sabato 16 maggio 2020

L'orripilante vampira senza corpo dalla Malesia - Penanggalan tra mito e cultura pop

Quando pensiamo ai Vampiri, le temibili creature notturne bevitrici di sangue, siamo soliti associare al termine i demoni della Transilvania, uomini-pipistrello allergici all’aglio e alle croci capitanati dal Conte Dracula. Nel mondo, tuttavia, esistono moltissime leggende sui vampiri, tra le più disparate e assurde che si possano mai concepire! Una di queste proviene dal sudest asiatico, nelle zone che comprendono Malesia, Tailandia, Cambodia, Sumatra e Filippine: la Penanggalan
Di giorno una donna normale, bellissima e dai lunghi capelli neri, di notte il male in persona: la testa si separa dal resto del corpo, volando macabra alla ricerca di cibo. Gli occhi rossi si illuminano, la bocca si spalanca rivelando i canini affilati, ma il lato peggiore è che il capo si trascina con sé trachea, cuore, stomaco e una parte di intestino (talvolta anche polmoni, fegato e il resto degli organi), come a sottolineare l’insaziabile appetito del mostro. Emette anche una sorta di “aura” luminosa attorno alla testa, e le sue viscere perennemente ricoperte di sangue brillano al buio, probabilmente per le alte quantità di metano presenti nelle paludi e nei campi in cui si aggira (spesso negli stessi luoghi vive anche il Krahang, uno spirito maschile che vola tramite dei cestini per il riso rotondi). Di cosa si nutre dunque? Ovviamente di sangue, essendo una vampira!

Questa creatura dà la caccia alle sue vittime mentre dormono, penetrando nelle loro camere attraverso le fessure del pavimento o le crepe nei soffitti, con l’ausilio della sua lunga e appuntita lingua invisibile. Nonostante non sia necessariamente letale, si dice che il suo morso porti malattie degenerative che possono essere curate solo da uno sciamano. Le sue prede preferite, però, sono le donne incinte e i bambini neonati: di questi ultimi non si limita a succhiarne i fluidi vitali, ma si sbrana anche le loro tenere carni. Proprio per questa sua ghiottoneria, spesso si offrono di lavorare come ostetriche: quale maniera più efficiente per avvicinarsi ai pargoli inermi? Talvolta si nutre anche di animali, e quando attacca bovini o pollame solitamente lascia una traccia di sangue sui panni stesi all’aperto.  
Mystics in Bali (Indonesia, 1981), regia di H. Tjut Djalil
Ma da dove ha origine questo abominio? Quale storia raccapricciante si cela dietro le sue temibili fattezze? La verità è che ci sono varie leggende circa la nascita di questo mostro: in una si parla di una donna normale che, desiderosa di ottenere poteri soprannaturali, fece un patto con un’entità demoniaca molto potente: la donna promise, in cambio, di non nutrirsi di carne per 40 giorni. Verso lo scadere del periodo di astinenza, ella si ritrovò tentata da un sontuoso banchetto, e scordò momentaneamente il patto. Venne perciò maledetta e divenne un vampiro dall’insaziabile appetito di carne.

Un’altra storia parla invece di una ragazza orrenda, così brutta che nessun giovane voleva maritarsi con lei. Crescendo con un senso di rancore nel cuore, ella sfogò la sua ira vendicativa sulle donne incinte, poiché vivevano la vita che lei desiderava, e compì un massacro. Quando fu finalmente catturata, venne impiccata ad un albero, con le gambe legate ad un toro furibondo che, quando liberato, strappò il corpo alla donna con tanta violenza che gli organi fuoriuscirono e rimasero attaccati alla testa appesa. I giustizieri decisero di lasciare i resti come monito, ma il mattino dopo scoprirono con orrore che la testa era scomparsa.
Illustrazione originale di Federico Fontana
Una terza leggenda parla di una bellissima principessa khmer, vissuta in Cambodia tra il IX ed il XV secolo. Costretta a sposare un potente membro dell’aristocrazia siamese, ella era invece innamorata di un altro giovane di umili origini. Quando il marito li scoprì insieme, condannò la fanciulla al rogo. Terrorizzata dalla morte, la principessa chiese aiuto ad una potente strega khmer, la quale lanciò un incantesimo per renderla immune al fuoco. Purtroppo, l’incantesimo fece effetto durante la processione, quando ormai la maggior parte del corpo era stato consumato dalle fiamme e solo la testa e alcuni organi si erano salvati, condannandola ad un’esistenza maledetta.

Vi sono moltissime altre versioni sulle origini della Penanggalan, molte delle quali fanno riferimento alla magia nera. Alcuni credono che le parenti delle Mae-Mot, le donne che praticano stregoneria, siano destinate a diventare Penanggalan dopo la morte, specialmente figlie e nipoti; oppure, mangiando o bevendo alimenti avvelenati dal sangue o dalla saliva del demone, o ancora come punizione del Karma per i peccati commessi in vita. 
Tre esemplari della creatura in un artwork di Dungeons & Dragons
Penanggalan è uno dei molti nomi di questa creatura, che variano prevalentemente di zona in zona: Krasue, Balan-Balan, Leyak, Kuyang, Palasik, Ahp e Kasu sono solo alcuni dei tanti. Un demonio simile delle Filippine porta il nome di Manananggal, ma a differenza della prima questo stacca il corpo all’altezza della vita, invece che del collo, e vola anch’esso con gli organi penzolanti tramite l’ausilio di grosse ali da pipistrello. La radice del nome è simile, poiché entrambi derivano da termini che significano “strappare”, “rimuovere”, “staccare”, in relazione allo smembramento del corpo o di parte di esso. 

Nonostante sia un demone temibile, essa è anche relativamente facile da sconfiggere: prima di separare la testa dal tronco per dare inizio alla caccia, è fondamentale per lei trovare un posto dove nascondere il corpo inerme e “svuotato” (nel quale dovrà rientrare prima dell’alba), e chiunque lo trovi potrà agire inserendo del vetro in esso, dato che, non essendo in grado di fiutarlo come il metallo di forbici e coltelli, passerà parecchio inosservato, e giunto il momento di ricongiungersi ad esso si ferirà gravemente con le schegge affilate. Allo stesso modo si può attaccarla in uno scontro faccia-a-faccia, ma è sconsigliato poiché ella utilizza le viscere e i capelli come “viticci” o tentacoli che muove molto velocemente.  
Bisogna perciò giocare di astuzia e prevenire lo scontro. Si può infatti piantare pandano o cospargere di rovi spinosi le finestre di casa, al fine di lacerare ed intrappolare le interiora della vampira e finirla con un machete. Ancora, si può piantare dell’ananas sotto le case (in Malesia sono spesso rialzate) per impedirle di passare dal pavimento, o circondare il letto di forbici e oggetti appuntiti per tenerla impegnata.

Durante il giorno, al di fuori della bellezza, la si può riconoscere dall’aspetto stanco e dal puzzo di aceto (è solita infatti ricoprire il corpo vuoto durante la caccia e le interiora prima di reinserirle in esso): se una mamma percepisce questo odore dalla propria ostetrica, dovrà procedere ad allontanarla immediatamente, al fine di salvare la propria vita e quella della sua prole. 
A sinistra un'illustrazione della Rokurokubi, a destra l'interpretazione della Nure Onna di Dennis Constantino
Nel folklore degli yokai giapponesi esistono due creature che condividono aspetti curiosamente simili: Rokurokubi, la vampira dal collo allungabile vittima della sofferenza di padre o marito abusivi, e Nure Onna, la vampira dalla testa di donna e corpo di serpente che nuota nelle coste adescando le vittime ammaliandole, come una sirena.

La Penanggalan, malgrado abbastanza sconosciuta in Occidente, è invece piuttosto popolare nei media locali: compare infatti in molti film e serie TV asiatiche. “Mystics in Bali” (1981) ne è un esempio, dove una donna americana, desiderosa di imparare le arti occulte, viene trasformata con l’inganno da una strega del luogo nella temibile vampira. Il più recente “Krasue: Inhuman Kiss” (2019) parla invece della storia d’amore tra Sai, la giovane protagonista che scopre di aver ereditato la maledizione della Krasue, e Noi, l’amico di infanzia che decide di rimanere al suo fianco, nonostante sia a conoscenza della terribile verità. 
La Penanggalan compare anche nei fumetti di Hellboy (“Hellboy #7 – La strega troll e altre storie”) e di Vampirella (“Vampirella 2014 # 6 Capitolo 3”). Una Krasue è anche tra gli antagonisti di “Eyes - The Horror Game”, videogioco horror in prima persona dove bisogna sopravvivere in una villa infestata proprio dalla vampira fluttuante.

La leggenda della Penanggalan è molto influente nel sudest asiatico, talvolta divenendo una vera e propria ossessione o una paranoia per le donne gravide: è molto influente nei modi di dire, tanto che ad una persona che si abbuffa durante i pasti si dice che “Mangi come una Krasue!” oppure “E’ ghiotta come una Krasue!”. Esiste anche una specie di fungo bioluminescente nella provincia di Khonkaen che viene chiamata “Il fungo della Krasue”.

Alla luce dei fatti, dormire con un coltello sotto il cuscino non sembra poi un’idea così esagerata o inusuale da quelle parti!

ARTICOLO ED ILLUSTRAZIONE DI
Illustrazione di copertina di Sarah Connell

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