giovedì 25 luglio 2019

Mostruosità rampante (Recensione "The Lakeside Killer")

Ed ora parliamo di qualcosa di davvero di nicchia, così di nicchia da esser stata vista in totale da sole 14mila persone circa, nonostante anche questa cifra potrebbe essere esagerata. Un mediometraggio quasi del tutto sconosciuto con una premessa davvero interessante, nonostante l'esecuzione mediocre.

"The Lakeside Killer" è un breve film horror found footage del 2012 diretto da Bret Thomas che narra di Ty (Jarod Anderson), un film maker, che segue la ricerca dell'omicida della ragazza di Eddie (Johnny Ortiz) assieme quest'ultimo.
Il regista riuscì a creare falsi manifesti di persone scomparse, creando anche falsi siti e riuscendo a far parlare di sé, brevemente, in alcuni telegiornali locali, riuscendo a divenire virale nella zona delle riprese e mettendo su, in maniera del tutto indipendente e senza grossi fondi, una campagna marketing che, su larga scala, potrebbe davvero far parlare del film in uscita, che guadagnò quindi di credibilità, similmente a come successe a "The Blair Witch Project" all'epoca della sua uscita. Quest'ultima pellicola, infatti, per chi non lo sapesse, si vendette come un vero documentario ritrovato nel fantomatico bosco di Blair e, grazie anche ad una rete internet non così radicata, funzionale e conosciuta come adesso, molti credettero davvero alla sua veridicità, restandone shockati e permettendo il suo successo su larga scala, più che meritato in quel caso.

Il film in sé non è un grande capolavoro, che sia chiaro, si vede che il budget era praticamente inesistente e gli attori sono quasi tutti dei cani monoespressivi, senza alcuna esperienza passata alle spalle, probabilmente non si trattava nemmeno di attori che avevano studiato o fatto corsi, ma l'idea di base è geniale e il modo indiretto nella quale viene costruita lo rende notevole: una rinarrazione moderna della storia di Frankenstein, infatti, fa da sfondo alle vicende, fino alla comparsa della creatura nel finale. 
Gli effetti speciali e i prostetici, nonostante siano visti solo brevemente e al buio, sono funzionali e il mostro ha un aspetto inquietante e massivo, un vero abominio ben distante da quello che siamo abituati a vedere nei film classici, insomma, ben lontano da quella creatura che si é imposta nell'immaginario collettivo a causa dell'Universal e più vicina a quello che fu originariamente inteso da Mary Shelley nel suo romanzo, ossia un vero e proprio mostro dalla statura enorme, con lunghi capelli, composto da brandelli di pelle messi assieme, aspetto interpretato fedelmente solo nel primo film ispirato al libro del 1910 e poi sempre e comunque associato al design più familiare datogli sul grande schermo, design oramai ben troppo iconico per esser cambiato a favore di qualcosa di più fedele alla fonte originale.

Un piccolo film (letteralmente piccolo, dura poco più di mezz'ora), che però ha le sue particolarità e che fa trasparire l'impegno presente alle sue spalle, come questo non poteva non meritare almeno una citazione su questo sito.

Potete vederlo a questo link dal canale ufficiale del regista, ricordando che non esistono rilasci home video o televisivi.

Articolo di Robb P. Lestinci

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