venerdì 15 settembre 2023

Following - Il primo film di Cristopher Nolan (Analisi della genesi stilistica)

Che Oppenheimer sarebbe stato uno dei film più importanti e chiacchierati dell’estate, se non dell’anno, era abbastanza prevedibile. A stupire semmai, anche alla luce dei giudizi contrastanti che aveva raccolto il precedente Tenet, è la maggioranza bulgara di chi lo sta apprezzando, siano essi critici o pubblico generalista1. Ancora più inaspettato, forse anche da parte dello stesso Nolan, è lo straordinario successo che sta riscuotendo al botteghino. Mentre questo articolo viene scritto, il film ha superato gli 850 milioni di dollari2: un risultato notevole, considerato che si tratta di un biopic di tre ore privo di esplosioni (in realtà un’esplosione è presente, ma non del tipo che potrebbero apprezzare i fan del buon vecchio Michael Bay). Oppenheimer conferma quindi ancora una volta, se mai ce ne fosse ancora il bisogno, il posto di Nolan nell’olimpo dei registi più influenti e celebrati del nuovo millennio.

Forse vi sorprenderà sapere, però, che non è stato l’unico film da lui diretto ad uscire al cinema quest’estate: una settimana prima di Oppenheimer infatti Movies Inspired, probabilmente per sfruttare l’attesa e l’entusiasmo intorno alla pellicola con protagonista Cillian Murphy, ha distribuito la versione restaurata di Following, opera prima del regista inglese. Pur essendo un film che, per ovvi motivi produttivi, è molto lontano dal respiro e dalle ambizioni che un film di Nolan solitamente si porta dietro, è interessante notare come già in questo piccolo ma splendido noir indipendente siano presenti molti elementi della sua personalissima cifra stilistica.
Bill è un aspirante scrittore squattrinato, che comincia a seguire persone a caso nella speranza che queste possano dargli ispirazione per il suo lavoro. La sua attenzione cade quindi su Cobb, un giovane di bell’aspetto e dai vestiti eleganti che porta sempre con sé una valigia. Una volta accortosi di essere pedinato approccia Bill, rivelandogli di essere un ladro professionista e chiedendogli di accompagnarlo nei suoi lavori, che consistono più che altro nello svaligiare case.

Cobb (cognome che poi Nolan riutilizzerà per il personaggio di Di Caprio in Inception) rappresenta tutto ciò che Bill non è: è sicuro di sé, ben vestito, competente nel suo mestiere e molto abile a esporre al suo nuovo apprendista la logica e, se così possiamo chiamarla, la filosofia dietro ai suoi metodi. Sfido chiunque a guardare la scena della rapina della prima casa e non rivedere, nelle movenze di Cobb, nel abbigliamento, nella sua meticolosità, nel ritmo delle battute e in generale nella sua recitazione, un predecessore di Dominic Cobb di Inception o di Neil di Tenet.
Bill via via si appassiona a questo lavoro e comincia ad acquisire fiducia in sé stesso, ma tutto precipita quando si innamora di una donna che ha precedentemente derubato e che scopre essere la ex fidanzata di un gangster.

Come si può intuire siamo di fronte ad un noir in piena regola: un sottobosco criminale di basso rango ma non per questo meno pericoloso, una giovane affascinante che come da tradizione risulterà fatale per il protagonista, e un generale senso di disagio, di non detto, che permea l’atmosfera.

Sensazione, e qui passiamo a ciò che rende Following pienamente nolaniano, accentuata dalla narrazione non lineare. Nolan è solito comporre i suoi film come se fossero delle tessere di un puzzle di cui non abbiamo il disegno finale, o come una melodia le cui note ci vengono fornite sparse e sta a noi riordinarle: a volte il giochino risulta complesso ma stimolante e coinvolgente (The Prestige e Memento), a volte invece solamente frustrante (Tenet e in parte Dunkirk). Following sotto questo aspetto si trova a metà strada: pur non seguendo una logica dal rigore ferreo come nei suoi film migliori, non è neanche inutilmente arzigogolato come Dunkirk, ma utilizza la non linearità al fine di catturare l’attenzione dello spettatore e farlo appassionare ad una storia che per larghi tratti risulta derivativa. I continui salti temporali sono comunque sempre riconoscibili grazie ai cambiamenti che coinvolgono Bill durante la storia: un nuovo vestiario, un nuovo taglio di capelli, un occhio nero o un oggetto rotto nel suo appartamento, sono tutti elementi che permettono di collocare precisamente ogni scena all’interno di questo apparente ginepraio.
Come si diceva prima la vicenda, pur risultando per larghi tratti convenzionale, proprio nel finale regala un colpo di coda inaspettato, che ci permette anche di affrontare un altro elemento ricorrente della filmografia nolaniana: l’idea che esista una persona, spesso un alleato del protagonista, che si rivela essere in realtà colui o colei che agiva nell’ombra per danneggiarlo. È così ne Il cavaliere oscuro - il ritorno con Miranda Tate/Talia Al Ghul, è cosi in Oppenheimer con Robert Strauss, ed è così anche in Following.

A dir la verità qui siamo di fronte ad un doppio gioco al quadrato: prima si scopre che la donna, da femme fatale qual è, incastra Bill per salvare Cobb, con cui intrattiene una relazione, ma nei minuti finali, quando Bill viene interrogato dalla polizia ed accusato sia dell’omicidio della ragazza che delle rapine compiute da Cobb, scopriamo che in realtà era tutto un piano di quest’ultimo, assoldato dal gangster per far sparire la sua ex ragazza, rea di averlo ricattato per un omicidio compiuto nella casa di lei.

L’aspetto più beffardo di tutta la vicenda, però, è che non c’è un motivo in particolare per cui Cobb ha scelto proprio Bill come agnello sacrificare da incolpare per i suoi crimini: se lo scrittore non l’avesse seguito, molto probabilmente tutto questo non sarebbe successo.
Uno dei finali più amari e cupi di Nolan, che conclude in bellezza un’opera che per troppo tempo nel nostro paese è rimasta nel dimenticatoio, eccezion fatta per una scarna edizione in dvd fuori catalogo da un’eternità e reperibile solo a prezzo esorbitanti, ma che possiamo considerare come la sua dichiarazione di intenti, una prima versione del suo testo programmatico del cinema.

Insomma, un Nolan del passato che ricompare nel presente per offrirci una chiave interpretativa del suo passato, del suo presente e del suo futuro: una sorta di Tenet della distribuzione italiana.
Che bello quando il confine tra finzione e realtà è cosi labile, vero?
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NOTE

2 Oppenheimer - Box Office Mojo

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