sabato 7 marzo 2020

La dama e il tritone (Recensione "Il Mostro della Laguna Nera")

Nel 1941 il produttore William Alland era ospite di una cena a casa di Orson Welles. I due erano buoni amici, oltretutto Alland aveva recitato nel capolavoro del collega "Quarto Potere" nel ruolo del giornalista Thompson. A questa serata era presente anche il direttore della fotografia Gabriel Figueroa, che cominciò a raccontare ai convitati della leggenda di una razza di esseri per metà umani e per metà pesci che sarebbero vissuti nel Rio delle Amazzoni. Questa storia rimase molto impressa ad Alland, tanto da portarsela con sè negli anni seguenti. Nel corso degli anni '40 la popolarità dei film di mostri (che oggi definiremmo classici) Universal era notevolmente calata, dopo più di vent'anni di onorato servizio. È importante anche sottolineare come ormai stesse cambiando anche la percezione del pubblico verso questo genere di film e la direzione verso cui si stava improntando la cultura generale, nello specifico quella statunitense. Non c'era più spazio né interesse per i film dell'orrore nel senso più stretto del termine: storie gotiche di fantasmi o di esseri mostruosi che dimorano in castelli abbandonati non attraevano più gli spettatori. Sul genere, le conseguenze di questi cambiamenti furono molte. I film horror iniziarono a colorarsi di tinte ben più fantascientifiche allontanando tutti gli elementi più classici e riconoscibili, che fino allora li avevano connotati e che avevano ereditato da un certo tipo di tradizione letteraria ben più antica. Arrivati nella decade 50s la vera paura che aleggiava nell'aria, e quella che le grandi potenze dell'Occidente (al tempo tutte sovrastate dal colosso USA) sfruttavano per fini propagandistici era la possibilità di un'imminente conflitto con l'Unione Sovietica che potesse comportare il dispiego di armamenti nucleari.
Il mostro nei fanta-horror diventa dunque il neutrino, e le aberrazioni che è in grado di generare; quei dittatori o capi di stato dispotici e incredibilmente simili ai reali grandi leader sovietici; gli alieni, invasori dallo spazio profondo. Importante novità che il fanta-horror anni '50 introdusse fu la rivalutazione della figura dello scienziato.

Se nei film horror classici gli uomini di scienza non erano altro che dei pazzi con mire di conquista globale, a cui era sempre relegato il ruolo di antagonista; ora gli scienziati diventano gli eroi di queste storie, coloro che grazie alle loro conoscenze possono impedire disastri e orrori vari. Così, per conto della Universal, William Alland nel 1953 produsse "Destinazione...Terra !". Il film era basato su un soggetto del celebre scrittore Ray Bradbury, adattato in sceneggiatura da Harry Essex e affidato al giovane regista Jack Arnold. Oltretutto fu la prima produzione in 3-D per la Universal. Questo primo esperimento fatto da Alland nell'avvalersi della novità che la tecnologia 3-D rappresentava al tempo fu proficuo, e il film è ancora oggi considerato un cult.
La storia di Figueroa però era ancora ben salda nella mente di Alland, che ci trovava un grande potenziale. Così abbozzò una prima versione che intitolò "The sea monster", e che scrisse ispirandosi fortemente al primo "King Kong" (1933) che era già diventato un film paradigmatico. Questa prima stesura fu rimaneggiata da altri sceneggiatori, e col tempo prese il titolo di "The Black Lagoon".

A questo punto il progetto era pronto per essere realizzato, Alland chiamò Arnold alla regia e decise che anche stavolta il film sarebbe stato girato in 3-D per renderlo ancor più accattivante. Così nacque "Il Mostro della Laguna Nera": uno dei più puri horror Universal, adattatosi al contesto in cui è nato e quindi molto cambiato nella forma. Un film horror dalle tinte scifi e uno spirito baroccheggiante e decadente, come i suoi precedessori, ma trasferito in un'ambientazione esotica e sublime tipica del cinema d'avventura.
A comporre la colonna sonora torna dalla precedente fatica di Alland/Arnold Henry Mancini, che va a creare un accompagnamento musicale iconico che unito alle tracce dei classici monster-movie Universal va a sugellare lo spirito orrorifico tradizionale del film.

Abbiamo già detto che si tratta in qualche modo di un retelling della storia di King Kong, di cui riprende la struttura alla bella e la bestia, rimescolando questo concept a tal punto da farlo proprio. La componente erotica tra dama e mostro che era già stata velatamente accennata nel capostipite "King Kong", qua è largamente accentuata: Arnold mette in scena la forte pulsione che il mostro prova per la bella Kay (Julie Adamas), che nelle acque amazzoniche sfoggia un costume quasi scandaloso per quel tempo. Gill-Man (lett. "uomo branchia") non è un essere maligno, ma un animale schivo portato alla violenza nel momento in cui sente il suo habitat sempre più minacciato. Dietro le sue sembianze squamose, c'è un lato tenero che emerge nei momenti in cui dal fondale della laguna contempla meravigliato Kay nuotare, o nel modo in cui si trascina goffamente sulla terra ferma come un vero e proprio pesce fuor d'acqua.
È una creatura dotata di una certa sensibilità, che possiamo evincere dalla leggiadria con cui sembra quasi ballare nelle profonde e torbide acque della laguna nera. Quello che viene raccontato non è un tipico conflitto tra uomini avidi e affamati di potere e la natura ma bensì tra il mostro e delle persone intelligenti e ragionevoli, gli scienziati a bordo della Rita, che però hanno turbato la pace in cui il Gill-man viveva risvegliando la sua parte più feroce e avventata. Inizialmente vennero previsti due finali: quello che conosciamo, in cui il mostro viene ferito a affonda morente nelle acque della laguna; un secondo, in cui Gill-man viene catturato e portato nel mondo civilizzato (questa conclusione scartata, sarà riciclata per il seguito del film "Revenge of the creature" del 1955).
Infine si decise di ripiegare per il primo perché era quello che lasciava più spiragli per aprire dei seguiti, come effettivamente fu fatto. Riguardo alla realizzazione del mostro, Bud Westmore fu a capo del dipartimento di make-up ed effettistica. Egli si vantava di aver concepito l'iconico design del Gill-man, ma oggi sappiamo che è da attribuire all'animatrice della Disney Milicent Patrick. In realtà, Westmore tendeva a prendere i meriti delle conquiste fatte dal suo dipartimento, mentre il grosso del lavoro veniva concretamente fatto da Jack Kevan e Chirs Mueller Jr. Stando a quanto dichiarato dalla Universal, il costume costò 18'000 dollari e 8 mesi di lavorazione. Al tempo, un costume così articolato fu uno dei più grandi passi avanti fatti nel campo. Tutto questo ha permesso, ad oggi, a "Il Mostro della Laguna nera" di diventare un cult immortale; fu un film che quando uscì ebbe un discreto successo di critica e ottimi risultati al botteghino, tanto da determinare ben due seguiti. Non a caso Gill-man è considerato a tutti gli effetti l'ultimo dei mostri classici della Universal.
Articolo di Lorenzo Spagnoli

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