (1989)
• "Night Trap" (1992)
• La saga di "Clock Tower" (1995-2016)
• "Illbleed" (2001)
• "Outlast" (2013)
• "Until Dawn" (2015)
• "Slayaway Camp" (2016)
• "Dead by Daylight" (2016)
• "Deceit" (2017)
• "Venerdì 13 - Il Videogioco" (2017)
• "Remothered: Tormented Fathers" (2018)
• "Among Us" (2020)
• "The Texas Chain Saw Massacre" (2023)

ARTICOLO DI
ILLUSTRAZIONI ORIGINALI DI
COPERTINA DI


REVISIONE DI
GIULIA ULIVUCCI

mercoledì 13 luglio 2022

I Guerrieri del Sogno

9 novembre 1984. All’indomani di Halloween, nei cinema americani appare il poster dell’ennesimo film horror pronto a cavalcare l’onda della stagione. La speranza è quella quantomeno di rientrare negli incassi prima del weekend del Ringraziamento. Nel poster c’era una ragazza seminuda a letto, degli artigli minacciosi pronti a cingerle il capo e una frase a effetto: “If Nancy doesn’t wake up screaming, she won’t wake up at all”.

Ma quello non era l’ennesimo film horror.

Quello era “A Nightmare On Elm Street”, che in Italia sarebbe diventato “Nightmare – Dal Profondo Della Notte”. La storia è tanto semplice quanto efficace: uno psicopatico sadico perseguita e uccide un gruppo di adolescenti nel momento in cui sono più vulnerabili, ossia nei loro sogni. Il successo è assicurato. Il pubblico impazzisce. È difficile stabilire con precisione cosa rendesse “Nightmare” diverso da altri film. Forse è quel continuo muoversi sulla linea sottile e pericolosa che c’è fra la realtà e il sogno. Forse è merito di Freddy Kruger, un cattivo sagace e dotato per la prima volta della parola, destinato a diventare un’icona degli anni Ottanta. Forse è il fatto che tocca da vicino il pubblico dell’epoca, perché “in ogni città c’è una Elm Street”. O forse è un insieme di tutte queste cose. Fatto sta che “Nightmare” porta ben 57 milioni di dollari nelle tasche della neonata New Line Cinema (soprannominata proprio “The House That Freddy Built”), assicurando peraltro a Wes Craven un posto nell’olimpo del genere horror.

E si sa, quando una cosa va bene a Hollywood, bisogna spremere il limone finché c’è succo. Dopo appena un anno, ecco che esce “Nightmare 2 – La Rivincita”. Freddy assume un ruolo più centrale nella vicenda, ma il film risente dell’assenza di Craven e viene in un certo senso appiattito alle logiche dello slasher più canonico. C’è un tono più campy e delle sfumature inedite (consigliamo la visione del documentario “Scream, Queen! My Nightmare On Elm Street” e il nostro articolo sull'argomento), ma il pubblico non apprezza più di tanto e il film incassa soltanto 30 milioni. 

Bisogna ritentare. E questa volta bisogna farlo meglio. La New Line riaffida le redini a Wes Craven, che – dopo varie riscritture – nel 1987 fa uscire “Nightmare 3 – I Guerrieri Del Sogno”. 

PRE-PRODUZIONE
Come già citato, l'operazione portata avanti con "Nightmare 2 – La Rivincita" (1985) risultò incerta e zoppicante, sebbene il film riscontrò un buon successo al botteghino, fu piuttosto massacrato dal pubblico e soprattutto dalla critica. Questo a causa di una produzione frettolosa e della mancanza di una direzione solida, che ha portato il secondo capitolo ad avere un tono e dei contenuti decisamente ambigui. In casa New Line a questo punto si discuteva di come muoversi per il futuro di Freddy Krueger: Bob Shaye oscillava tra l'incertezza scaturita dal deludente ultimo Nightmare e l'intuizione di quello che sarebbe potuto diventare un grande franchise, aldilà dell'incidente di percorso recente. 

Shaye si rese conto da subito degli errori che aveva fatto nel trattare il primo sequel, così, quando ancora non era stato deciso ufficialmente di realizzare il secondo, si preoccupò di coinvolgere in qualche modo Wes Craven. Il padre di Freddy, che aveva espresso le proprie perplessità circa il portare avanti la storia del primo film già al tempo de La Rivincita, questa volta decise di accettare la proposta e di partecipare al progetto; non avrebbe comunque potuto dirigerlo poiché avrebbe iniziato a girare di lì a breve "Dovevi essere morta" (1986), indi per cui decise di dedicarsi alla scrittura con l'aiuto di Bruce Wagner (di "Maps to the Stars"). La prima stesura della sceneggiatura fu pensata con la specifica intenzione di concludere la saga. In essa gli aspetti onirici e inquietanti del mondo dei sogni vennero ampliati a dismisura di pari passo al tono estremamente cupo, tant'è che fu ritenuta buona dalla casa ma fondamentalmente infattibile da un punto di vista produttivo e non sufficientemente adeguata ad essere trasposta. 
Illustrazione originale di Cristiano Baricelli 
Pur sussitendo l'intenzione presso New Line di lavorare al nuovo Nightmare, non era ancora stato dato il via libera alla lavorazione. Pensando a un processo di riscrittura vennero convocati due giovani promettenti già noti allo studio, Frank Darabont ("Blob – Il fluido che uccide", "Le ali della libertà", "Frankenstein di Mary Shelley", "Il miglio verde", "The Mist") e Chuck Russell ("Blob – Il fluido che uccide", "The Mask", "Il Re Scorpione", "Fringe"), i quali si misero a rielaborare lo script di Craven e Wagner con passione. Il duo aggiustò le basi poste nel copione precedente per incontrare il gusto dei produttori e sviluppò una storia ben più pop (Russell non ha mai ritenuto che si dovesse ricalcare necessariamente l'atmosfera paurosa del primo, pur dichiarandosi da sempre fan della pellicola), dalla vena fantastica e immaginifica, in cui inserirono molto black humor seguendo la linea degli horror anni '80 più popolari. Infine la regia sarebbe passata allo stesso Russell che, al suo esordio, avrebbe riscontrato diverse difficoltà sul set tanto a gestire i giovani attori quanto le complesse sequenze in cui gli effetti speciali rubavano la scena. 

Fu di Craven e Wagner l'idea di riportare sullo schermo Nancy nelle vesti di una psicologa in carriera, sopravvissuta all'uomo nero e in grado di istruire i nuovi ragazzi di Elm Street; così come fu sua l'idea di ambientare la vicenda in un istituto di correzione per giovani problematici con un cast corale di adolescenti traumatizzati e dal difficile rapporto con le figure genitoriali. Oltretutto pare che inizialmente Craven avesse pensato di conferire al racconto una forte componente metanarrativa, salvo poi essere cassata e riproposta successivamente nel suo "Nightmare – Nuovo Incubo" (1994). Al duo Darabont-Russell dobbiamo invece la volontà di narrare le raccapriccianti origini di Freddy attraverso la sfuggente figura della suora Amanda Krueger, ampliando la mitologia del personaggio. 

LE SCENEGGIATURE SCARTATE
Prima che riuscirono ad assicurarsi il ritorno di Craven, però, la sceneggiatura sarebbe dovuta spettare a John Saxton. Lo script, eventualmente scartato, aveva il titolo di "How the Nightmare on Elm Street All Began" (traducibile in "Come l'Incubo di Elm Street ebbe inizio") e sarebbe dovuto essere un prequel della pellicola originale. La pellicola avrebbe rivisto un pesante retcon, mostrando come Freddy fosse, in realtà, innocente degli omicidi di cui era stato accusato, incastrato da Charles Manson e il suo culto, e costretto dai genitori dei ragazzi a confessarsi colpevole, in un disperato tentativo di essere risparmiato. Un tentativo, però, inutile, in quanto il futuro killer onirico sarà comunque linciato e deciderà, ora come un'entità sovrannaturale, di attuare una vendetta nei confronti dei genitori che lo hanno ingiustamente ucciso. Come riportato da Bloody Disgusting, questa sceneggiatura è stata poi messa all'asta su eBay, rendendola nota al grande pubblico. L'idea di un Freddy Krueger, seppur solo apparentemente innocente, sarà ripresa dal remake del 2010.

Anche Robert Englund, attore di Freddy Krueger, scrisse una sua sceneggiatura per il terzo capitolo, "Freddy's Funhouse", anch'essa scartata. La protagonista sarebbe dovuta essere la sorella di Tina Gray (una delle vittime del film originale), descritta come una "collegiale Nancy Drew alla X-Files" in un'intervista, di ritorno a Springwood per indagare sulla misteriosa morte di quest'ultima e destinata ad affrontare Freddy, che ha fatto ora del 1428 di Elm Street la sua "casa onirica", riempiendola di trappole in una sorta di parallelismo con quello che Nancy fece per lui. Stando ad Englund, questa sceneggiatura non fu del tutto scartata e venne usata come base per il pilot della serie televisiva "Freddy's Nightmares" (una serie antologica ambientata a Springwood, in cui Freddy è il narratore, similmente al Crypt Taker di "Tales from the Crypt", e occasionalmente anche effettivo antagonista), andata in onda nell'ottobre dell'88 e diretto da Tobe Hooper

PRODUZIONE 
Il cast della pellicola in una foto promozionale
Ad occuparsi degli effetti speciali fu Peter Chesney, con un team che includeva Mark Shostorm e Kevin Yagher. La morte di Taryn prevedeva inizialmente che la sua testa esplodesse, ma, non riuscendo a realizzare l'effetto in maniera soddisfacente, il team optò per l'uso di trucco sul corpo dell'attrice, ottenendo la scena attualmente presente nel film. La scena della morte di Jennifer richiese molto lavoro, in quanto il team dovette costruire un manichino di vetroresina e uretano con tanto di arti flessibili. Per la prima scena del film fu inizialmente utilizzato un manichino dalle fattezze di un cadavere meccanico, ma il regista reputò la sequenza troppo disturbante, optando per l'uso di un semplice finto scheletro. 

Roy Wagner fu assunto come direttore della fotografia, dopo che il suo predecessore fu licenziato, a causa di insulti rivolti all'attrice Penelope Sudrow, che nella pellicola interpreta Jennifer. Dopo la fine delle riprese il guanto di Freddy scomparve per riapparire nello sfondo di una delle scene de "La casa 2"; con tutta probabilità fu Mark Shostrom, che al tempo stava lavorando anche sul set del film di Raimi, a prendere l'oggetto. 

TRAMA
Protagonista di "Nightmare 3" è Kristen Parker (interpretata da Patricia Arquette), una ragazza che da giorni non riesce a dormire a causa di un incubo ricorrente. Ogni notte, infatti, sogna di ritrovarsi nella casa al numero 1428 di Elm Street e di venire inseguita da Freddy Krueger (interpretato da Robert Englund), che cerca di ammazzarla. Una sera, risvegliatasi per l’ennesima volta dall’incubo, Kristen si reca al bagno per rinfrescarsi ma viene attaccata da Freddy, che la ferisce a un braccio. La madre, giunta appena in tempo a soccorrere la figlia, scambia la ferita al braccio per un tentativo di autolesionismo e decide di far ricoverare la figlia all’ospedale psichiatrico "Westin Hills". 

Giunta alla clinica, Kristen viene condotta al reparto gestito dal dottor Neil Gordon (interpretato da Craig Wasson), che ha in cura altri ragazzi che hanno paura di addormentarsi a causa degli incubi. La ragazza oppone fin da subito resistenza e cerca di non farsi sedare dai medici fino a quando non interviene Nancy Thompson (interpretata da Heather Langenkamp), da poco assunta alla clinica grazie alle sue ricerche sugli incubi nonché l’unica che sembra capire che cosa terrorizza così tanto i ragazzi. Durante la prima sera alla clinica, Kristen viene di nuovo attaccata da Freddy e, colta dalla disperazione, manifesta il potere speciale che aveva fin da bambina, quello di trasportare nei suoi sogni chiunque desidera. 
Nei giorni seguenti Freddy attacca e uccide altri due ragazzi della clinica portando così sfiducia nel dottor Gordon, che non riesce ancora ancora a capire la causa delle morti. Durante il funerale di una delle vittime il dottore incontra la suora Mary Helena (interpretata da Nan Martin), che aveva già notato da tempo nell’ospedale. Dopo aver parlato con la donna, il dottore decide di appoggiare le teorie di Nancy e di partecipare a una seduta di ipnosi di gruppo assieme ai ragazzi. Una volta entrati nel sogno tramite il potere di Kristen, i ragazzi scoprono di avere anch’essi dei poteri una volta entrati nel mondo onirico e formano il gruppo dei Dream Warriors. Freddy però attacca uno dei ragazzi e riesce a intrappolarlo nel mondo dei sogni, riducendolo in coma.

L’amministratore dell’ospedale crede che la causa del coma sia dovuta all’assunzione dell’Hypnocil, un farmaco sperimentale che impedisce di sognare quando si dorme, e licenzia Neil e Nancy per aver utilizzato il farmaco senza permesso. Poco prima di lasciare l’ospedale, il dottor Gordon rincontra suor Mary Helena, che lo conduce in una zona abbandonata dell’ospedale e gli rivela una parte del passato di Freddy Krueger. In quella zona abbandonata, negli anni Quaranta, fu rinchiusa un’infermiera di nome Amanda Krueger, che fu violentata per giorni dai pazienti che erano rinchiusi lì. Freddy è il frutto di quella violenza e, appena nato, fu dato subito in adozione. La suora rivela anche che l’unico modo per sconfiggere Freddy è trovare il suo corpo, benedirlo e dargli degna sepoltura. L’unico che ricorda l’ubicazione del corpo è Donald Thompson (interpretato da John Saxon, un altro ritorno dal primo capitolo), il padre di Nancy, ma quest’ultimo è riluttante a rivelare il luogo in quanto non vuole più avere niente a che fare con la storia di Freddy Krueger.
Intanto il dottor Gordon riceve una richiesta d’aiuto da parte dei ragazzi della clinica: Kristen è stata portata nella cella d’isolamento e sedata ed è prossima ad addormentarsi e finire vittima di un attacco di Krueger. Nancy si reca dunque alla clinica per riunirsi con gli altri ragazzi e iniziare una nuova seduta di ipnosi mentre Neil, dopo aver convinto Donald ad aiutarlo, si reca nel luogo dove si trova il corpo di Freddy per benedirlo. A questo punto inizia la battaglia finale contro Freddy, che si ritrova a dover viaggiare tra il mondo dei sogni e la realtà sia per occuparsi di Nancy e dei Dream Warriors sia per evitare che il suo corpo venga purificato da Neil e Donald. Alla fine Freddy viene apparentemente sconfitto una volta per tutte grazie a Neil e il sacrificio di Nancy, che muore nello scontro finale contro il killer. 

ANALISI
Sogni. Quei piccoli squarci di morte. Come li odio”.

Con questa frase di Edgar Allan Poe si apre il terzo capitolo dedicato alle avventure del mitico Freddy Krueger. I sogni, appunto, cuore pulsante di questa saga cult. Se il secondo capitolo, “La Rivincita”, fu aspramente criticato per essersi distaccato dal tema che aveva reso grandioso il capostipite, trasportando Freddy nella nostra realtà a discapito della dimensione onirica, “I Guerrieri del Sogno” torna prepotentemente alle radici del primo capitolo, un ritorno a quell’affascinante e inquietante concept del serial killer demoniaco che dà la caccia alle proprie vittime mentre dormono, negli angoli più remoti delle loro menti. Ma “Nightmare 3” fa ben più di questo: la pellicola di Chuck Russell è probabilmente la più importante del franchise, per le tematiche che introduce, per le basi che pone per i sequel successivi e per come espande e amplia il concetto dei sogni e delle interazioni tra Freddy e le sue vittime. Innanzitutto, viene introdotto il tema dei “sogni collettivi”: il personaggio di Kristen è infatti in grado di richiamare a sé, durante il sonno, altre persone dormienti, in modo tale da portarle nel suo sogno e formare così una vera e propria “squadra onirica” (i Dream Warriors del titolo appunto). Si ha dunque la possibilità di interazioni nei sogni tra i vari protagonisti, un potere che consentirà loro di combattere Freddy e di dargli filo da torcere. Lo spirito di squadra, la fiducia negli altri e l’unicità delle nostre passioni sono alcuni dei temi di questo terzo capitolo, che abbraccia il genere fantasy e il fantastico, miscelandoli perfettamente con l’horror e il gotico. Un’atmosfera perfetta, suggestiva, originale e fresca all’interno della saga.
Nightmare 3” è un vero e proprio film corale: è un film con moltissimi personaggi che ruotano attorno alla figura di Kristen, nucleo principale del film e vera speranza per il gruppo in vista dello scontro definitivo con Freddy. È un film dove i sogni non sono usati solo come “tramite” da Freddy per uccidere le sue vittime, ma assumono un significato più profondo, fiabesco e addirittura magico. La pellicola è una bellissima riflessione sul potere dei sogni e su come essi trovino il loro apice negli angoli più remoti della nostra mente e fantasia. Ogni personaggio è unico ed è mosso da passioni e desideri che verranno espressi in tutta la loro potenza visiva, estrema e grottesca nelle pazzesche scene oniriche del film, decisamente le più accattivanti e fantasiose della saga. Nei sogni, i personaggi avranno modo di esprimere al meglio tutto ciò che desiderano essere: Will può camminare ed essere un grande mago; Kincaid diventa fortissimo, Taryn una rockstar, Joey consumerà un rapporto sessuale con la bella infermiera di cui è innamorato. Ma “Nightmare 3” è anche un film sulla distruzione di questi sogni: Freddy infatti si prende gioco dei ragazzi protagonisti, usando contro di essi le loro debolezze, le loro paure. Freddy inscena omicidi creativi e fantasiosi, sbizzarrendosi con le possibilità offertigli dal mondo onirico. Il nostro boogeyman schernisce i nostri protagonisti, li prende in giro (“mi dispiace ragazzino, ma io non credo alle favole!”), cerca di farli sentire deboli e insicuri. Li tortura a seconda delle loro passioni e trasforma i loro sogni in veri e propri incubi. Così Phillip, da appassionato creatore di marionette, diventa esso stesso un burattino manovrato da Freddy; Jennifer coronerà il suo sogno di “entrare in televisione”, ma non esattamente nel modo da lei sperato; Taryn verrà uccisa dal suo passato fatto di tossicodipendenza e siringhe, mentre il desiderio erotico di Joey verrà interrotto proprio sul più bello. È la distruzione del sogno giovanile, di quel sogno americano di cui Craven ci aveva già parlato nel capostipite della serie. Un discorso che questo terzo capitolo porta avanti con coerenza e originalità.

Proprio come il primo, “Nightmare 3” è un film che parla del difficile rapporto genitori-figli: tutti i ragazzi protagonisti hanno avuto trascorsi difficili con le figure genitoriali. Basti pensare alla madre di Kristen, la protagonista, che si dimostra fin da subito incapace di capire i reali problemi che affliggono la figlia, oltre a risultare spocchiosa e disinteressata.
Anche il rapporto tra Nancy e suo padre Donald qui viene ulteriormente approfondito. Nel primo capitolo veniva presentata una dinamica genitore-figlio piuttosto classica, con Donald che, in quanto capo della polizia, doveva essere il più razionale possibile e dunque non credeva ai racconti di Nancy, all’epoca in età adolescenziale. Solo dopo aver visto Krueger coi suoi occhi si sarebbe ricreduto. In “Nightmare 3” Donald si è rifugiato nell’alcolismo e nel momento in cui Nancy, ormai donna adulta, lo va a trovare per chiedergli aiuto, lui si rifiuta ancora di crederle, nonostante sappia che Freddy Krueger non è solo una favola. Anche qui, Donald si ricrederà e, convinto dal Dottor Gordon, deciderà di aiutare sua figlia, rimanendo sconfitto nella lotta con lo scheletro redivivo di Freddy. Anche Freddy assume un significato più profondo, in questo film, proprio in relazione al suo passato e alle sue origini. Le colpe dei padri si ripercuotono ancora una volta sui figli, e Freddy non fa eccezione. Questo film introduce un elemento importantissimo nella mitologia Nightmariana: il passato di Freddy. Chi era Freddy Krueger? Dove e da chi è nato? Il passato di questo personaggio, fino ad allora rimasto per lo più un mistero, viene svelato in questo film. In questa pellicola fa la sua comparsa una suora, che parla a più riprese con Gordon. Ebbene, si scoprirà che questa suora altro non è che il fantasma (o visione?) di Amanda Krueger, madre defunta di Freddy, un’infermiera che venne stuprata da diversi maniaci criminali dopo essere rimasta accidentalmente rinchiusa nel reparto in cui lavorava. Da queste violenze nacque appunto Freddy Krueger, il prodotto blasfemo di violenze e abusi. L’origine di uno dei personaggi più iconici e affascinanti della cinematografia horror. 

COLONNA SONORA
Il cult di Chuck Russell comprende una colonna sonora composta da Angelo Badalamenti, il quale soltanto un anno prima aveva lavorato sull’iconico "Blue Velvet" di David Lynch. Realizza 21 tracce che riescono a dare al prodotto finale un senso di imminente pericolo e allo stesso tempo, un’aura di imprevedibilità che rafforza la componente onirica ed eccentrica del film. 
Di netto contrasto con l’incalzante OST del maestro, nella colonna sonora sono presenti anche due brani della band metal Dokken; la prima è “Dream Warriors”, canzone scritta apposta per "Nightmare on Elm Street 3" come sigla ufficiale. La canzone ottenne persino un video musicale, dove troviamo sia spezzoni del film che contenuti originali girati apposta per il video: un esempio è la scena alla fine del video, dove Freddy Krueger, sempre interpretato da Robert Englund, si sveglia dal suo incubo dopo aver sognato i membri della band, esclamando: “Che incubo! Ma chi erano quei tipi?” 

La seconda canzone è “Into The Fire”, uscita nel 1984, utilizzata nella scena iniziale, ascoltata da Kristen mentre costruisce il modellino della vecchia casa di Nancy, per poi venire interrotta dal ritorno di sua madre. La scena viene riproposta verso la fine del film, quando la protagonista la rivive nel suo incubo, questa volta con un risvolto inaspettato: infatti, Freddy Krueger uccide brutalmente la madre tagliandole la testa, la quale però rimane in vita e si mette ad insultare la figlia. La canzone, da subito riconoscibile, fa capire immediatamente allo spettatore che ciò che sta accadendo è un rimando alla prima scena della pellicola. Piccola curiosità relativa alla scena iniziale: quando il film uscì in VHS, “Into The Fire” venne rimpiazzata da un’altra canzone, chiamata “Quiet Cool”, di Joe Lamont

INFLUENZA CULTURALE
Alla sua uscita, il film venne recepito tiepidamente dalla critica nonostante, con il tempo, venne rivalutato al punto da essere generalmente considerato uno dei capitoli più riusciti della saga, spesso associato all'originale e al futuro "Wes Craven's New Nightmare" di Craven. Una delle recensioni più interessanti viene dall'autore e critico Kim Newman (vincitore di un Bram Stoker Award, International Horror Guild Award e di un premio BSFA) per Empire che, nonostante bocciò completamente l'interpretazione della Langenkamp, complimentò l'inventiva del film e il suo immaginario che sembrava uscito dalle "copertine di un fumetto". Ironicamente, Fright-Rags, nella sua linea di vestiario ispirata alla pellicola, inserirà una parodia della copertina del primo numero di "Uncanny X-Men" del '63 con i Guerrieri del Sogno e Freddy Krueger al posto, rispettivamente, degli X-Men e di Magneto. 

Il successo della pellicola portò, inevitabilmente, a numerose opere tie-in in diversi media. Nella serie a fumetti "Nightmare on Elm Street" di Andy Mangels del 1991, pensato come seguito diretto del film ignorando gli eventi dei capitoli successivi, i vari "Guerrieri del Sogno" e, in particolare, Kristen fanno il loro ritorno e viene rivelato che, grazie ai poteri psichici di quest'ultima, Nancy ora risiede nel lato positivo del regno onirico, esattamente l'opposto di quello dove risiede Freddy. Nella serie crossover "Freddy vs Jason vs Ash" del 2009 (di cui abbiamo già parlato in passato), il dr. Neil Gordon ha un ruolo fondamentale e, se non bastasse, Amanda Krueger, Nancy e altri protagonisti del terzo capitolo cinematografico tornano come spiriti pronti a fermare una volta per tutte Freddy Krueger, dando loro una chiusura non dissimile a quella che troverà nelle stesse pagine Tommy Jarvis quando riuscirà, finalmente, ad uccidere Jason. 
Nonostante il titolo, ossia semplicemente "A Nightmare on Elm Street", nel 1989 uscì anche un adattamento videoludico per Commodore 64 e, nel 1990, per NES. Come tipico per quegli anni, si tratta di un adattamento molto blando e alla lontana di ciò che accade nel film, con particolare attenzione, però, al concetto dei Guerrieri del Sogno, che in quest'avventura saranno dotati di poteri peculiari e dovranno nuovamente mettere fine agli orrori di Freddy. 
Un romanzo che funge da adattamento del film venne pubblicato nel 1987, firmato da Jeffrey Cooper. Il libro, però, adatta la sceneggiatura originale di Craven e Wagner, ignorando la riscrittura di Russell e Darabont, risultando, dunque, parecchio dissimile dal film in alcuni punti. 

Il farmaco introdotto nel film, Hypnocil, riapparirà in "Freddy vs Jason" dove vengono mostrati i suoi effetti collaterali: un uso prolongato può causare, infatti, uno stato comatoso. Tale medicinale farà capolino anche all'esterno del franchise di "Nightmare", venendo usato dal protagonista del film del 2012 "Stitches", al fine di metter fine alle sue allucinazioni riguardanti il killer della pellicola. Anche l'ospedale psichiatrico di Westin Hills verrà citato altrove, nello specifico in una delle registrazioni di Tommy Jarvis nel videogioco di "Venerdì 13" di IllFonic nel 2017, suggerendo che anche il ragazzo ne sia stato paziente, sotto le cure proprio del dr. Neil Gordon, a seguito dei suoi incontri con Jason e dei suoi sogni (ricollegandosi agli eventi del quinto capitolo, "Il terrore continua", da noi precedentemente trattato).
Josh Boone, regista del controverso "The New Mutants" del 2020, trasposizione cinematografica dell'omonima serie fumettistica della Marvel, ha citato "Nightmare 3" tra le principali ispirazioni della pellicola, ironicamente consolidando la relazione tra i mutanti fumettistici e il titolo di Chuck Russell. Inoltre, in un draft originale scritto da Michael Almereyda del fallimentare "Nightmare 6 – La fine", i Guerrieri del sogno avrebbero dovuto tornare, questa volta nelle veci di una sorta di "polizia onirica". 

Per quanto riguarda il merchandise, Freddy Krueger con le sue dita trasformatesi in siringhe, appare come statuina vinyl della linea Funko Pop, così come una delle possibili combinazioni per le mani della figure Ultimate della NECA, dedicata proprio all'aspetto del killer nel terzo capitolo della saga slasher. 

Il cast della pellicola, inoltre, si riunì sia nel 2017 al New Jersey Chiller Theatre Convention, ricreando una delle più iconiche foto promozionali del film, che nel 2019 per una lettura pubblica della sceneggiatura a Los Angeles, con persino Robert Englund present, dimostrando come l'opera sia ancora ricordata non solo dai fan, ma anche da chi ci lavorò. 

FUTURO DELLA SAGA
A seguito del successo del terzo capitolo, Wes Craven propose alla New Line Cinema una nuova idea per un quarto capitolo della saga cinematografica. In questo nuovo film Craven aveva intenzione di utilizzare i viaggi nel tempo attraverso il mondo dei sogni, ma i produttori Sara Risher e Robert Shaye, che fino ad allora avevano appoggiato qualunque idea del regista, scartarono completamente l’idea a favore dell’approfondimento e sviluppo dei Dream Warriors, che era stato proposto dallo scrittore William Kotzwinkle. Questo portò Craven ad abbandonare il progetto e lasciare il quarto capitolo della saga senza un regista e uno sceneggiatore. 

I produttori, pur di avere il film pronto il prima possibile, chiesero allo sceneggiatore Brian Helgeland di scrivere un copione sulla base dell’idea di Kotzwinkle. Alla regia fu invece chiamato Renny Harlin, che si era già messo alla prova nel cinema horror con il film "Prison". Durante le riprese, Harlin e la produzione si resero conto che replicare le atmosfere inquietanti dei primi due film era difficile se non impossibile, pertanto, invece di realizzare un film horror puro, puntarono a creare un film che avesse un’atmosfera sulla falsariga del terzo capitolo.
Nel 1988, esattamente un anno dopo il terzo film, viene distribuito nelle sale cinematografiche "A Nightmare on Elm Street 4: The Dream Master", che verrà distribuito in Italia con il titolo di "Nightmare 4: Il non risveglio". La storia, ambientata un anno dopo gli eventi del terzo capitolo, vede il ritorno di Freddy Krueger che cerca di vendicarsi dei Dream Warriors e il “passaggio” dei poteri di Kristen a un'altra ragazza, Alice Johnson (interpretata da Lisa Wilcox).

Il film fu distribuito negli Stati Uniti su 1765 sale e ottenne un gran successo al botteghino. Fu proprio per questo grande successo che la New Line Cinema puntò a realizzare un quinto capitolo della saga. 

Nel 1989 esce infatti "A Nightmare on Elm Street: The Dream Child", con Stephen Hopkins alla regia. La storia, anch’essa ambientata un anno dopo gli eventi del film precedente, vede un nuovo scontro tra Alice e Freddy Krueger, che stavolta cercherà di attaccarla tramite il bambino che porta in grembo. 
A differenza del terzo e del quarto capitolo, Hopkins puntò a creare un’atmosfera più cupa e gotica sfruttando in moltissime scene l’uso di una fotografia blu. Il film soffrì di problemi di diffusione legati alla Motion Picture Association, che inizialmente classificò il film con il rating X a causa delle scene delle uccisioni di alcuni dei personaggi considerate troppo violente e gore. Questo portò la New Line Cinema a ridurre la durata delle scene e ottenere così dalla MPA la possibilità di distribuire il film nelle sale con il rating R (vietato ai minori). La versione integrale del film fu poi distribuita solo tramite VHS e in formato Laser Disc e attualmente non esiste una versione in DVD o in Blu Ray del film che presenti le scene integrali.

Nonostante queste difficoltà, il film riuscì comunque a ottenere il primo posto come film slasher con maggiori incassi di quell’anno, sebbene non ottenne al botteghino gli stessi risultati dei due capitoli precedenti e fu massacrato dalla critica.

A causa dell’insuccesso del quinto capitolo, la New Line Cinema si rese conto che il personaggio di Freddy non era più appetibile per il pubblico, pertanto venne messo in produzione un ultimo film che potesse porre fine alla saga cinematografica. Alla regia venne chiamata Rachel Talalay, che aveva già lavorato agli effetti speciali del terzo e del quarto capitolo della saga. A differenza dei due capitoli precedenti, che avevano sofferto di tempi di produzione brevi, il sesto capitolo ricevette un tempo di produzione molto più lungo. La sceneggiatura fu rimaneggiata più volte e passò di mano a vari autori (tra i quali possiamo ricordare anche un giovane Peter Jackson) prima di passare a Michael De Luca, che aveva già lavorato al quinto capitolo come sceneggiatore non accreditato. Rachel Talalay decise di aumentare il numero delle scene comiche, che nel quinto film erano andate diminuendo, reinserì un’ambientazione urbana e propose l’eliminazione della numerazione classica che si era seguita per i capitoli precedenti e puntare su un titolo più d’impatto.
Dopo due anni dall’uscita del quinto capitolo, esce nelle sale statunitensi "Freddy’s Dead: The Final Nightmare", giunto in Italia con il titolo di "Nightmare 6 – La fine". La storia in questo caso è ambientata ben dieci anni dopo i fatti accaduti nel quinto film e ha come protagonista John Doe, un ragazzo sopravvissuto all’ennesima carneficina di Freddy che ha perso la memoria e crede di essere suo figlio. La psicologa che lo tiene in cura, Maggie Burroughs, decide dunque di aiutarlo a recuperare la memoria scoprendo però un terribile segreto che la lega a Freddy Krueger. 
Il film ottenne perlopiù recensioni positive da parte della critica e incassò circa 34 milioni di dollari, divenendo così uno, assieme al terzo e al quarto capitolo, uno dei film con maggiori incassi della saga.
Dopo l’uscita del sesto capitolo, Wes Craven rientrò in contatto con la New Line Cinema a seguito di alcune sue dichiarazioni pubbliche in cui affermava di non aver percepito alcun compenso per i diritti d’autore sugli altri capitoli. La casa di produzione decise dunque di fargli riprendere la saga cinematografica e di realizzare un settimo film. A differenza dei capitoli precedenti, Craven aveva intenzione di creare un film celebrativo del primo capitolo che si sarebbe discostato dalla storia che si era seguita fino ad allora. Il personaggio di Freddy, divenuto ormai fin troppo comico e cartoonesco, fu rimaneggiato da Craven, che modificò il suo aspetto fisico facendogli indossare una giacca blu scuro e rendendo il suo iconico guanto molto più simile a una mano artigliata vera e propria.

Nel 1994, esattamente dieci anni dopo l’uscita del primo capitolo della saga, esce "Wes Craven’s New Nigthmare", distribuito in Italia con il titolo di "Nightmare – Nuovo incubo". Il film, giocando sulla meta narrativa, vede Heather Langenkamp che si ritrova ad affrontare il personaggio di Freddy nella vita reale, che si scopre essere un’entità malefica che ha assunto le fattezze del personaggio. Per sconfiggerlo una volta per tutte, l’attrice dovrà interpretare per l’ultima volta il personaggio da Nancy Thompson e entrare di nuovo nel mondo dei sogni.
Nonostante gli elogi da parte della critica, il film riuscì ad incassare al botteghino circa 18 milioni di dollari, rivelandosi così uno dei film più infruttuosi di tutta la saga, sebbene il film ottenne poi maggior successo tramite la distribuzione home video.

Per un ritorno di Freddy nelle sale cinematografiche dovremmo aspettare il 2003, con l’uscita del film "Freddy vs Jason". Il film, che è un semplice crossover che vede Freddy Krueger scontrarsi con Jason Voorhees, è l’ultimo film dove vedremo l’attore Rober Englund interpretare l’iconico personaggio.

Nel 2008 la Platinum Dunes, casa di produzione fondata da Michael Bay, Brad Fuller e Andrew Form, decise di rilanciare la saga avviando la produzione del remake del primo capitolo nella speranza, in caso di successo, di produrre poi nuovi capitoli e rilanciare in toto la saga. Per realizzare il film i tre produttori decisero di seguire la stessa tattica utilizzata per il remake di "Venerdì 13": eliminare tutti gli elementi che avevano reso la saga sempre più comica man mano che è andata avanti e creare un film terrificante. Per questo si decise di riprendere e attuare l’idea originale che Craven aveva sul personaggio di Freddy e renderlo un pedofilo otre che assassino di bambini.

Craven, che aveva completamente ceduto i diritti della saga alla Platinum Dunes, fu completamente escluso dal progetto, cosa che lo lasciò profondamente amareggiato e deluso in quanto, come ha dichiarato in un’intervista del 2009, "A Nightmare On Elm Street" è il film che ama di più, nonché il film per il quale ha speso quasi tutti i risparmi di una vita per realizzarlo. 
Nel 2010 esce "A Nightmare on Elm Street", con Samuel Bayer alla regia. Il film fu distribuito in ben 3.332 sale cinematografiche, divenendo così il film con la più ampia distribuzione di tutto il franchise di Nightmare. Nonostante sia diventato anche uno dei film con maggiori incassi dell’intera saga, il remake fu talmente massacrato dalla critica e dal pubblico che la Platinum Dunes si ritrovò per ben tre anni a non ricevere alcun ingaggio. Questo portò la Platinum Dunes non solo a cancellare i possibili sequel ma anche ad abbandonare completamente la politica dei remake dei film horror e dedicarsi a progetti originali in collaborazione con la casa di produzione Blumhouse.

In questo modo si concludeva, in modo quasi immeritevole, una saga che per quasi tre decenni aveva terrorizzato e infestato i sogni di tanti appassionati.

ARTICOLO DI
Introduzione - Gian Marco Foschini
Pre-produzione - Lorenzo Spagnoli
Le sceneggiature scartate e Influenza culturale - Robb P. Lestinci
Produzione - Sergio Novelli
Trama e Futuro della saga - Maria Teresa
Analisi - Riccardo Farina
Colonna sonora - Gaetano Thanasis Riela
Copertina di Raffaele Terenzio
Illustrazione originale di Cristiano Baricelli
Revisione di Giulia Ulivucci
Coordinazione e organizzazione di Robb P. Lestinci e Lorenzo Spagnoli
Impaginazione di Robb P. Lestinci