mercoledì 10 febbraio 2021

Il mortale amuleto di giada (Recensione “Il cane”)

Nel mondo dell’arte capita spesso che alcune opere vengano reputate orribili dai propri creatori a tal punto da chiederne la distruzione o a tenerle nascoste per tanto tempo. E proprio quelle opere tanto odiate dai loro creatori finiscono poi per rivelarsi dei veri e propri capolavori. Il caso più antico e emblematico è sicuramente quello di Virgilio, che chiese ai suoi compagni di distruggere la sua poi tanto acclamata “Eneide”, o il caso di Francisco Goya e delle sue “pitture nere”, riscoperte e apprezzate anni dopo la sua morte. 

Il racconto che andremo ad analizzare oggi, “Il cane” (titolo originale “The Hound”) di Howard Philips Lovecraft è uno di questi casi di opere “riscoperte”. Scritto nel 1922 e pubblicato per la prima volta nel 1924 sulla rivista “Weird Tales”, questo racconto è sempre stato considerato da Lovecraft come il peggiore che abbia mai scritto eppure nel corso del tempo questa storia è diventata una delle più importanti dello scrittore di Providence. È infatti da questo racconto che Lovecraft comincerà a delineare uno sfondo comune per tutte le sue storie dell’orrore, inoltre è qui che per la prima volta viene citato il Necronomicon, lo pseudo libro scritto dall’arabo pazzo Abdul Alhazred che affascinerà migliaia di lettori in tutto il mondo.

"Il mastino e altre storie" di Gou Tanabe

Lovecraft ebbe l’ispirazione per la storia subito dopo una visita, a Brooklyn, al complesso religioso della Chiesa Riformata di Flatbush, il quale verrà menzionato in un altro suo racconto “L’orrore a Red Hook”. Infatti, sebbene nella storia ci venga detto che la chiesa visitata dai due personaggi si trovi in Olanda, la descrizione del luogo ricorda proprio quel complesso religioso. Ad accompagnare Lovecraft in quella visita c’era l’amico Rheinhart Kleinen, che lo scrittore di Providence era solito chiamare “St. John” nelle sue lettere. Quel soprannome diventerà il nome di uno dei due protagonisti principali del racconto.

Il racconto, narrato in prima persona da un narratore anonimo, ci introduce un protagonista esausto e spaventato da un’oscura Nemesi, la quale ha già causato la morte violenta del suo amico St. John. Il protagonista si sente ormai in trappola e solo la morte può porre fine alle sue sofferenze tuttavia, prima di compiere l’estremo gesto, decide di raccontarci come e quando sono iniziati i suoi incubi.

"Il mastino e altre storie" di Gou Tanabe

Il nostro protagonista e St. John erano due ragazzi annoiati dalla vita che, dopo aver cercato invano dei nuovi stimoli tramite i movimenti estetici e romantici, sono entrati in contatto con i valori del Decadentismo e hanno abbracciato l’esoterismo. La loro continua ricerca di stimoli li porterà a diventare dei feroci cacciatori di tesori disposti a profanare le tombe pur di trovare nuovi reperti. La loro immensa villa infatti, nel giro di poco tempo, si riempirà di oggetti sempre più macabri e oscuri e accoglierà al suo interno perfino dei cadaveri che Lovecraft non si risparmierà a descrivere nei minimi dettagli.

Una sera, durante l’ennesima profanazione di una tomba nei pressi di una chiesa, i due amici troveranno un amuleto di giada che riconosceranno in fretta, poiché descritto nel libro del Necronomicon. L’amuleto infatti appartiene a una mostruosa creatura il cui aspetto ricorda quello di un grosso cane e che, per riprendere l’oggetto che gli è stato sottratto, renderà la vita dei due amici un vero e proprio incubo.

"Il mastino e altre storie" di Gou Tanabe

Si notano fin da subito le influenze dei racconti di Montague Rhodes James sullo scrittore di Providence: la mostruosa e misteriosa creatura è evocata tramite un oggetto antico ritrovato dai protagonisti, la realtà quotidiana viene smantellata lentamente da quest’ultima prima facendo sentire la sua presenza tramite inquietanti ululati e il raspare continuo sulle porte e le finestre, che si faranno sempre più frequenti nel corso del racconto, per arrivare alla fine a palesarsi davanti al protagonista sottoforma di ombra. Tuttavia, se i fantasmi di James apparivano solo in seguito al ritrovamento dell’oggetto, la creatura di Lovecraft si manifesta molto prima, durante la visita dei due protagonisti al cimitero, quasi come a far presagire al lettore che la situazione è già degenerata e che non potrà altro che peggiorare. Inoltre, se i personaggi di James riuscivano comunque a sopravvivere al fantasma e al massimo restavano fortemente scossi dall’evento a cui avevano assistito, per Lovecraft non c’è alcuna speranza di salvezza. Il limite è stato già superato e non si può più tornare indietro per i suoi personaggi.

"Il mastino e altre storie" di Gou Tanabe

Secondo il critico Steven J. Mariconda, questo racconto può essere inteso anche come tributo al movimento decadentista, in particolare al romanzo “Controcorrente” di Joris Karl Huysmans, che viene anche citato nel racconto. Infatti, come il protagonista del romanzo, il nostro narratore e St. John si isolano completamente dalla società rinchiudendosi dentro una villa, che riempiono con i più vari oggetti per placare la loro noia. Se nel romanzo di Huysmans il protagonista si rifugia nel puro estetismo in quanto in preda a una forte nevrosi, nel racconto di Lovecraft viene trasformata nella paura causata dai versi e tormenti della mostruosa creatura. 

Lo stile risente ancora dell’influenza di Edgar Allan Poe, motivo per cui, nel corso del tempo, parte della critica letteraria ha cominciato a dare ragione a Lovecraft o al massimo considerare questo racconto un’opera minore dello scrittore. Ciò lo si nota dalle frasi ricche di incisi e di una forte predominanza della paratassi, soprattutto all’inizio della storia. Nella versione originale questa influenza si nota ancora di più per la presenza di termini che sembrano proprio presi dai racconti di Poe: basti pensare che, a un certo punto del racconto, la morte portata dalla creatura viene soprannominata “red death”, proprio come la Morte Rossa. Tuttavia sembra che questo stile sia funzionale alla storia, in particolare per delineare al meglio la psicologia devastata del protagonista.

"Il mastino e altre storie" di Gou Tanabe

Quindi, se è la prima volta che vi approcciate al mondo orrorifico di Lovecraft e non sapete da dove iniziare, questa storia, assieme a “La città senza nome” e “La cerimonia”, è il punto perfetto per iniziare.   

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