martedì 17 novembre 2020

La fine di un'era (Recensione "Tremors: Shrieker Island")

Tremors è una saga incredibile. Il primo capitolo, cult assoluto degli anni ’90 con protagonisti Kevin Bacon e Fred Ward, fu un flop nei cinema ma un successo straordinario nel mercato delle videocassette. Quell’irresistibile commistione di horror, commedia, avventura e western fece breccia nel cuore dei fan e rese la pellicola di Ron Underwood uno dei cult più amati e divertenti degli anni ’90. Dal successo del primo film è nata una piccola saga che, negli ultimi trent’anni, ha saputo divertire e appassionare diverse generazioni. Merito di una formula vincente (mix di horror e commedia), mostri sempre più assurdi, qualità sempre alta di ogni capitolo e soprattutto lui, il mitico Burt Gummer: il paranoico ed eroico baffuto patito di armi interpretato da Michael Gross è l’unico personaggio apparso in tutti i film della saga ed è ormai entrato nella leggenda, diventando protagonista e mattatore assoluto della serie. E, a distanza di trent’anni e pur essendo ormai anzianotto, continua a spaccare come non mai.

I creatori originali del primo film, ovvero il team della Stampede Entertainment, si sono occupati della realizzazione dei successivi tre sequel, tutti di ottimissima fattura. Dopo "Tremors 4" la saga sembrava destinata a non proseguire, nonostante la volontà della Stampede di produrre un quinto film ambientato in Australia. Per molti anni, dunque, i vermoni sono rimasti in letargo nelle viscere della terra. Fino al 2015, quando nel mercato home video ha fatto capolino "Tremors 5: Bloodlines" di Don Michael Paul, quinto capitolo della saga che ha visto il ritorno di Michael Gross come Burt, affiancato da un simpatico Jamie Kennedy (il Randy di Scream) nei panni di suo figlio Travis. “Tremors 5”, ambientato in Africa, ha rappresentato una vera e propria rinascita per la saga, che dopo 12 anni e una lunga attesa da parte dei fan ha avuto nuova vita in questi ultimi anni. “Bloodlines” è stato il primo capitolo del franchise a non vedere coinvolti i ragazzi della Stampede, e la cosa purtroppo si è fatta un po' sentire. Tuttavia ha dato una ventata d’aria fresca alla saga, rivelandosi un buonissimo film e guadagnandosi i consensi necessari per produrre un sesto capitolo, “Tremors: A Cold Day In Hell”, uscito nel 2018. Oggi, a trent’anni dal leggendario capostipite, siamo qui per parlarvi del settimo capitolo della saga sui vermoni carnivori: “Tremors: Shrieker Island”. Diretto ancora una volta da Don Michael Paul, il film fu annunciato poco dopo l’uscita di “Tremors 6”, con grande entusiasmo dei fan. Chi se lo sarebbe mai aspettato che sarebbero arrivati ad un settimo film? Ma andiamo con ordine.

La trama vede un ricco filantropo miliardario, Bill Davidson (interpretato dal grande Richard Brake), che decide di importare illegalmente dei Graboid sulla propria isola privata e di modificarli geneticamente per potenziarne le abilità predatorie e organizzare una caccia selvaggia all’insegna del brivido. Non passerà molto tempo prima che le creature si trasformino in Shrieker e comincino a terrorizzare una piccola isola su cui risiede un’equipe di scienziati, tra cui Jasmine, Jimmy e Freddie. Quando i vermi cominciano a mietere le prime vittime, Jasmine chiede a Jimmy di trovare l’unico uomo in grado di aiutarli a distruggere le creature: il nostro Burt Gummer, che ora si è ritirato e vive come un eremita su un’isoletta della Papua Nuova Guinea. Burt all’inizio è riluttante e non ne vuole più sapere di dare la caccia a forme di vita precambriane, ma non riesce a tirarsi indietro e decide così di partire per questa nuova avventura. Tra amori ritrovati, sangue e caccia nella giungla, Burt dovrà collaborare con i nuovi personaggi per fermare la folle caccia di Bill, uccidere tutti gli Shrieker prima che si trasformino in Ass-Blaster, distruggere un enorme esemplare di Graboid geneticamente modificato e porre fine, forse una volta per tutte, al regno di terrore sotterraneo dei vermi carnivori.

Diciamolo subito: “Tremors: Shrieker Island” è un buon film, il migliore dopo i primi quattro capitoli originali e superiore sia al quinto (ma di poco) che al sesto. Non è una pellicola perfetta, si porta dietro i soliti difetti di Don Michael Paul (come qualche scena d’azione un po' confusa ed un uso a volte esagerato dei rallenty) e l’atmosfera unica e artigianale dei primi quattro capitoli curati dalla Stampede difficilmente può essere replicata. Ma è un film divertente, ben fatto, rispettoso della saga e che, soprattutto, ha molto, moltissimo cuore. È un film fatto da fan per i fan, una pellicola che avrà un impatto ed un valore particolarmente speciali solo per chi ha seguito con passione le avventure di Burt e dei vermoni nel corso di questi ultimi trent’anni. Diciamolo pure: a livello concettuale, “Tremors: Shrieker Island” è un po' l’Avengers: Endgame della saga di “Tremors”. 

I primi cinquanta minuti del film sono incredibili e folgoranti: si parte da un prologo adrenalinico che ci introduce nella nuova location tropicale che farà da sfondo a questa settima avventura, per poi proseguire con la presentazione dei nuovi personaggi, l’introduzione del nostro Burt (che all’inizio del film vediamo ritirato in modalità “selvaggia” su un’isola deserta, con tanto di folta barba alla Tom Hanks in “Cast Away”), i primi attacchi delle creature, il tutto condito da una buona dose di mistero ed un tono un po' più cupo e horror rispetto agli altri sequel (pur non mancando la solita ironia che ha sempre contraddistinto la saga). Insomma, la prima metà di “Shrieker Island” sorprende, appassiona e ritorna un po' alle origini, rivelandoci i mostri poco per volta e creando un clima di tensione e minaccia incombente molto forti. 

Purtroppo, nella seconda metà, il film cala un po' di ritmo: c’è qualche lungaggine di troppo, i vermoni non si vedono molto e il tutto diventa più “statico” e meno dinamico. Da questo punto di vista, “Shrieker Island” è molto simile, come struttura, al quinto capitolo della saga, “Bloodlines”, il quale anch’esso vantava un primo ed un terzo atto eccezionali ma una seconda metà un po' meno incalzante. Comunque, il film risulta sempre di intrattenimento e nel finale si riprende alla grande.

Un elemento interessante di questi nuovi capitoli è la varietà di ambientazioni: dopo la trasferta africana in “Tremors 5” e la tundra innevata canadese in “Tremors 6”, ecco che “Tremors 7” ci trasporta in un’isola tropicale lussureggiante e dalle molteplici bellezze naturali. Il film è stato girato in Tailandia e il regista sfrutta al meglio le potenzialità di questa nuova ambientazione esotica, che ricorda l’Isla Nublar di Jurassic Park e la giungla di Predator, entrambi film che Paul si diverte a citare in più momenti. I paesaggi naturali, gli animali e la foresta impreziosiscono questo capitolo e lo rendono molto bello da vedere, anche grazie all’ottima fotografia del veterano dei b-movies Alexander Krumov. È incredibile pensare che dall’arido deserto del Nevada si sia approdati ad una giungla tropicale, ma questa varietà di ambienti rende i vari capitoli diversi tra loro e giustifica alcuni cambi di look delle creature.

E a proposito dei nostri vermoni, come si comportano in questo film? Fin dall’annuncio del titolo i fan sono andati in visibilio per il ritorno degli amatissimi Shrieker, le creature bipedi sensibili al calore introdotte nel bellissimo “Tremors 2: Aftershock”. Gli Shrieker, come i fan ben sapranno, rappresentano il secondo stadio del ciclo vitale dei Graboid ed erano assenti nella saga dal terzo capitolo. Fa piacere rivederli dopo tanti anni e, pur non comparendo molto, fanno davvero la loro porca figura. Il loro design è stato un po' rinnovato (come successo con i Graboid e gli Ass-Blaster africani) ma fortunatamente non si discostano troppo dalle creature che abbiamo imparato a conoscere e amare dal secondo film. Hanno un aspetto molto minaccioso e preistorico (il cranio scheletrico ricorda gli Strisciateschi di “Kong: Skull Island” o il Pokèmon Cubone), sono davvero cattivi e posseggono un’abilità inedita che è una simpatica aggiunta alle caratteristiche di questa nuova e riuscita variante di Shrieker. Inoltre, i mostriciattoli bipedi sono protagonisti di una bellissima scena all’interno di una grotta, a mani basse la migliore sequenza del film ed uno dei momenti più divertenti dell’intera saga.

Discorso diverso per i Graboid: questo è forse il capitolo in cui i nostri amati vermoni “brillano” di meno. Non compaiono molto e, vista la premessa e la presenza di un Graboid alfa dalle dimensioni godzillesche, ci si aspettava un po' di più. Ma non importa, sono comunque realizzati ottimamente (come sempre) e bisogna tenere in considerazione che il budget di questi film è relativamente contenuto. Inoltre, nel finale, c’è un bel richiamo al primo capitolo che farà sicuramente battere il cuore ai fan.

Ma Tremors non è Tremors senza dei personaggi simpatici, tosti e pronti a tutto per fronteggiare le creature. “Shrieker Island” non fa eccezione. Tra l’altro, tra tutti i sequel dai tempi del secondo, questo settimo è quello con il cast più interessante e altisonante. I nuovi personaggi sono tutti ben caratterizzati e ottimamente interpretati, a partire da Jon Heder (il mitico Napoleon Dynamite), che interpreta Jimmy, la nuova spalla di Burt. Jamie Kennedy, purtroppo, non ha ripreso il ruolo di Travis che aveva rivestito in Tremors 5 e 6, ed è un po' un peccato perché l’alchimia tra lui e Burt era davvero divertente e funzionale. Ma Heder non fa rimpiangere il suo predecessore, regalandoci un personaggio che da scienziato nerd piuttosto tranquillo dovrà rimboccarsi le maniche e sporcarsi di sangue arancione. Molto divertente la sua ossessione con i film anni ’80 come “Predator” e “La Casa”. Ottima anche Jackie Cruz (vista in “Orange Is The New Black”) nei panni di Freddie, una scienziata tostissima, coraggiosa e che diverte per il suo essere una fan accanita di Burt. Come biasimarla?

Sempre ottimo il grande Richard Brake, attore caratterista visto in molti film di Rob Zombie (“Halloween 2”, “31”, “3 From Hell”) e in moltissimi altri film di genere e non solo. Brake si deve essere divertito come un pazzo a interpretare Bill, personaggio che all’inizio si presenta come antagonista della storia, ma che in realtà è “solo” ossessionato dall’idea di terminare la sua caccia selvaggia e uccidere tutte le creature per puro divertimento. Lo vedremo precipitare nella follia più totale minuto dopo minuto e il volto di Brake non fa che valorizzare questo personaggio eccentrico e volutamente sopra le righe. Molto brava anche Cassie Clare nei panni di Anna, l’arciera aiutante di Bill che presto cambierà fazione aiutando nostri protagonisti a sconfiggere i vermoni. Un personaggio tostissimo interpretato da un’attrice molto promettente.

Da menzionare anche la bravissima Caroline Langrishe, attrice inglese che qui riveste un ruolo molto importante e che ha a che fare direttamente col passato di Burt. Ma non vi sveliamo nulla, godetevi le varie sorprese che il film riserva.

E poi, ovviamente, c’è lui: Michael Gross, il grande Burt Gummer. “Tremors: Shrieker Island” è, a tutti gli effetti, il film di Burt. Qui il nostro personaggio viene elevato a livello di un supereroe, un mito, un’icona assoluta. Lo vediamo in situazioni inedite, sempre col suo solito carisma che ha saputo far innamorare i fan di questo personaggio così eccentrico, paranoico e irresistibile, un paramilitarista che si prende sempre sul serio ma dal cuore buono e gentile, sempre pronto a dare una mano e ad aiutare le persone a cui vuole bene. Inoltre, in questo film, per la prima volta Burt non avrà le sue amate armi da fuoco per fronteggiare i vermoni, dato che l’isola ne è sprovvista. Dovrà quindi fare ricorso ad armi più “primitive” (come lanciafiamme, machete e coltelli) e, soprattutto, all’ingegno e al lavoro di squadra, due qualità che la saga di “Tremors” ha sempre avuto al centro delle sue storie e che questo “Shrieker Island” fa proprie come motore pulsante della narrazione. 

Ma ciò che colpisce di più di “Shrieker Island”, ciò che davvero rappresenta il cuore del film e che eleva la pellicola di diversi punti, è il finale. Senza fare spoiler, si tratta di un epilogo intenso, inaspettato, coraggioso, commovente e che regalerà forti emozioni ai fan di lunga data. Un finale che sembrerebbe concludere un’epopea iniziata ormai trent’anni fa, ponendo fine, per il momento, a questa divertentissima saga che è entrata nel cuore di molti. Almeno fino al prossimo tremore…

Purtroppo non c’è ancora una data per l’uscita italiana in home video di questo settimo capitolo, il che è curioso perché i film della saga sono sempre arrivati da noi. In diverse aree del mondo è già disponibile ma qui bisognerà forse aspettare ancora un po'. Se siete impazienti potete comunque trovare il DVD e Blu-Ray esteri, di ottima fattura e con interessantissimi contenuti extra (tra cui un piccolo documentario sulla leggenda di Burt Gummer). Guardatelo armati di pop-corn, birra…e magari anche qualche fazzoletto.
 

ARTICOLO DI

RICCARDO FARINA

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