mercoledì 4 marzo 2020

L'incubo - Orrori su tela

La dimensione onirica ha, da sempre, affascinato generazioni intere di scienziati, studiosi, artisti o semplici curiosi. Probabilmente gran parte dell’interesse che suscita deriva dall’alone di mistero insito nel concetto stesso di sogno, così astratto ma al contempo così coinvolgente. Si tratta, in effetti, di un processo organico e psichiatrico particolarmente interessante: i circuiti neurali si liberano dal peso dell’interazione col mondo esterno, e si ricalibrano. È come se il cervello si chiudesse in un breve letargo di una manciata di ore, per evitare condizioni di affaticamento estremo che, al contrario, causerebbero lo shut down dapprima delle aree non fondamentali del cervello, poi uno spegnimento totale dell’organismo. 

È proprio dai sogni che nasce l’indagine portentosa di Freud rispetto alla psiche umane, dando luce alla psicoanalisi. Sosteneva infatti che “il sogno è la via maestra per esplorare l’inconscio”, ritenendo che, attraverso di essi, si riuscissero a ricostruire tutti gli impulsi che di giorno vengono soppressi dall’inconscio. Oggi, tuttavia, non è una teoria unanimemente accettata, sostenendo che piuttosto che i desideri i sogni riescano a scoprire aspetti endopsichici conflittuali e ad esplorare processi intrapsichici più complessi. Nella cultura di massa, in particolare, il mondo onirico è stato più volte esplorato, come, ad esempio, nel celebre dipinto di Johann Heinrich Füssli, l’Incubo.
Realizzato nel 1781 e conservato attualmente al Detroit Institute of Arts, fu esposto per la prima volta alla London Royal Academy un anno dopo la sua realizzazione, suscitando vivaci reazioni negli osservatori. Era un soggetto insolito, l’atmosfera macabra e criptica riuscì a perplimere una buona fetta del pubblico, entusiasmandone il resto. Al momento della sua esposizione l’opera era accompagnata da una poesia di Erasmus Darwin, intitolata Night-Mare

«So on his Nightmare through the evening fog Flits the squab Fiend o'er fen, and lake, and bog; Seeks some love-wilder'd maid with sleep oppress'd, Alights, and grinning sits upon her breast»
(trad.) 
«Così nel suo Incubo attraverso la nebbia serale Si scaglia il grassoccio Fied o’er fen, e il lago e la palude; Cerca una ragazza da amare oppressa dal sonno, Posandosi, e ghignando sopra il suo seno»

La tela riscosse immediatamente un enorme successo in tutta Europa, venendo apprezzata nella sua globalità, ma nonostante la sua fama venne venduta per sole 20 ghinee (monete britanniche dal valore originario di un pound, ossia 20 scellini). Divenne, inoltre, l’ispirazione di una grande quantità di vignette satiriche che vedevano come protagonisti personaggi di spicco dell’epoca, come ad esempio Napoleone Bonaparte, Luigi XVIII, William Pitt e Charles James Fox.
Il quadro si compone di 3 soggetti: una donna stesa sul letto, vestita con una tunica bianca (unica fonte di luce del quadro), con la testa che pende dal letto stesso e con le braccia che cadono a peso morto, un cavallo nascosto dietro alla tenda ed un demone, seduto sull’addome della donna. Si tratta di un soggetto molto controverso e che si presta ad una multipla interpretazione. Potrebbe, infatti, essere vista come un’allucinazione onirica, un accostamento apparentemente insensato di elementi giustificato da percorsi psichici del dormiente, oppure potrebbe essere la rappresentazione grafica di un incubo vero e proprio. Il dipinto, tuttavia, richiama inequivocabilmente alla mente un disturbo del sonno piuttosto comune, le cosiddette paralisi nel sonno. Si tratta di un “malfunzionamento” che si verifica durante la fase REM (rapid eye movement), nella quale il cervello elabora i sogni vividi e i muscoli presentano uno stato di atonia. Molto spesso, però, la fase del risveglio non coincide con la fase di ripresa di tono dei muscoli, causando dunque uno scompenso: è come se il cervello non riuscisse più a collaborare col corpo, causando dunque una paralisi, per cui ci si ritrova coscienti ma incapaci di muoversi. La sensazione di terrore e, talvolta, le allucinazioni che si verificano durante questa fase sono il frutto di un’iperattività dell’amigdala, zona del cervello responsabile, appunto, dei meccanismi del terrore e della paura. È un quadro, dunque, che può essere capito a fondo da coloro che fanno esperienza di tali fenomeni. 
I colori utilizzati sono perlopiù scuri, cupi, a voler suggerire un senso di macabro e contribuendo all’atmosfera tetra del quadro, grazie anche al sapiente uso di luci ed ombre. 

Un'altra ipotetica interpretazione del quadro riprende alcuni eventi biografici di Füssli. L’artista amò una donna che, a causa della non approvazione della famiglia, fu costretta a rifiutarlo, e si sposò qualche tempo dopo con un altro uomo. La donna distesa, dunque, potrebbe coincidere con la donna da lui amata, e il demone non sarebbe altro che una metafora che rappresenta lui, che non riesce a lasciarla andare. 

La protagonista del quadro somiglia, inoltre, all’Ariadne addormentata che si trova al Vaticano, mentre il demone somiglia molto ad alcune figure rinvenute a Selinunte, un sito archeologico in Sicilia.
Articolo di Manuela Griffo

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