giovedì 25 luglio 2019

Dagli occhi di una bambola (Recensione "Dolls")

"Dolls" è un film horror statunitense del 1987 diretto da Stuart Gordon (regista di classici del genere come "Castle Freak" o l'acclamato "Re-Animator", pellicole che tratteremo in futuro), scritto da Ed Naha e prodotto da Brian Yuzna (lo stesso di "The Dentist", "Necronomicon" e "Re-Animator 2").
Le vicende trattate si aprono con una famiglia composta dai due genitori e dalla figlioletta Judy (Carrie Lorraine, la stessa bimba che aveva sostituito la defunta prematuramente Heather O'Rourke nel suo ruolo in "Poltergeist II") che trovano riparo da una tempesta in una misteriosa casa dove arriveranno altri tre ospiti, due autostoppiste e Ralph (Stephen Lee), un bamboccione non troppo dissimile dall'Ozzie di "Leprechaun" di qualche anno dopo. Ben presto gli ospiti si accorgeranno che c'é qualcosa di strano nelle bambole che popolano la casa e dovranno tutti pagare il prezzo della loro scarsa rettitudine morale.

Quando si pensa a film di bambole assassine subito si fa presto ad additare a plagi di "La bambola assassina", ma in questo caso il classico dello slasher non ha nulla a che fare, specialmente se consideriamo sia uscito un anno dopo questa pellicola. Addirittura sembrerebbe che l'altro classico horror sulle bambole, "Puppet Master", possa essersi ispirato a questo, avendo un incipit iniziale più o meno simile. La differenza sta in come le bambole di quest'ultimo siano singolarmente caratterizzate mentre quelle di "Dolls" restano tutte più o meno anonime.

Il film, dal sapore quasi fiabesco, ma allo stesso tempo cupo, donato da ambientazione e crew Italiane che miscelano l'horror classico a quell'atmosfera quasi onirica dei gialli di quell'epoca, é una perla sperduta tra quintali d'immondizia, un film quasi all'avanguardia che sperimenta e precede di anni l'horror contemporaneo in un'epoca dove rischiare era divenuta una pratica inusuale.
Ad avvicinarlo ad una fiaba è anche la presenza di una morale, in questo film la punizione dei peccati e dell'immoralità non é solo ipotizzata come negli slasher (sesso=morte), ma viene esplicata e resa chiara come parte integrante della trama, se non fulcro stesso del film. E non sempre i bambini sono completamente innocenti come si pensa, altro elemento trattato sempre nella pellicola.

Gli effetti speciali erano notevoli, specialmente se consideriamo che erano effetti pratici e non digitali, e introducono un elemento perso per diversi anni e poi ritrovato e reso mainstream: l'uso dello jumpscare come lo intendiamo noi oggi. Certo, non era reso nei migliori dei modi, era un'idea acerba che andava sviluppata e che per noi oggi pare scontata, ma all'epoca non erano abituati ed era una novità. Stuart Gordon ci aveva visto lungo, forse troppo lungo.

Come ipotizzato anche dal critico Luca Pincelli di Horror World & Reviews, infatti, forse é stato proprio quel discostamento dai canoni dell'epoca e quell'essere troppo avanti coi tempi ad aver segnato la disgrazia del film, dimenticato nel tempo e passato sott'occhio.
Chissà se anche uno di quei film che oggi consideriamo mediocri o dimentichiamo esistano in futuro si riveleranno precursori come questo.

Articolo di Robb P. Lestinci

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