domenica 28 luglio 2019

Un piccolo lungo incubo (Recensione "Sogno o realtà?")

Nel 1992, in America, sotto la Scholastic Press, iniziò una curiosa serie di romanzi horror per i più giovani, scritta da un curioso autore dell'Ohio, Robert Lawrence Stine (R.L. Stine): "Goosebumps", in Italia, "Piccoli Brividi".

Nel 1995, Saban, iniziò la produzione per un adattamento televisivo e oggi parleremo proprio di un episodio di questa serie dal titolo originale di "Don't Go to Sleep!", tradotto in Italia come "Sogno o realtà?"; L'episodio, quarto della terza stagione, andato in onda per la prima volta il 20 settembre 1997, è diretto da John Bell e scritto da Rick Drew, ispirandosi molto liberamente al cinquantaquattresimo libro di "Piccoli Brividi" di R. L. Stine.
Matt (Tyler Kyte, che in futuro curerà la colonna sonora di "Monsterville" di R. L. Stine) è un dodicenne stanco di esser trattato come un bambino da tutti e, in cerca di privacy e tranquillità per leggere fumetti, decide di dormire nell'attico. Una volta addormentato, però, si ritroverà catapultato in situazioni più che stressanti, cambiando di continuo realtà, mentre due agenti della Polizia della Realtà (Martin Roach di "Cube Zero" e "The Shape of Water" e Anthony De Longis) gli daranno la caccia.

L'episodio è generalmente riconosciuto come uno dei più spaventosi della serie o, più che altro, uno dei più snervanti e ansiogeni. Vediamo infatti continui primissimi piani, dal basso verso l'altro, come se vedessimo dagli occhi del protagonista, di adulti assai scortesi e rudi nei confronti di quest'ultimo, ponendolo in situazioni che genererebbero ansia in chiunque, scenari che mutano vertiginosamente ad ogni urlo del protagonista, passando ad esempio dalla scena di una bomba a quella del suo disinnesco e, se ciò non bastasse, va ricordato che il ragazzo era costantemente braccato dai due "men in black" decisamente non amichevoli quanto quelli di Will Smith e Tommy Lee Jones nel film omonimo, anzi, il contrario, nonostante sia chiaro che ne siano un riferimento.
Ovviamente, il libro originale (in italiano "Incubo al risveglio"), poco ha a che fare con ciò che viene visto nell'adattamento televisivo: in esso, infatti, Matt, ogni volta che si addormenta, si risveglia in un corpo diverso, tra cui quello di uno scoiattolo, ed il suo problema nasce dal dover tornare nel suo corpo normale, potendolo fare solo tornando nella camera degli ospiti (e non una ben più inquietante soffitta come trasposto) dove tutto è iniziato, aiutato da una ragazza, Lacie, che in seguito si rivelerà membro della Polizia della Realtà, e braccato costantemente da quest'ultima.

Insomma, un racconto più fantascientifico, con tanto di trasformazione in un mostro simile a Godzilla, più che dell'orrore, senza tutto il sentimento d'ansia suscitato nella sua trasposizione.
Copertina originale del libro
La regia con movimenti veloci e primi piani e il gioco di luce che illumina solo i personaggi che parlano in scena donano quel senso di onirico e di "brutto sogno" necessario all'andamento dell'episodio. Sorprendentemente anche la recitazione non è blanda come nella maggior parte degli episodi, magari anche grazie al dover essere "over the top" (esuberanti, potremmo tradurre) per la maggior parte dei ruoli, e le reazioni di Tyler Kyte sono esattamente quelle che avrebbe un ragazzino spaventato in quelle situazioni, nulla di troppo esagerato insomma.

Una curiosità sta nel fatto che potrebbe esservi un collegamento a un altro episodio della serie, "Click" ("Il telecomando"), in quanto entrambi i protagonisti dei due episodi, rompendo le leggi della Realtà, seppur in maniera diversa, si ritrovano in un vuoto oscuro, nonostante Matt ci resti solo momentaneamente.

Nemmeno il finale è degno di un lieto di fine, risultando decisamente più cupo e senza scampo rispetto a quello del libro dove assistiamo ad un semplice cliffhanger. La puntata televisiva non lascia invece molte speranze al povero Matt.
Anzi, sembra decisamente un game over.


Articolo di Robb P. Lestinci

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