domenica 29 maggio 2022

Incubi ritrovati dal Texas - Intervista a Thomas Burke

Lo scorso anno, per puro caso, stavo cercando un film horror giapponese che definirlo di nicchia è un eufemismo e l'unica traccia che esistesse realmente era un log su letterboxd di un tale "Tom". Trovato un suo contatto, gli ho scritto una mail alla quale ha rapidamente risposto dandomi delucidazioni sul film e un modo per vederlo. Non sapevo ancora che quel Tom, o meglio, Thomas Burke, era un regista ed un vero e proprio esperto del genere. Dopo i primi corti universitari ed alcuni ruoli minori in varie produzioni, Thomas ha diretto "Camping Fun" nel 2020, un cortometraggio found footage visionabile gratuitamente su YouTube, e, quest'anno [ndr: 2022], un altro corto, che ho avuto l'onore di vedere in anteprima, addirittura in una versione non ancora definitiva, "SHC: Freak Accident". Sempre quest'anno ha lavorato a un rimontaggio totale ed a scene aggiuntive per il film di Stockton Miller "The Trident: The Land We Call Home", ribattezzato "The Barbados Project" (girato nel 2019 alle Barbados), e come montatore, sound designer e doppiatore nel fantastico "A Town Full of Ghosts", un found footage del regista Isaac Rodriguez di cui presenteremo delle anteprime in esclusiva in quest'articolo e di cui potremmo parlare più avanti. 
Senza ulteriori indugi, vi presento l'intervista che ho realizzato con Thomas riguardo i suoi film, le sue ispirazioni e i suoi progetti in cantiere:

Robb: Ciao! Ci conosciamo da un po’ ormai, ma alcuni dei nostri lettori potrebbero non essere familiari con i tuoi lavori. Come li descriveresti?
Thomas: Hmm sono di solito incasinati, ma credo di poter dire che quello è l’intento. Le trame devono essere coinvolgenti per lo spettatore e mi piace molto raccontare delle storie che possono comunicare con le persone, ma quello che mi piace di più è il prendere quell’aspetto e crearci qualcosa di nuovo- magari qualcosa di inaspettato che potrebbe anche modificare non solo la storia in generale, ma in molti casi anche il genere primario del film.

R: Hai qualche ispirazione principale?
T: Sono cresciuto interessandomi soprattutto dell’industria musicale, perciò mi son reso conto che quando si scrive qualcosa o la si crea, la musica tende ad avere un grande ruolo. Molti compositori mi ispirano, come Max Richter. Ma nei rapporti a me più vicini, i miei colleghi e collaboratori mi spingono a raffinare il mio lavoro ogni giorno.

R: Quali dei tuoi colleghi ti piacerebbe di più incontrare e perché?
T: Hmm bella domanda! Ultimamente sto facendo molto doppiaggio in Finlandia, con un direttore emergente che si chiama Kalle Saarinen. Il suo team mette insieme dei lavori veramente fenomenali, quindi mi piacerebbe un giorno incontrarli di persona.
R: Parlando del tuo lavoro di regista, qual è il film di cui sei più fiero?
T: Direi “Camping Fun” perché mi ha permesso di entrare nella comunità dell’horror found footage e non mi aspettavo che così tante persone avrebbero reagito così bene nei confronti di questo film.

R: Anche io ti ho conosciuto grazie ai film found footage! Quali sono i tuoi preferiti del genere?
T: Rispondere a questo è più difficile perché ne amo di tantissimi. Ma la mia top 5 (ad oggi) è: “The Poughkeepsie Tapes”, “Followed” (del regista Antoine Le), “1974: La posesión de Altair”, “The Blackwell Ghost Part 3” e “Lunopolis”.
The Poughkeepsie Tapes” offre un punto di vista molto disturbante e autentico sul found footage- questo aspetto è presente anche nei primi prodotti dello stesso regista che forse ha creato uno dei migliori film found footage ad oggi conosciuti, “As Above so Below” [ndr: uscito in Italia col titolo “Necropolis - La città dei morti"]. “Followed” ha un approccio alla narrazione che non ho mai visto prima, unendo elementi di storia reale con elementi di finzione. “1974” è probabilmente uno dei film più spaventosi che abbia visto all’interno di questo genere, e propone un finale che è molto difficile da prevedere. Se hai visto “The Blackwell Ghost 1 & 2”, allora la parte 3 porta lo spettatore in una nuova trama, oltre ad una nuova ambientazione che non posso che ammirare, il modo in cui fa leva sui nervi scoperti. E “Lunopolis”, sebbene non sia perfetto, è forse uno dei migliori found footage indipendenti che sia mai stato fatto. Quando un film ti lancia in stanze segrete, viaggi nel tempo e la fine del mondo, è difficile non farsi prendere, [ride].
Uno sguardo in anteprima esclusiva ad Andrew C. Fisher e Mandy Lee Rubio sul set di "A Town Full of Ghosts" (2022, diretto da Isaac Rodriguez)
R: Rimanendo sull'argomento found footage, di recente hai lavorato a "A Town Full of Ghosts" (che ho amato), ci potresti parlare della sua produzione e della tua partecipazione ad essa?
T: Grazie! Sì, è stato molto divertente, non ho lavorato durante la parte di produzione ma ho lavorato all’editing del film e al sound design. Tuttavia conosco abbastanza la città fantasma dove è ambientato perché ci ho girato un paio dei miei primi corti. Si chiama la J. Lorraine Ghost Town- quaggiù in Texas. E il proprietario aggiunge piano a piano sempre più infrastrutture alla città, a partire dagli anni 80!

R: Pazzesco! Mi ha colpito come la città sembrasse un vero e proprio personaggio del film. Hai partecipato, con vari ruoli, anche ad altri progetti. Ci puoi parlare dei tuoi preferiti?
T: Di recente ho avuto un piccolo ruolo nel film di Gus Van SantAge Out”. È stato molto divertente. Io e i miei amici poi abbiamo questo inside joke che consiste nel creare questo franchise di avanguardia chiamato “Broken Glass” - ma in sostanza è solo qualcosa per scherzare perché non lo promuoviamo mai né pubblichiamo i film, è soltanto un modo divertente per girare qualcosa senza un budget e senza ulteriori pressioni. Mi sa che questa è la prima volta che sto pubblicamente affermando la sua esistenza [ride].
Anteprima esclusiva di "A Town Full of Ghosts" (2022, diretto da Isaac Rodriguez)
R: È un'esclusiva allora questa ahaha! Parlando invece di progetti che hai pubblicato, hai da poco lavorato a "The Barbados Project". Ci puoi parlare di questo film e della sua storia?
T: Sì! “The Barbados Project” è il primo found footage/creature feature a venire fuori dalle isole Barbados. Abbiamo girato tutto quanto lì, ci abbiamo messo veramente tanto; ma finalmente abbiamo completato la post-produzione e lo stiamo proiettando ad alcuni festival cinematografici. Nel film seguiamo un gruppo di giornalisti che sta cercando di scoperchiare una cospirazione dei governi di tutto il mondo che comprende dei mostri che usano i viaggi nel tempo per entrare nel nostro universo. Si tratta di un concetto completamente folle, ma lo ammiro veramente molto perché ho sempre voluto lavorare ad un film sui viaggi nel tempo, perciò dal momento in cui sono stato coinvolto, mi ci sono dedicato molto!

R: "The Barbados Project" ha un mostro gigante, come è stato realizzato e come avete creato il suo design?
T: Il mio co-regista, Stockton, ha lavorato agli effetti speciali per un po’ di tempo ormai- mentre alcuni mostri li abbiamo creati noi, altri design sono usciti dai Tippet Studios, che sono stati tanto gentili da lasciarceli usare per il film.
"The Barbados Project" (2022, diretto da Thomas Burke e Stockton Miller)
R: Il nostro staff è appassionato di film kaiju, quindi questa domanda è dovuta: se avessi l’opportunità di dirigere un film su uno dei kaiju più famosi, quale sceglieresti e perché?
T: Beh direi di sicuro Gamera perché è quello che conosco meglio. Ma parlando più in generale mi piace molto l’horror giapponese. E il regista Kôji Shiraishi è uno dei miei preferiti di sempre, quindi se avessi l’opportunità di fare un film di mostri e permettere ad alcuni dei suoi design di vedere la luce lo farei senza ombra di dubbio.

R: Anche io sono un fan dell’horror giapponese quindi mi piacerebbe chiederti se ce n’è qualcuno che hai visto di recente che ti ha veramente turbato.
T: Sì. Un film che si chiama “Celluloid Nightmares” del 1999. È molto inquietante e non penso di poterlo raccomandare [ride].
Meno turbante, più che altro spaventoso- d’altro canto mi piacerebbe consigliarti questo film chiamato “Mount Nabi” di Seiji Chiba.

R: Lo sai che ora devo vederli, vero? [Ride]
T: [Ride] buona fortuna! Sai, ora che ci penso… anche “Mount Nabi” è molto inquietante- ma secondo me è molto piacevole da vedere.
R: Al momento stai lavorando a qualcosa?
T: Sì. Sono legato ad alcuni progetti che dovrò dirigere quest’anno. Dovremmo iniziare la produzione di uno quest’estate, e poi creare l’altro durante l’inverno. Purtroppo non ti posso dire molto di questi- ma uno fungerà da sequel per un found footage che molti potrebbero conoscere. Quindi sono molto entusiasta per quello; ti dico anche che potremmo o meno buttarci con esso nel territorio dei mostri…

R: Daje! Ho già parecchio hype! Per concludere: quali sarebbero i tuoi consigli per un aspirante regista?
T: Vorrei dire: cerca di essere completamente aperto al lavorare con gli altri. Di questi tempi troppe persone non cedono o scendono a compromessi sulla loro visione iniziale. Perciò piuttosto di creare qualcosa che deve essere fatta in un determinato modo, inizia dal trovare le persone giuste con cui lavorare all’interno del tuo circolo- perché più cose condividete, su più cose ragionate insieme e più tu comunichi con gli altri, tanto più sarai in grado di porre in loro la tua completa fiducia e dare a te stesso più tempo e libertà di concentrarti sulla storia e sulla struttura della narrazione. Inoltre io sono andato alla scuola cinematografica, ma la maggior parte di quello che ho imparato è stato quando ho iniziato sul set semplicemente come “extra”. In queste produzioni sono stato in grado di osservare da vicino come lavorano gli altri, molti dei quali ora ammiro...

R: Grazie dell’intervista! Non vedo l’ora di guardare i tuoi prossimi progetti!
T: Grazie, è stato molto divertente!

INTERVISTA DI
COPERTINA DI


TRADUZIONE E REVISIONE DI GIULIA ULIVUCCI
RINGRAZIAMENTO SPECIALE A ISAAC RODRIGUEZ

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