mercoledì 3 maggio 2023

Slither - Il primo anomalo passo di James Gunn a Hollywood

"In 15 years, nobody is going to be watching 'Ice Age: The Meltdown'. Everybody is going to be watching DVDs of 'Slither'."
(Eli Roth)

“Meat.”
(Grant Grant)
È il 31 Marzo del 2006 quando, dapprima nelle sale cinematografiche statunitensi e canadesi e poi in quelle di tutto il mondo, la Universal Pictures distribuisce il lungometraggio che segna il debutto alla regia di James GunnSlither (in Italia con il sottotitolo Una fame da paura).

Nei periferici boschi di Wheelsy, una piccola cittadina del North Carolina, viene a schiantarsi un meteorite. Sarà Grant Grant (Michael Rooker), durante una nostalgica fuga dal suo fallimentare matrimonio insieme all’amante Brenda Gutierrez (Brenda James), a imbattersi per primo in che quello si scoprirà essere il mezzo di trasporto utilizzato da un antico parassita alieno conquistatore di pianeti.[1] La creatura dalla forma di un lungo ago andrà a conficcarsi immediatamente nel petto del malcapitato e, risalendo fino al suo cervello, ne acquisirà man mano il completo controllo. L’uomo inizia così a comportarsi in modo sempre più strano sviluppando dapprima un’ossessiva fame di carne cruda che a malapena riuscirà a tenere a bada. La nevrotica fame, accompagnata da una rapida e disgustosa trasformazione fisica, inizia a destare i sospetti della moglie Starla (Elizabeth Banks) e del neo capitano della polizia Bill Pardy (Nathan Fillion). Ma è ormai troppo tardi, forse. Wheelsy e i suoi abitanti rischiano di essere vittime di una grottesca e “viscida” invasione aliena.
Starla (Elizabeth Banks), Kyle Strutemeyer (Tania Saulnier) e Bill Pardy (Nathan Fillion)
Il film, prodotto dall’indipendente casa di produzione americana Gold Circle Films, si rivelerà fin da subito, nonostante i 14.5 milioni di dollari investiti nelle spese di marketing[2], un disastroso flop al botteghino. Pur passando in sordina nell’immediato della sua uscita nelle sale finì comunque per ottenere nel tempo un controverso successo, portando il film ad essere annoverato tra le più convincenti e meglio riuscite opere del genere horror-comedy.

Slither attirò infatti una reazione calorosa da parte della critica che ne lodò il suo appassionato (ma mai invadente) citazionismo e in particolare la sua originalità, soprattutto in relazione a un contesto produttivo arido e stantio quale era ed è tutt’ora quello dell’horror a Hollywood; caratteristiche, queste, che vennero inizialmente mal interpretate dal pubblico, che rispose in maniera diametralmente opposta a quella della critica. Gruppi di fanatici dell’horror, su Internet, cercarono addirittura di boicottare il film arrivando a definirlo uno spudorato plagio di Night of the Creeps (nel suo titolo italiano Dimensione Terrore)opera del 1986 diretta da Fred Dekker con la quale lo Slither di Gunn certamente condivide molto, film che quest’ultimo ha più volte affermato di non aver mai visto[3][4].

Per ricercare le cause che portarono a questa netta divisione tra critica e pubblico e per comprendere così anche la genesi e la natura di un film come Slither, è necessario compiere qualche passo indietro nella carriera cinematografica (e televisiva) di James Gunn fino all’uscita, nel 1996, di Tromeo & Juliet.

Per la sopra citata pellicola, prodotta dall’irriverente Troma, Gunn ricoprì, oltre a quello di sceneggiatore, anche il ruolo di co-regista al fianco di Lloyd Kaufman. Una collaborazione, quella con questa piccola casa di produzione indipendente, che continuò per qualche anno, con i due progetti televisivi The Tromaville Cafè del 1997 e Troma’s Edge TV del 2000, fino al 2004 con l’uscita del film LolliLove, dell’ex moglie Jenna Fischer, distribuito dalla Troma e sceneggiato da Gunn stesso.
James Gunn sul set di Scooby-Doo (sinistra), Zack Snyder e James Gunn (destra)
Prima di riuscire finalmente a dirigere il suo primo film, Gunn ha inoltre curato le sceneggiature di numerosi progetti terzi fino al 2004 tra i quali, vale la pena citare, il successo mondiale Scooby-Doo (2002) di Raja Gosnell (e il sequel uscito nel 2004 Scooby-Doo 2: Monsters Unleashed del medesimo regista) e il remake di Zack Snyder de L’alba dei morti viventi (Dawn of the Dead) del 2004.

Tenendo a mente questi primi passi di James Gunn all’interno del mondo del cinema, è evidente che la genesi del suo Slither vada necessariamente ricercata, in primis, nell’esperienza da lui maturata all’interno della Troma e che sia indissolubilmente legata alla figura di Lloyd Kaufman, che Gunn stesso ha più volte definito il suo vero mentore[5]. Spazio estremamente creativo e libero, quello della Troma, che, è chiaro nel film, per il regista ha rappresentato molto più di un semplice ambiente lavorativo.[6]

Slither, infatti, porta indubbiamente con sé una certa eredità derivata dal periodo di contatto del suo creatore con il contesto produttivo della Troma: seppur molto più attenuato, in quanto pellicola hollywoodiana destinata al grande pubblico, lo stesso spirito comico ed irriverente tipico della Troma riaffiora costantemente in quest’opera prima.
Ma il film è anche frutto della grande passione di James Gunn per il cinema e, più in particolare, per quel prolifico filone di B-movie che, negli anni Ottanta, ha tentato con esiti contrastanti di mescolare insieme elementi dell’horror e della commedia.

La pellicola è di fatto un enorme omaggio ad una certa filmografia tanto cara a Gunn, che lo ha affascinato fin dall’adolescenza. Le allusioni e le citazioni a film cult precedenti sono costanti seppur mai eccessive o invadenti. E non si limitano banalmente alla ripresa di specifiche soluzioni narrative, come quella di un parassita alieno che prende il controllo delle menti umane liberamente ispirata da Shivers (1975) di David Cronenberg, ma vengono spesso posizionati a mo’ di easter egg sia nei nomi (e cognomi) dei vari personaggi sia in quelli delle vie e dei negozi della cittadina di Wheelsy.[7]

Citazioni per lo più volute ma altre volte completamente inconsce[8], come accaduto forse con Night of the Creeps ma anche con altri grandi classici dell’horror come Nightmare on Elm Street (1984) e lo Shining di Kubrick.
Nello specifico Gunn ha affermato che le due principali fonti di ispirazione cinematografica per il film sono stati proprio i lavori di Cronenberg Shivers The Brood (1979) insieme, trasversalmente, al manga Uzumaki di Junji Ito del 2000.

Riuscire ad amalgamare perfettamente gli elementi costitutivi di queste due matrici, quella della commedia da una parte e dell’horror dall’altra, è risaputo essere un’impresa assai ardua. Ed è proprio qui che emerge la grande abilità di sceneggiatore di Gunn che, affinata negli anni precedenti alla realizzazione di questo suo primo film, gli ha permesso di trovare una nuova, personale e funzionale formula per mettere in scena una commedia horror come non si era mai vista.

Sebbene riuscita, però, è stata secondo il produttore del film Paul Brooks proprio la scelta di presentare al pubblico, che stava vivendo l’arido contesto produttivo dell’horror hollywoodiano, un film tanto differente ed estremo a causarne il fiasco al botteghino.[9]

E a rafforzare tale teoria è stata anche la risposta della Universal Pictures stessa la quale, avendo visto lo sfortunato esito del film nelle sale, si è pubblicamente “giustificata” e allontanata dal progetto affermando che tale opera sia stata niente più che il risultato di una semplice collaborazione con la casa di produzione Gold Circle Films.

Forse nemmeno Hollywood, proprio come il suo stesso pubblico, era pronta a un film come Slither.
Nonostante sia infatti un film hollywoodiano, Slither riesce a mantenere una certa personalità e sembra, dopo tutto, essere stato un progetto libero svincolato da certe logiche produttive.

In un’intervista Gunn, rispondendo a come fosse riuscito ad ottenere tutta l’indipendenza produttiva e creativa che ha avuto per questo film, ha ironicamente risposto che è stato piuttosto semplice dopo aver scritto le sceneggiature di tre successi mondiali.[10] Ma il vero motivo per cui è stato possibile dar vita a un film tanto personale risiede nella figura del produttore Eric Newman, e più in particolare nella sua predisposizione durante le riprese sul set ad andare incontro alle esigenze creative, anche le più folli, del regista.[11]

A prescindere dalla scelta, per i tempi estremamente rischiosa, di mettere in scena una commedia horror, Slither rappresenta un’anomalia nel panorama produttivo hollywoodiano di inizio anni 2000 per diversi altri motivi.

Innanzitutto, pur essendo un’opera prima, Gunn si è inaspettatamente[12] ritrovato a lavorare con un cast d’eccezione composto, fra i tanti, da Michael Rooker, Nathan Fillion e Gregg Henry, quest’ultimo nei panni dell’inconsueto sindaco di Wheelsy. Le convincenti performance attoriali del film, spesso volutamente sopra le righe, sono il naturale risultato di un’ottima direzione artistica da parte di Gunn e accompagnano un comparto visivo (e sonoro) degno di nota.
Gli effetti visivi del film, che dal secondo atto inizia a prendere le pieghe di un body horror alla Cronenberg, risultano estremamente realistici fino al disturbante. Qui Gunn omaggia nuovamente il cinema horror degli anni Ottanta riportando in vita una certa tradizione legata all’uso di effetti pratici e prostetici, ormai quasi del tutto perduta a causa dell’uso preponderante di effetti digitali usati nelle grandi (e medie) produzioni dell’epoca.[13]

In realtà nel film sono pochi gli effetti interamente pratici, il più delle volte infatti essi sono stati armoniosamente integrati ad effetti digitali. Una soluzione che, nelle abili mani del supervisore degli effetti speciali John Gajdecki, ha dato vita ad alcune delle immagini più disgustosamente realistiche della storia del cinema come quelle della scoperta, da parte di Bill Pardy e della sua squadra, del gargantuesco mostro-palla Brenda, o la sequenza finale del film nella quale viene finalmente mostrato il tentacolare stadio finale della trasformazione aliena di Grant Grant.[14]
Meat, illustrazione originale di Lorenzo Serrentino
Per quanto riguarda invece il reparto sonoro la soundtrack del film è stata curata dal regista stesso a quattro mani con l’aiuto del compositore Tyler Bates, con il quale Gunn collaborerà poi nuovamente per il primo e secondo volume dei Guardiani della Galassia.

Vedendo il film (o meglio, ascoltandolo) è impossibile non notare l’influenza di una certa cultura musicale che ha accompagnato Gunn fin dall’adolescenza, e che, indirizzata da una precisa e coerente visione artistica, porterà il regista a un sapiente utilizzo dei brani i quali riescono a sposarsi sempre perfettamente, spesso in modo ironico o in “contrasto”, a ciò che viene mostrato sullo schermo.

La cura affidata alla costruzione del repertorio musicale per i suoi progetti sarà da qui, ma ciò si era già intravisto nel precedente Tromeo & Juliet, la personale firma di James Gunn.

Attento e minuzioso poi, per quanto apparentemente semplice e lineare, il lavoro di scrittura che si cela dietro il film. L’atmosfera perturbante e la tensione create vengono continuamente smorzate da un tono leggero, costruito su battute geniali spesso volutamente fuori luogo e performance “over the top” da parte di tutti gli attori, che permettono al film di non essere mai preso troppo sul serio, ma neanche troppo alla leggera. È un continuo afferrare e rilasciare la tensione, riafferrarla per poi rilasciarla nuovamente. E la narrazione sembra seguire questo movimento ondulatorio, fatto di alti e bassi, come le onde dell’alta marea. Ma in realtà è un movimento che tende a crescere, secondo dopo secondo, portando lo spettatore a rendersi finalmente conto che in realtà ha assistito finora alla costruzione di un perfetto climax. Però è già tardi, ormai. Gunn lo ha già accompagnato, senza che se ne accorgesse, verso il momento di massima tensione prima dell’ultimo rilascio.
James Gunn e Tania Saulnier sul set del film 
La sequenza della risoluzione finale, che vede il confronto tra l’enorme mostro alieno Grant Grant e Starla, è forse sia a livello visivo sia a livello di scrittura tra le più riuscite dell’intera pellicola, nonché la preferita dello stesso Gunn.[15]

Infine, non tenendo minimamente conto di come consuetamente in quegli anni venivano scanditi i tempi narrativi di una pellicola horror, Gunn sceglie volutamente di indirizzare, almeno inizialmente, l’attenzione dello spettatore sui suoi personaggi spostando tutta l’azione e lo splatter nella seconda parte del film dove potrà dare finalmente sfogo a tutta la sua malata creatività. Splatter e gore che dunque arrivano improvvisamente shockando e con molto più impatto, più che per l'iperrealismo degli effetti, per il loro reggersi su delle così solide fondamenta narrative.

Slither, definito da Gunn stesso come “un testamento alle difficoltà contro le quali ho dovuto combattere per la mia intera carriera” ([Slither] is a testament to the difficulties I've been fighting against my whole carreer”)[16]finisce per rappresentare così il primo ma importante passo di un neo-regista che, controcorrente, ha deciso di opporsi fermamente alle logiche produttive stringenti e limitanti di Hollywood, perseguendo la propria libera strada nella quale coesistono reminiscenze di esperienze passate, come la collaborazione con la Troma, e passioni coltivate dall’adolescenza, come quella per il cinema e per la musica.
Un primo passo dentro Hollywood, anomalo ma deciso, che delinea già i tratti di una forte personalità artistica quale è quella di James Gunn che, solo quattro anni dopo l’uscita di Slither, avrebbe presentato al mondo il suo nuovo folle progetto: Super.
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NOTE

[1]Le scene estese, presenti all’interno dei contenuti speciali dell’edizione DVD del film, offrono una maggiore contestualizzazione circa l’alieno e la sua natura (come il fatto che sia chiamato dagli altri alieni il “Lungo” poiché incarna uno degli esemplari più anziani della sua specie e il suo essere affascinato dallo spettro di emozioni per lui incomprensibile e prima sconosciuto che caratterizza la sfera emotiva umana, aspetto che offre una nuova chiave di lettura al finale).

[2]Il film incassò a livello globale solo quasi 9 milioni di dollari. Non rientrò dunque neanche all’interno delle spese di produzione che ammontarono a 15 milioni (29,5 milioni se si aggiungono le spese di marketing).

Dati ricavati dal sito web Box Office Mojo

[3]Steve Palopoli, "Film Reviews & Movie Showtimes 'Slither'", 5 Aprile 2006. Metro Active

[4]“[...] I never saw Night of the Creeps until after we shot the movie, and I never saw Society until after I wrote the script, and I definitely have stuff in common with both those films.” Dall’intervista a James Gunn per Genrebuster, di D.Davis, Aprile 2006

[5]In Slither Kaufman è stato chiamato dallo stesso James Gunn per comparire in un brevissimo cameo

[6][...] I loved working at Troma. Troma I learned everything, the great thing about working at Troma is you learn everything about being in pre-production, post production, marketing the film, everything.” dall’intervista a James Gunn per Bloody Disgusting, di Brian Myers, 19 Luglio 2005

[7]Dal documentario dietro le quinte, presente nei contenuti speciali del DVD di Slither, Le menti malate e i giorni viscidi di Slither

[8]“The sampling was conscious, unconscious, and, in some cases, just synchronistic. I consciously used Shivers, The Blob, The Thing, The Fly, Re-Animator, and some others. Unconsciously, there are elements of Nightmare on Elm Street and a couple other things.” Dall’intervista a James Gunn per Genrebuster, di D.Davis, Aprile 2006

[9]"I think that because it was comedy-horror instead of pure horror is where the problem lay," Brooks said. "It's the first comedy-horror in a long time, and maybe the marketplace just isn't ready for comedy-horror yet. It's difficult to think of other explanations." Borys Kit, “Slither”leaves gloomy trails5 Aprile 2006, The Hollywood Reporter

[10]Vedi intervista a James Gunn per Genrebuster, di D.Davis, Aprile 2006

[11]“[...] Eric Newman and in the end he owns the movie and he’s the one person who has the justify to tell me not to do something and his opinion means a lot to me, but in the end he’s stated many time he’s really happy with the what the movie is so if there is a fight between me and him he lets me have my way and so I’ve been able to do whatever I’ve wanted to with the movie.” Dall’intervista a James Gunn per Bloody Disgusting, di Brian Myers, 19 Luglio 2005

[12] “[...] and they were great during the casting process, I really expected to have nancy boy actors pushed on me, the truth is they were really up for getting the best cast for the roles. I think we have a great cast and which is rare for a movie like this is to have the seasoned actors that we do.” Dalla medesima intervista a Gunn concessa a Bloody Disgusting

[13]“[...] I wanted to do something that was complete different, I wanted to do something that was complete extreme, that had a lot of heart, but was humorous that harkened back to the old body horror films of the eighties. The Cronenberg movies like the Brood, It Came From Within, Videodrome, The Thing, Carpenters film, Re-Animator, all these great films with that gristly, gory prosthetic effects just doesn’t happen anymore today.” Ancora dalla sopra citata intervista per Bloody Disgusting

[14]Per un approfondimento sulla realizzazione degli effetti visivi di Slither si consiglia la visione del documentario Le creature di Slither prendono vita contenuto negli extra dell’edizione DVD del film

[15] Affermazione contenuta nel documentario precedentemente citato Le menti malate e i giorni viscidi di Slither

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