mercoledì 20 maggio 2020

Nessuno può sentirti urlare nel manicomio (Recensione "Outlast')

Outlast è un videogioco di tipo avventura, survival, horror-psicologico del 2013, sviluppato e pubblicato da Red Barrels (stessa compagnia indipendente fondata da persone precedentemente coinvolte nello sviluppo di videogiochi celebri quali Prince of Persia ed Assassin's Creed).

Un primo fattore che potrebbe distinguere questo gioco dalla maggior parte degli altri del genere, è il fatto che Outlast va subito al sodo. Non abbiamo obiettivi extra, nessun “contenuto aggiuntivo” sul menu principale né tantomeno una interfaccia ingame. Si potrebbe dire ch gli sviluppatori, in questo caso hanno rischiato tutto su un unico aspetto: La paura.
La trama è semplice e coincisa. Abbiamo un investigatore che indaga in un ex manicomio con pazzi ancora in libertà, su una multinazionale oscura con un sacco di soldi da investire in progetti segreti, stregoneria e altro. E ovviamente, il sangue non mancherà di certo. Durante il gameplay non potremo contare su alcun'arma. L'inventario sarà composto solamente da una videocamera, con l’obbiettivo acceso per quasi tutto il tempo, e un massimo di dieci batterie utilizzate per evitare che la visione notturna si esaurisca lasciando il giocatore al buio. E ovviamente, questo si dovrà evitare tutti i costi. 

La visuale di gioco è ovviamente in prima persona. Si avrà l'impossibilità di sconfiggere i propri nemici si sarà costretti a nascondersi o scappare, il tutto unito al fatto che il protagonista potrà compiere varie azioni (schivare o saltare vari ostacoli, arrampicarsi, compiere balzi enormi ecc) e farsi strada in cunicoli oscuri per sopravvivere. Il fattore più interessante del gioco è la possibilità di utilizzare una videocamera dotata di infrarossi, l'unico oggetto su cui si può fare affidamento per proseguire nel corso dell'avventura come succede in molti altri titoli del genere.
Gli sviluppatori si sono impegnati a donare un’atmosfera cupa e di abbandono in ambienti sia interni che esterni. Alcuni modelli sono ripetitivi e per giunta collocati a due metri gli uni dagli altro, ma il giocatore sarà decisamente impegnato a nascondersai o a correre guardandosi le spalle, che il più delle volte nemmeno ci farebbe caso.

Parlando di ciò, si può dire che le fasi di fuga sono ben realizzate, serve attenzione nel superare gli ostacoli in corsa e soprattutto evitare di finire in vicoli ciechi; i nemici sono molto veloci e due o tre colpi bastano per mettere fuori gioco il protagonista. I checkpoint sono collocati bene sull'unica ed estesa mappa. Niente giri a vuoto in lungo e in largo alla ricerca di indizi, niente decisioni da prendere, si va avanti e si sceglie al massimo in quale stanza entrare prima.
Il comparto sonoro è ai livelli di gran parte delle pellicole horror dei nostri tempi; il respiro del protagonista, i rumori della pioggia e gli stridìi angoscianti saranno un contorno terribilmente perfetto per ognuna delle fasi di gioco, che saranno principalmente tre: esplorare, fuggire, nascondersi. 

Importante è anche il comportamento dei nemici, fondamentale per non far calare la tensione nei momenti cruciali. Sotto questo punto di vista il lavoro è stato decisamente sufficiente. Essi non saranno mai stupidi a tal punto da non notare il giocatore a pochi centimetri di distanza ma allo stesso tempo non avranno mai l’intelligenza di coglierlo in trappola in un angolo o di girare la maniglia di una porta invece di perdere secondi preziosi a sfondarla; d’altronde sono dei nemici pazzi che non spiccano di intelligenza, come io gioco e la trama richiedono. 
In conclusione, Outlast è una perla se restringiamo il campo al genere horror nudo e crudo. Le atmosfere ricordano alcune pellicole cinematografiche e si rifanno al genere degli horror moderni girati con le videocamere in prima persona. Peccato forse per la ridotta longevità e alcune sufficienze tecniche, difetti su cui però difficilmente un amante dell’horror punterà il dito. 

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