giovedì 5 novembre 2020

Il fischietto che evocava i venti (Recensione “Fischia, e verrò da te”)

Ritorniamo ancora una volta tra i fantasmi di Montague Rhode James analizzando uno dei suoi racconti più famosi, "Fischia, e verrò da te" (Titolo originale "Oh, Whistle, and I’ll Come to You, My Lad"), pubblicato per la prima volta nel 1904 nella raccolta Ghost Stories of an Antiquary, curata dallo stesso James. Dal racconto l’emittente televisiva BBC ha tratto ben due adattamenti per la televisione (entrambi con il titolo "Whistle and I’ll come to you"): uno nel 1968 per la serie documentaristica Omnibus, l’altro nel 2010 per la serie televisiva "A Ghost Story for Christmas", dove vengono adattati altri racconti di M. R. James. Il titolo originale della storia è preso da un poema del poeta scozzese Robert Burns, conosciuto negli ambienti letterari per aver scritto poesie in lingua scots.

Protagonista del racconto è il professore di Ontografia Parkins che, per festeggiare la fine del trimestre, decide di trasferirsi nella cittadina di Burnstow per giocare a golf. Durante la sua permanenza nella cittadina, il professore viene attratto da un insediamento templare, che era stato oggetto di una discussione con un collega durante la festa di chiusura del trimestre. Il professore decide allora di cimentarsi in uno scavo archeologico dilettantistico, durante il quale troverà un fischietto di metallo. Parkins non sa ancora però che questo reperto lo renderà protagonista della visita di una presenza spettrale che gli farà crollare tutte le sue convinzioni sul mondo.

Se avete già letto "La stanza numero 13", noterete come anche in questo racconto sono presenti degli elementi tipici della narrativa di James: il protagonista è un professore universitario, vi sono ampie descrizioni che danno una nota di realismo alla storia, l’ambientazione è verosimile (la cittadina di Burnstow è infatti ispirata alla città costiera di Felixstowe, in Inghilterra), il narratore è onnisciente e non esita a digredire dalla storia per esprimere alcune sue considerazioni, l’orrore smantella lentamente la realtà partendo da elementi semplici come un letto apparentemente sfatto fino all’apparizione del fantasma, che in questa storia è evocato tramite un oggetto misterioso, ovvero il fischietto di metallo trovato dal professor Parkins.

Illustrazione di Rich Johnson

Ciò che colpirà maggiormente sarà la caratterizzazione di Parkins, un uomo razionalista e materialista che crede fermamente nella scienza e rifiuta l’esistenza del soprannaturale, cosa che lo rende oggetto di scherno da parte di alcuni colleghi, che lo provocano su argomenti soprannaturali (come i fantasmi, ad esempio) per il puro gusto di farlo innervosire. Se il capitano Barton de "La persecuzione" accettava l’esistenza del soprannaturale pur temendolo, Parkins riduce il tutto a una semplice superstizione e cerca per ogni evento una spiegazione razionale e scientifica diventando quasi patetico, come quando, verso la fine del racconto, cerca di spiegare il perché un ragazzino spaventato abbia visto l’ombra di una persona dalla sua camera d’albergo.

Parlando del fischietto, è interessante come James riesca con pochi semplici dettagli ad avvolgerlo in un alone di mistero e far capire fin da subito al lettore che c’è qualcosa di strano. Sul fischietto sono incise infatti due frasi in latino: "Quis est iste, qui venit?" e "FLA FUR BIS FLE"(quest’ultima ha le sillabe posizionate in modo da formare una croce). Se già la prima frase mette in guardia il lettore sulla possibile pericolosità del fischietto, la seconda stimola in lui una forte curiosità nel volerla ricostruire e tradurre per risolvere il mistero che avvolge questo strano oggetto.

Illustrazione di P-cally

A differenza de "La stanza numero 13", questo racconto risulta molto più scorrevole e meno pesante, complice anche una presenza minore di digressioni da parte del narratore, di una migliore gestione delle descrizioni e un limitato uso dell’ironia. Questo ha giovato molto sulla costruzione della tensione che ci accompagnerà fino alla fine del racconto, perciò, se già M.R. James vi aveva incuriosito con "La stanza numero 13", questo racconto non può mancare nella vostra antologia. 


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1 commento:

Anonimo ha detto...

Esiste una traduzione in italiano di questo racconto?