domenica 11 agosto 2019

Radici grondanti di sangue - Parte Seconda (Recensione "Intolerance"/Focus on "Grand Guignol")

La nostra ricerca delle origini del genere gore ci ha portato in Giappone, andando a confutare la comune convinzione che "Blood Feast" sia il primo del suo genere, ma anche "Jigoku", di cui abbiamo parlato nella prima parte, aveva avuto ispirazioni precedenti che ci riporteranno all'inizio del ventesimo secolo.

Siamo, infatti, nel 1916, David Wark Griffith quando si sta per imporre come il primo grande nome di Hollywood, con il suo "Intolerance'', primo film ad alto budget della storia, nato a seguito di alcune accuse di razzismo e xenofobia mosse al precedente film del regista, "The Birth of a Nation" ("Nascita di una Nazione"), portando quest'ultimo a creare una pellicola che celebrasse la storia di tutta l'umanità, sottolineando come l'intolleranza abbia giocato un ruolo fondamentale nella rovina della società. I quattro episodi storici trattati sono quelli della caduta di Babilonia (539a.C.), la crocifissione di Gesù, la strage degli ugonotti (1572) e uno sciopero statunitense del 1914.
La parte su ci soffermeremo è, però, in virtù della storia dello splatter, solamente quella della caduta di Babilonia. In questo frammento, il più esteso, vediamo come l'imponente città culla della cultura, due anni prima della sua distruzione, abbia introdotto il culto della dea dell'amore Ishtar, mentre il principe Belshazzar  (Alfred Paget) si preparava a respingere l'attacco dei persiani, sposandosi, intanto, con la Ragazza di Montagna (Constance Talmadge). Una volta vinta la guerra, dopo i festeggiamenti, il Sacerdote (Tully Marshall) del culto tradizionale di Baal-Marduk si allea con con i persiani, offeso dalla nuova divinità. Babilonia soccombe e il principe si suicida assieme alla moglie Principessa Amata (Seena Owen) pur di non finire prigioniero dei nemici, in parallelo al vano sacrificio della città da parte della Ragazza di Montagna.

L'apparato tecnico è eccelso per l'epoca e regge la prova del tempo ancora adesso senza particolari problemi, grazie anche a una scenografia pomposa e studiata nel minimo dettaglio oltre che con un numero di comparse e di attori quasi pari al numero di abitanti di Hollywood di allora, ossia circa 5000 persone, stima che si sarebbe più che triplicata da lì a pochi anni. Molto significativa e forte visivamente è l'inquadratura del sacerdote elevato sopra la città, nel tempio, in adorazione del suo dio, con alle spalle una finestra dove è visibile, in un campo lunghissimo, il tempio di Ishtar, metafora del contrasto tra la tradizione e il suo potere e la vita reale.
Le sequenze fondamentali per il cinema gore sono le scene di una decapitazione, realizzata con un taglio della pellicola, e quelle che mostrano vari soldati trafitti da cui sgorga sangue profusamente. Immagini "proto-splatter" che, all'epoca, avevano un fortissimo impatto visivo, specialmente considerando che gli spettatori non erano abituati a questa crudezza e non avevano mai visto nulla del genere.

O meglio, non tutti.

Spostiamoci nuovamente indietro nel tempo, arrivando nel 1897. In quest'anno, nella capitale francese in cui, specificatamente nel 9e arrondissement, aprì, sotto volontà di Oscar Métenier, il teatro del "Grand Guignol". La sua particolarità? Semplice: i temi trattati non erano quelli delle solite commedie o tragedie a cui il pubblico era abituato, tanto meno meno numeri musicali o rappresentazioni storiche atte a stupire o intrattenere lo spettatore, bensì scene di infanticidio, pazzia, vendetta e sofferenza degli innocenti, oltre che di sesso esplicito, esoterismo e paranormale, atte a shockare, disgustare e terrorizzare.
Approfondendo, "Guignol" è il francese per marionetta e l'idea era proprio quella di creare un sensazionalistico spettacolo di burattini, con attori reali, non adatto a un pubblico di minori. Il successo era tale che anche figure di spicco ne venivano attratte, basti pensare che il re di Romania aveva una stanza da letto nel retro del teatro dove vedeva gli spettacoli con la moglie.
Il luogo era, per giunta, circondato da leggende urbane in quanto, due attori, morirono realmente sul set, molti altri rimasero feriti e alcuni sceneggiatori morirono la notte dell'apertura.

Nonostante la sua bassa capienza, circa 300 spettatori, e le premesse, il teatro fu un successo immediato, venendo esportato anche più volte a Londra dove ricevette un'accoglienza ancora più positiva di quella già avuta nella madrepatria. Negli anni '20, addirittura, in Inghilterra, vennero realizzate delle riprese televisive degli spettacoli, tuttora conservate nella BFI (British Film Institute). Se non bastasse, ancora adesso, in vari teatri del mondo, compresa l'Italia, come successo a Roma e Milano nel 2017, se ne effettuano repliche, nonostante il teatro sia stato ufficialmente chiuso nel 1963.
Gli spettacoli seguivano uno schema quasi fisso, alternando scene di violenza a sfondo sessuale a scena raccapriccianti a intermezzi comici per poi tornare a mostrare eventi orripilanti, come occhi cavati, sgozzamenti, smembramenti vari e deformazioni dovute ad acidi o altre sostanze, tutto in pochi minuti. Tutti questi elementi non saranno di certo nuovi agli amanti dello splatter.
Essi sono infatti i capisaldi del genere, basti pensare al già citato "Blood Feast" o anche a "The Wizard of Gore", che, guarda caso, mostra un mago esibire scene di gore sul palco.

Insomma, il teatro della violenza e dell'eccesso pone le basi per quello che sarà il gore cinematografico, aiutato anche dall'influenza successiva dei fumetti pulp e horror di inizio '900. Un influenza non ignorabile nemmeno dallo stesso Griffith che, come visto, mostrerà scene esplicite proprio sulla falsariga di quelle mostrare in teatro.

Non un regista o un film singolo, bensì una miscela di diversi media squartati, smembrati e riassemblati, sono quelli che hanno formato le radici grondanti di sangue dello splatter.
Potete acquistare Intolerance seguendo questo link, se volete approfondire sul Grand Guignol consigliamo il saggio a riguardo di Mel Gordon, una delle fonti per l'articolo, o un interessante libro che ne tratta della storia in Italia.

Articolo di Robb P. Lestinci e Iris Alessi

1 commento:

Iris ha detto...

❤️❤️❤️❤️❤️