martedì 14 gennaio 2020

Un finale cupo (Focus on "Storia di un burattino")

Con il recente  arrivo della nuova pellicola di Matteo Garrone incentrata su Pinocchio, mi sembrava doveroso dedicare un post proprio su questo stravagante personaggio e sulle sue interessanti origini.

Pinocchio infatti, nasce dalla mano dell’autore Carlo Lorenzini, meglio conosciuto come Carlo Collodi. Lo scrittore nacque nel 1826 e morì nel 1890 all’età di sessantatre anni, lasciandoci diverse sue opere, tra cui Storia di un burattino che sarebbe divenuta la sua opera più famosa.  Storia di un burattino venne pubblicato sul giornale per bambini Fanfulla della Domenica, un giornale supplementare de Il Fanfulla.
La storia inizia con Mastr’Antonio che è intento a tramutare uno scarso pezzo di legno in una gamba di un tavolino, ma nel mentre sta per colpirlo, il pezzo di legno inizia a parlare. Mastr’Antonio, spaventato, regala il pezzo di legno a un altro falegname, Geppetto, il quale decide di trasformarlo in un burattino. Dopo averlo completato e avendogli dato il nome di Pinocchio, il burattino deride Geppetto e scappa di casa facendosi rincorrere da quest’ultimo, fino a quando il falegname non verrà arrestato da un carabiniere per paura che potesse punirlo troppo severamente.

Così Pinocchio torna finalmente a casa, dove un curioso Grillo Parlante gli dice che ciò che il burattino ha fatto è sbagliato, ma Pinocchio non ne vuole sentire e gli lancia un martello di legno, uccidendolo e lasciandolo appiccicato al muro. Il giorno dopo Geppetto torna a casa e per farsi perdonare, Pinocchio gli dice che vuole andare a scuola ed essere un bravo burattino.
Mentre s’incammina per il suo primo giorno di scuola, Pinocchio s’imbatte nel Teatro dei Burattini, ma ben presto verrà catturato dal burattinaio Mangiafuoco il quale vuole usarlo come legna da ardere per far cuocere un pezzo di carne, ma poi rimane impietosito dalle sue richieste di pietà e lo lascia andare con cinque monete d’oro.

Pinocchio decide di tornare a casa, ma nel tragitto fa la conoscenza del Gatto e la Volpe a cui racconta che ha appena ricevuto cinque monete d’oro. Desiderosi di quel denaro, il Gatto e la Volpe lo convincono a seppelire le monete nel Campo dei Miracoli, così da far spuntare un albero pieno zeppo di oro. Prima di arrivare a destinazione, Pinocchio e gli altri due individui cenano e rimangono a dormire al Gambero Rosso, ma quest’ultimi decidono di andarsene e lasciano il conto a Pinocchio.

Dopo aver lasciato il Gambero Rosso, Pinocchio riceve una visita dall’ombra del Grillo Parlante, il quale gli consiglia di tornare a casa sua con i zecchini rimasti e di stare attento agli assassini, ma il burattino decide di andare comunque al Campo dei Miracoli.
Mentre cammina in una strada buia due assassini cercano di derubarlo, così lui si mette le monete in bocca per nasconderle, così gli assassini cercano di ucciderlo ma Pinocchio morde la mano di uno dei due e, dopo averla staccata, la butta a terra vedendo che si tratta di una zampa da gatto. Pinocchio cerca di fuggire da quei due e bussa alla porta di una casetta bianca, dalla quale una bambina dai capelli turchini gli dice che in quella casa sono tutti morti, inclusa lei e che sta aspettando la sua bara.

Pinocchio viene raggiunto dai due assassini i quali cercano di accolterarlo ma non ci riescono, così decidono di impiccarlo ad un albero. Impazienti di aspettare la sua morte, se ne vanno prometendosi di tornarci il giorno dopo e lo lasciano solo. Pinocchio pensa che qualcuno lo tirerà fuori da quella situazione, ma quando vide che nessuno stava arrivando ripensò al suo babbo e desiderò fosse lì con lui, per poi chiudere gli occhi e abbandonarsi al suo destino.
Così si conclude la prima stesura de Storia di un burattino, al capitolo XV, per poi essere continuata su volere dei lettori aggiungendo elementi come Il Paese dei Balocchi, il Pesce-Cane e la trasformazione del burattino in un bambino vero. Insomma, un finale più lieto rispetto a quello pensato inizialmente dall’autore.

Articolo di Thanasis Gaetano Riela

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