domenica 24 gennaio 2021

DARK TENET K-rad(ius): Timeloop Bromance+Reverse Entropy = Manovra a Tenaglia Temporale e Quantum Immortality contro il Principio Inesorabile dell’Orizzonte degli Eventi (Atto 2)

Being with you and not being with you is the only way I have to measure time.

Jorge Luis Borges

Ricominciare da capo è un po’ come tornare indietro nel tempo. Tornare indietro nel tempo ci permetterebbe di ripetere un’esperienza per cercare di modificarla anche in accordo al nostro gusto personale. Investire un secondo tempo, per raggiungere un secondo obiettivo, potrebbe sembrare una pratica noiosa e deleteria, monotona, tediosa e controproducente. Ricominciare da capo è un po’ soporifero, a volte spiacevole e per taluni insopportabile. Ricominciare da capo è anche indispensabile: dalle prove d’orchestra, alle prove di regia, fino al seminfinito ripetersi della narrazione:  musicale come nei leitmotif e nelle arie da capo, o scenica, quando il disegno della trama ripercorre le geometrie temporali del cerchio.

Il timeloop non è un artificio narrativo che piace a tutti. Il timeloop è un paradosso, e come tale andrebbe trattato, facendo ricorso anche alla sospensione dell’incredulità, se necessario, dal momento che infrange il principio di conservazione. Il timeloop è la trasposizione cinematografica delle istanze storico-filosofiche sull’eterno ritorno di Nietzsche. Molto più semplicemente, in un timeloop, causa ed effetto coincidono, ed è più facile riferirsi in questi casi a delle singolarità.

Ad ogni singolarità è possibile associare un orizzonte degli eventi: un’osservazione specifica in uno specifico punto dello spazio durante uno specifico intervallo di tempo. Nel paradosso di Schrödinger, associato al collasso della funzione d’onda (Ψn), tale orizzonte è l’apertura della scatola. Nel 1957, il fisico Hugh Everett sostenne che la funzione d’onda non collasserebbe. Secondo la sua interpretazione della meccanica quantistica, la funziona d’onda è una realtà oggettiva, per cui non ci sarebbe nessun collasso relativo all’osservazione, ma bensì esisterebbero tante dimensioni parallele, ognuna per ogni plausibile e possibile risultato associato all’osservazione stessa. Questo scenario, che implica l’esistenza del multiverso, non è dimostrabile sperimentalmente, perchè l’empirismo si basa, appunto, sull’osservazione stessa, ciononostante, la fisica quantistica e le ricerche sulla quantum gravity continuano sia a lavorare per la realizzazione di un quantumcomputer sempre più potenti e sia ad ispirare numerosi autori e registi. 

In questo contesto multiuniversale letterario e fantascientifico, l’orizzonte degli eventi diviene un banalissimo vettore complesso dello spazio di Hilbert ed è piuttosto facile controllarlo e manipolarlo a proprio piacere, distruggerlo se volete. Facendo riferimento ai paradossi di autoreferenzialità o ai Teoremi di Incompletezza di Gödel, è possibile ipotizzare, per esempio,  che, nel sistema di riferimento solidale all’orizzonte degli eventi stesso, esistano uno o più vettori di Ψn associati all’osservazione di tale orizzonte in grado di ridescrivere il continuum, come se più orizzonti fossero in realtà sovrapposti in modo tale da lasciare alla prospettiva il compito della risoluzione della trama la quale assume così le caratteristiche geometriche dell’interuniverso di Mochizuki

Affrontare il principio inesorabile dell’orizzonte degli eventi vuol dire sia iniziare a fare i conti col determinismo cinico e sadico del Primo Atto, sia terminare i conti con il suo epilogo ne l’Ultimo? Atto, in cui ho cercato di evidenziare i confini fisici e i contorni razionali di tale orizzonte fisico/letterario... d’altra parte, manipolare tale principio, plagiarlo alla prosa, è adesso anche un’arte fantamilitare, che dal 2020, grazie a Christopher Nolan e il suo TENET, ha un nome: manovra a tenaglia temporale, degno aggiornamento sul trattato de l’Arte della Guerra di Sun Tsu

In contrasto, la scuola tedesca di Baran bo Odar e Jantje Friese ha deciso, invece, di distruggere questo orizzonte con il finale della serie Dark (2017-2020), in cui due dimensioni parallele, associate ed evolute a partire dalla creazione della macchina del tempo, si coalizzano con successo per fermare la realizzazione della singolarità tecnologica stessa mentre due diverse società segrete di viaggiatori del tempo, ognuna nella propria dimensione, perseguendo ognuna i propri ideali, darà origine al più complicato albero genealogico mai apparso sullo schermo televisivo quale eco della genesi biblica.  

Questi modi alternativi che descrivono la ri-capitolazione dei timeloop ricordano i diagrammi di elettrodinamica quantisca di Richard Feynman e mi hanno permesso di immaginare una nuova unità di misura per descrive le diverse geometrie temporali delle iterazioni sceniche: il DARK TENET K-radius (o Dark Tenet Krad, abbr. DT K-rad). Prendendo in prestito il termine krad (Kilo Radical) dall’Urban Dictionary, ho adimensionalizzato rispetto al tempo la dimensione temporale della trama (e non la sua esposizione cronologica rispetto al pubblico che risulta quasi sempre descritta dalle tecniche narrative dell' in media res, flasback e flashforward) per classificare, con quattro grandi macrocategorie, l’iperdimensionalismo temporale messo in scena:

• Nella prima categoria è possibile associare tutte le storie che seguono la canonica traiettoria temporale lineare ed euclidea, con un inizio ed una fine ben distinti, o tendenti linearmente ad infinito. In queste storie lo sviluppo della trama può essere una linea, una retta o una semiretta.
I punti di vista dei personaggi possono essere rappresentati da segmenti, più o meno lunghi. Queste timeline giaciono sullo stesso piano.
Le storie su piani privi di curvatura sarebbe caratterizzato da un DT K-rad < 0. Ogni dimensione nella storia può essere rappresentata da un n-simo piano immaginario. Un eventuale retta di intersezione tra due o più piani rappresenterebbe un’orizzonte degli eventi immutabile. Tanto maggiore è il numero di piani, tanto più negativo risulta il DT K-rad associato a questa storia (DT K-rad = -∑n).
In questa categoria narrativa, il viaggio nel tempo potrebbe essere rappresentato dalla retta di intersezione tra due piani, ma la singolarità ad essa associata risulta immutabile nel tempo. In accordo al teorema delle intersezione dimensionali non troveremo paradossi formali per intersezioni singole, e di conseguenza nessun timeloop. (DT K-rad < 0).
 

• Alla seconda categoria, per progressione lineare, attribuisco al DT K-rad un valore nullo e uguale a zero, in quelle storie in cui il timeloop, non solo si conclude su sè stesso, ma viene anche annientato ed annichilito in tabula rasa (per esempio con un reset). All’interno di questo insieme, oltre al già citato Dark, che prende di mira la singolarità e la distrugge, possiamo ritrovare anche vari archi narrativi di Doctor Who. L’elemento geometrico che attribuisco a questo scenario è il punto. (DT K-rad = 0).

• Nella terza categoria, appartengono le storie in timeloop, storie in cui l’inizio coincide con la fine. Questa curvatura risulterebbe essere generata da una o n-sime singolarità che permetterebbero una serie infinita e ciclica di eventi sempre identici o quasi identici, in cicli che si ripetono ad infinitum (DT K-rad = ∑n). Ne sono esempi: 12 Monkeys di Terry Gillian (1995), Lost Highway di David Lynch (1997), Donnie Darko di Richard Kelly (2001), Timecrimes di Nacho Vigalondo (2007), Looper di Rian Johnson (2012), The Endless di Justin Benson (2017), etc...

• La quarta e ultima categoria, presuppone e ipotizza un numero potenzialmente infinito di singolarità, in grado di alterare l’interpretazione del finale della storia ad ogni nuova visione prospettica associata all’orizzonte degli eventi. In Tenet, per esempio, l’invenzione scenica dell’entropia invertita ha permesso: sia il viaggio a ritroso nel tempo, sia la possibilità pratica, per l’autore e per lo spettatore, di riscrivere il finale della storia a proprio piacere. In questo contesto la sovrapposizione delle singolarità coincide con l’intersezione di piani infiniti, generando uno spazio tridimensionale sferico (DT K-rad = ∞).

 

Alla quarta categoria è possibile attribuire il merito del raggiungimento della quantum immortality, grazie alla quale, qualsiasi personaggio dato per morto, potrebbe resuscitare in un ipotetico sequel con una riproposizione alternativa del quantum entanglement associato alla Ψn dell’orizzonte degli eventi, un’addizionale proiezione ortoassiale di una sezione ipercubica. Circumnavigando le declinazioni filosofiche e poetiche alla maniera della calligrafia orientale, il cerchio chiuso, o ensô, é la rappresentazione artistica della perfezione, nonchè la figura geometrica più difficile da realizzare a mano libera. Così come il cerchio, la storia di TENET e il titolo stesso della pellicola, sono palindromi e liberamente ispirati al famoso quadrato magico medievale.

L’ inizio con l’assedio all’Opera House e la battaglia finale tra le montagne presentano eventi che si svolgono nello stesso momento nell’universo della pellicola, rendendo palindroma la collocazione degli enventi all’interno della narrazione. Il coprotagonista Neil, interpretato da Robert Pattinson, non solo, è potenzialmente onniscente perchè viene da un futuro in cui è arruolato dallo stesso protagonista diventato nel frattempo il CEO dell’organizzazione internazionale TENET, ma risulta consapevole del suo stesso presunto triste destino che lo attende, quando, con il suo ultimo ed estremo sacrificio finale darà la vita per salvare quella del protagonista, nei suoi ultimi istanti di tempo invertito. Non fornendo nessun dettaglio tangibile, al di fuori di un cordoncino arancione legato allo zaino di Neil, celando, per giunta, il suo viso allo spettatore, in un contesto dove è possibile invertire l’entropia, Neil diventa un gatto di Schrödinger e il suo casco, la famosa scatola associata al celebre paradosso.

Grazie alla  cronopoetica, che piega il tempo e le leggi della fisica, i film di Nolan sono sempre ricchi di acrobazie narrative. Tenet, in particolare, dove gli easter egg si sprecano e la rottura della quarta parete è suggellata, dal momento che il nome del protagonista del film è: il protagonista. Voli pindarici romantici e cronoinvertiti si travestono del manto della profezia che si autoavvera in un multiverso plastico e fluido dove infiniti colpi di scena sono garantiti dalle realtà alternative nel multiverso di un altroquando


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