giovedì 12 settembre 2019

Oscure avventure radiofoniche - Scienza perversa

Se credevate che Stuart Gordon avesse toccato l'apice nello spingersi ai limiti più estremi nel reinterpretare “From Beyond” di H. P. Lovecraft, aspettate di sentire di quando Nikola Tesla portò la macchina per vedere nell'altra dimensione ad un congresso scientifico... che insieme al resoconto di reincarnazioni muscoidi e la descrizione di apparecchi fulminanti costituisce solo una delle applicazioni di Scienza Perversa che descrive Donato Martiello in
OSCURE AVVENTURE RADIOFONICHE: SCIENZA PERVERSA
Il titolo di quest articolo, che volutamente traduce con un pizzico di sensazionalismo quello dell'ultimissimo episodio della serie di radiodrammi Dark Adventure Radio Theatre chiamato  Mad Science e uscito sul finire di Agosto (in concomitanza con la nascita di Lovecraft), è una risposta non poi così meramente utilitaristica al relativo “insuccesso” che il primo articolo dedicato a uno di questi prodotti della H. P. Lovecraft Historical Society, qui in Italia, una ben strana coincidenza, totalmente ignorati: proviamo dunque a ripetere il tentativo con una pubblicità più accattivante ma non senza un suo perchè, dal momento che questo radiodramma (che ricordiamo essere, specialmente nel caso di quelli elaboratissimi della HPLHS, veri e propri film senza le immagini da ascoltare con cuffie, autoradio, ecc...) costituisce un esemplare “antologico”, come va tanto di moda ora fare ora con le serie tv, adattando ben quattro racconti dello Scrittore di Providence, tra cui figura proprio quel From Beyond che costituiva la base (oltre che del cortometraggio in stop motion di cui parlammo) della scabrosa e oscena (in un'accezione positiva che i puristi non potranno mai comprendere, anche se forse un giorno per aiutarli metteremo a loro disposizione il contenuto della tesi universitaria che chi scrive ha redatto sull'argomento) omonima trasposizione di Stuart Gordon del 1986. I quattro racconti hanno, guarda caso, tutti un legame con le «visioni terrificanti della realtà e del posto che occupiamo in essa» (da Il richiamo di Cthulhu) che le scienze possono rivelarci indagando incautamente quello che ci circonda. Ed è risaputo come Lovecraft sia stato, in questo, un Maestro (qualcuno ha detto Re-animator?).
Non è, tuttavia, "From Beyond" il primo racconto ad essere annunciato dal fittizio speaker di una ancora più fittizia realtà, non poi così alternativa, in cui negli anni '30, a quanto pare, si pubblicizzava la vendita di depuratori domestici salubremente rivestiti di Radio (non quella da cui ascoltavano l'inserto, proprio l'elemento chimico) per purificarla dai germi, alla cui fobia e conseguente presa mediatica per sponsorizzare la vendita di un prodotto contraccettivo probabilmente il racconto (dunque forse non così luridamente travisato da Gordon con creature dichiaratamente vermiformi che riempiono l'etere) sarebbe senz'altro tornato utile; il primo racconto è di gran lunga precedente (per la verità è il quarto scritto da Lovecraft dopo che riprese la vocazione dello scrittore, abbandonata a diciotto anni, per non lasciarla mai più): Oltre il muro del sonno ("Beyond the Wall of Sleep"; 1919). Il “Beyond” di questo racconto, la cronaca di un medico che scopre l'esistenza di un alter-ego onirico dall'intelligenza sovrannaturale in un montanaro rozzo e solo apparentemente epilettico, sta a rappresentare una realtà ben più lieta di quella che si nasconde nell'“Oltre” del racconto successivo; molto semplicemente perchè è una realtà inventata di sana pianta, e non una visione più orrendamente chiara di quella esistente e che abitiamo: questo nuovo “Oltre” è costituito, infatti, dalle “Terre del Sogno” (“Dreamlands”) che spesso fanno capolino nella narrativa dello scrittore, e l'amore appassionato che egli nutriva verso le proprie peregrinazioni oniriche in contrasto col disprezzo che provava per la realtà quotidiana sono il motivo per cui queste “Dreamlands” erano un luogo che descrisse amorevolmente con una profusione di aggettivi poetici ed aulici, spesso traendo ispirazione dalla simile opera narrativa di un suo contemporaneo prediletto, Lord Dunsany.
Tuttavia, se in molti racconti del cosiddetto “Ciclo dei Sogni” la venerazione che HPL aveva per questa realtà alternativa cominciò a risultare sempre più barocca e ripetitiva (e probabilmente Lovecraft dovette rendersene conto quando provò a conferire a queste fantasie oniriche una coerenza simile a quella data al suo ”Ciclo di Cthulhu” con il racconto del '27 “La ricerca onirica dello sconosciuto Kadath”, rimanendo a tal punto insoddisfatto dal risultato al punto di lasciarlo inedito), questo non accade assolutamente in “Oltre il muro del sonno”, che, come una più classica storia del sovrannaturale, si colloca prevalentemente nel bigio e freddo (la vicenda si ambienta in inverno, tra i monti Katskills ed un manicomio) mondo reale; tutto ciò viene pure brillantemente compreso dalla HPLHS nel cui adatamento radiofonico il giovane medico, nonosante le deterrenze del suo anziano superiore il cui nome strizza l'occhio ad uno di quelli citati nel racconto, si connette telepaticamente, attraverso un macchinario di propria invenzione, al paziente dormiente, ma il paragrafo in cui è descritto la sua breve incursione nelle “Terre del Sogno” è totalmente eliso e sostituito dalla brillante recitazione del doppiatore (Jacob Lyle), estasiata dalle visioni a cui sta prendendo parte: una comprensione dei limiti della sola rappresentazione uditiva che viene trasformata in contenuto artistico; infatti, questa scelta sottolinea ancora di più come a noi uomini le magnifiche “Dreamlands” sono irrimediabilmente precluse, ed è questo a rende Oltre il muro del sonno un gradino sopra le leziose e compiaciute descrizioni di racconti come La rovina di Sarnath o Celephaïs o dei sottotesti apologetici di La nave bianca o La ricerca di Iranon: qui ci troviamo dianzi al più alto impiego della realtà onirica in un racconto di Lovecraft in quanto esso rientra alla perfezione nel suo concetto di letteratura “weird”, induttrice di un “sense of wonder” (“senso del meraviglioso”) che mira a minare le fondamenta della nostra realtà. L'adattamento della HPLHS di Oltre il muro del sonno non ha bisogno di decrivere suddetta realtà onirica, giacchè il senso di malinconia che si prova nella sua incolmabile distanza dal nostro mondo le da più giustizia di qualunque sua descrizione diretta (cosa che, del resto, è uno dei punti di forza delle più belle storie dell'orrore di HPL), affidando la breve e fantastica incursione del Beyond nel nostro mondo solo al modo in cui Sean Branney, capoccia della HPLHS, cambia radicalmente la propria recitazione dal dialetto strettissimo con cui interpretava il montanaro in  quella maestosamente ultraterrena di cui dota la personalità onirica dello stesso, emersa in punto di morte. A testimonianza della concreta verità dei fatti sovrannaturali, il narratore del racconto citava un'articolo astronomico circa la fugace apparizione di una stella che cosituirebbe l'alter-ego onirico del montanaro, articolo che la HPLHS ha ricreato con realismo impressionante e messo a disposizione di chiunque volesse ampliare l'esperienza vissuta ascoltando questo già magnifico adattamento.
Chi avesse rovato questo primo racconto eccessivamente malinconico e impegnativo, rimarrà stupito dal totale cambio di registro che apporta al radiodramma la scelta di predisporre quale seconda storia del gruppo Il boia elettrico ("The Electric Executioner"; 1929), una delle meno personali revisioni di Lovecraft (sue principali fonti di sostentamento economico, a fronte dell'inconciliabilità tra il suo scrivere solo per amore dell'arte e la politica commerciale dei pulp magazines), che spesso scriveva interi racconti per i propri clienti senza che gli fossero accreditati, ma che, una volta tanto, parrebbe aver conservato la sinossi dell'autore originale Adolphe De Castro, mentre l'intervento di Lovecraft si “limiterebbe” ad una riscrittura sintattica à la Sergio Novelli e all'inserimento di qualche ironico cameo dei suoi “Miti”. La storia è tanto insulsa quanto irresistibile una volta abbellita dal comparto tecnico dell'audiodramma, tra la recitazione di Andrew Leman (l'altro capoccia della HPLHS) e di Branney nei ruoli protagonisti e gli effetti sonori che ci proiettano sulla corsa di un treno notturno lungo i vuoti deserti della frontiera messicana: su questo treno un uomo riuscirà a ritardare, con stratagemmi sempre più disperati quanto comici, la propria “esecuzione” per mano del folle con cui ha avuto la sfortuna di ritrovarsi solo nello scompartimento ferroviario, l'orgoglioso inventore di un elmetto che uccide dando una potentissima scossa, letteralmente una sedia elettrica ante-litteram con cui appagare “in modo pulito” la sete di sangue dei suoi dei mesoamericani. Come rendere una storia del genere molto più interessante di quello che effettivamente è attraverso quel processo di riscrittura che amiamo tanto? Semplice: il protagonista racconta la storia ad un gruppo di giurati che non vedono l'ora di condannare a morte l'imputato e tornarsene a casa (proprio come l'anziano superiore del narratore della storia precedente nell'effettuare la diagnosi del loro paziente), ma che il nostro Leman proprio non riece ad accontentare per la repulsione che prova all'idea della sedia elettrica, che ci permettiamo, per la stupidità con cui sono ritratti i giurati, di vedere come qualcosa di più. Persino l'espediente “era tutto un sogno” viene deliberatamente preso di mira da uno di suddetti giurati, trasformando così lo stereotipo stesso in contenuto che lo riguarda e dimostrando, nella palese differenza di qualità che sussiste tra racconto e radiodramma, come non sia tanto lo stereotipo in sé, ma come esso viene impiegato, che andrebbe soggetto al giudizio critico (al contrario di quanto sembrano pensare alcuni sedicenti critici del web sul bellissimo film Ghost Stories di due anni fa, per fare solo un esempio nell'ambito orrorifico). Possedere il mandato di cattura, scritto sia in inglese che in spagnolo, del folle scienziato costruttore del “Boia elettrico” è l'ennesima “prop” che aggiunge un tocco di colore in più a questo folle racconto di scienza perversa. 
Ma mai nulla potrà eguagliare il divertimento altrettanto perverso che si trae nell'avere tra le mani una pagina del libro fittizio Ditteri dell'Africa Centrale e Meridionale del «bastardo» dr Henry Moore «che presto brucierà all'inferno», rancorosamente annotata dall'uomo che ha deciso di ucciderlo: questi è il narratore, nel radiodramma interpretato con diabolico diletto dal ritrovato Kevin Stidham, di La morte alata ("The Winged Death"; 1933), e il suo piano, descritto per filo e per segno nel diario che costituisce il fulcro del racconto che Lovecraft redasse a partire da un misero spunto per la “scrittrice” Hazel Heald, è forse un connubio diabolico tra scienza e perversione talmente divertente e grottesco da fare invidia a Herbert West; in pratica, egli vuole inviare (dall'Africa all'America, bel viaggetto tranquillo chiusi dentro una scatola) all'entomologo un campione di mosche infette, di specie sconosciuta ma camuffate da esemplari innocui (il processo pure è descritto sulla prop), cosicchè lo studioso ne rimanga avvelenato e quindi ucciso. Peccato che queste particolari mosche conservino la coscienza dell'uomo che uccidono, e ciò costituirà l'inizio della fine per il nostro “mad scientist” mattacchione. Verrà, infatti, ritrovato morto nella sua stanza d'albergo, e la cornice che vede gli investigatori scoprire il suo diario e il suo collegamento col delitto Moore è radicalmente diversa tra il racconto e il radiodramma: non solo perchè uno dei personaggi diviene un'epidemiologa realmente esistita ed attiva nella cura delle malattie in Africa Centrale (la dottoressa Louise Pierce), ma perchè il nostro bad guy muore in maniera decisamente più atroce, invece di essere punto dalla mosca e poi uccidersi nel corpo della stessa dopo aver lasciato un messaggio tracciato con l'inchiostro sul soffitto; qui è il dr Moore “moschificato” a lasciare il messaggio, per lo stupore di poliziotti e medici, mentre il mad scientist rimane soffocato dal gas clorino con cui aveva tentato di uccidere il proprio minuscolo persecutore, e la mancanza del comparto visivo non impedisce agli attori di descriverci con tremenda vividezza le condizioni in cui versa il suo cadavere. Inoltre, la scelta di cambiare la morte del protagonista è accompagnata dall'intera elisione della sua persecuzione ad opera della mosca, alquanto monotona e ovviamente non particolarmente efficace nel racconto, ma il radiodramma sviscera perfettamente proprio quel«le motivazioni del protagonista paranoico [...] appena abbozzate» che Giuseppe Lippi, compianto studioso italiano dell'opera lovecraftiana, imputava tra i difetti del racconto, ponendo l'accento sulla crudeltà con cui il killer lascia morire, molto più sompiaciuto che nel racconto, alcuni sfortunati attendenti dell'ospedale in cui lavora per testare la sicurezza del suo “metodo”.
Chiude il quartetto, ormai l'avrete capito, l'adattamento di quel piccolo capolavoro del sci-fi horror che fu Dall'altrove ("From Beyond"; 1920), e non spendiamo più del necessario a ricordare che è la storia del mad scientist Crawford Tillinghast e della sua macchina (qui chiamata “risonatore” come nel film di Gordon) che estende  la percezione sensoriale umana su una dimensione parallela e mostruosa. Il testo del racconto rimane pressocchè inalterato, essendo costituito prevalentemente dai dialoghi di Tillinghast, a cui Leman da vita superbamente catturando tutta la fragilità emotiva di uno scienziato pazzo molto più insicuro e capriccioso di quanto ci si aspetterebbe, e il resoconto del narratore; questi viene doppiato dal vero fiore all'occhiello della HPLHS, l'attore protagonista di entrambe le pellicole che Leman e Branney hanno prodotto (Call of Cthulhu e The Whisperer in Darkness), Matt Foyer, a nostro parere uno dei migliori interpreti in assoluto dell'ottimo insieme di voci che appaiono nei vari DART. Ma l'elemento più affascinante di tutti di ques'ultimo segmento rimane senz'altro il pretesto per cui la storia viene raccontata, ovvero durante il corso di un congresso dedicato alle applicazioni dell'elettricità nella ricerca scientifica, cui è ospite nientedimeno che Nikola Tesla (Time Winters), e di cui, tra le props che la HPLHS ha appositamente creato per il radiodramma, figura un inquietantemente realistico opuscolo che annuncia le XXX. L'ingegnere serbo è all'unanimità portato quale una possibile fonte di ispirazione, o anche solo quale curioso paragone,  per la divinità lovecraftiana che da il nome al racconto Nyarlathotep, dal momento che, similmente all'avatar che il Dio Esterno assume nel racconto, Tesla, «negli anni Dieci e Venti, teneva esibizioni e conferenze con l'ausilio di strani oggetti elettrici, e i suoi spettacoli erano fortemente visivi, quasi cinematografici» (O" Sogni, incubi e fantasticherie", p.244). Ciò ben spega l'assolutamente scioccante finale, chiosa definitiva di Mad Science, che pone termine alla conferenza: Tesla e il narratore accendono il risonatore nella sala affollata e al primo suono viscido di qualcosa che prende forma nell'aria segue immediatamente l'urlo della folla terrorizzata dinanzi alle Cose venute dall'Altrove.
Ovviamente non va dimenticato che tutte le complesse situazioni narrative che abbiamo anlizzato hanno potuto contare esclusivamente sull'apparato sonoro durante la rappresentazione: ma gli echi della sala-conferenze e i risucchi del risonatore in "From Beyond", insieme ai suoni delle impervie paludi africane, dell'inquietante notte messicana e del triste e silenzioso manicomio dei racconti precedneti, sono solo una parte infinitesimale della vastissima gamma di effetti sonori che ricreano azioni e ambienti in questo per ora ultimo DART, e che, sposandosi insieme alle magnifiche musiche di Reber Clark (basta solo citare quelle incalzanti di "The Winged Death" che ricordano il ronzio di una mosca per compendiare la genialità di quest'uomo), danno vita a ottanta minuti di puro intrattenimento uditivo; ci auguriamo che l'ammirazione che abbiamo provato e descritto riesca vincere la reticenza di voi lettori dovuta al mezzo e a spingervi a dare una chance almeno a questo episodio della serie (il download senza le props o il cd costa solo 10 euro), forti pure dell'ausilio di un comodissimo script che permette di godere al meglio del prodotto anche i non anglofoni. Del resto, se in America gli autori (rigorosamente la coppia Leman e Branney) sono riusciti recentemente a portarne in una versione live, dove il pubblico è stato un partecipante attivo della rappresentazione...e sì, ha interpretato esso stesso le urla di terrore degli spettatori all'accensione del risonatore...qualcosa di degno di nota in questi benedetti radiodrammi dovrà pur esserci, no? Non state a pensare troppo alla risposta, perchè la mancanza di un ditributore italiano per i prodotti della HPLHS che permetta delle spese di spedizione più accessibili è qualcosa che un giorno gradiremmo veder scomparire.
E se non sarete abbastanza collaborativi dovremmo ricorrere a metodi drastici. In relatà, stiamo già costruendo, seguendo doviziosamente gli appunti del suo inventore, qualcosa che potrebbe indurvi a interessarvi alla cosa.

Che lo vogliate o no.

Articolo di Donato Martiello

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