mercoledì 23 settembre 2020

Mio fratello è un serial killer (Recensione "Found")

I fratelli maggiori: figure protettive con cui possiamo sempre confidarci senza sentirci giudicati, esempi da seguire, modelli da emulare e da cui possiamo imparare molto…ma non in questo caso. Cosa succederebbe se scoprissimo che nostro fratello maggiore è un serial killer sociopatico che nasconde teste mozzate nell’armadio? Questa è la premessa di “Found”, interessante film horror del 2012 diretto da Scott Schirmer e basato sull’omonimo romanzo di Todd Rigney (anche co-sceneggiatore della pellicola insieme al regista). L’opera è stata presentata a diversi festival cinematografici indipendenti, guadagnandosi consensi positivi, creando scalpore e diventando un vero e proprio film di culto per gli appassionati. Ma che cos’è “Found”? La sinossi e il poster potrebbero far pensare ad un comune slasher con il classico assassino mascherato (in questo caso con una maschera antigas) che miete vittime lasciando una lunga scia di sangue dietro di sé. Ebbene, “Found” non è solo questo. E’ molto, molto di più. Si tratta di un’opera incredibilmente profonda e potente, che mescola vari generi (horror, thriller, drammatico, coming of age) mettendo in scena una cupa storia di insicurezze, di crescita, di consapevolezza di sé e del mondo che ci circonda. 

La storia vede protagonista Marty, un dodicenne dall’animo buono e creativo, appassionato di film horror, di disegno e di graphic novel (tanto che ne sta creando una insieme al suo amico David). E’ il classico ragazzino che sta affrontando il passaggio dall’età infantile a quella della pubertà, con tutti i problemi del caso: a scuola viene spesso preso di mira dai bulli, non ha molti amici e i genitori, pur volendogli molto bene, non lo comprendono fino in fondo. Ma la vera pecora nera nella famiglia di Marty è Steve, suo fratello maggiore; Steve è un ragazzo chiuso e visibilmente disturbato, che litiga spesso coi genitori e non è contento della famiglia in cui vive. Spesso tratta male Marty ma i due hanno comunque un buon rapporto, con Steve che vuole molto bene al fratellino e cerca come può di svolgere il suo ruolo da fratello maggiore. Un giorno Marty, frugando nell’armadio di Steve, trova qualcosa che lo sconvolge: una sacca da baseball contenente la testa mozzata di una donna di colore. Marty capisce la vera natura del fratello, ma decide di non rivelare a nessuno ciò che ha scoperto e di proteggere Steve, tenendo per sé quell’oscuro segreto. Il ragazzino verrà catapultato in una serie di eventi che riveleranno aspetti scioccanti della sua vita, del suo animo e delle persone che lo circondano; si farà condizionare dallo stile di vita violento del fratello e prenderà coscienza di sé, decidendo di farla pagare, sotto consiglio di Steve, a tutti quelli che lo fanno soffrire. La conclusione sarà violenta e feroce.

Ciò che colpisce di “Found” è come il regista centellini la natura estrema e gore del prodotto (che comunque c’è e soddisfa) preferendo invece narrare una storia di crescita e maturazione intima e coinvolgente. Fin dai meravigliosi titoli di testa animati in stile “Sin City” (tra i migliori visti in un prodotto di questo tipo), lo spettatore è catapultato in un mondo che fonde l’essenza più artigianale dei B-Movie con una vicenda umana e introspettiva, narrata con un ritmo cadenzato ed una tensione sempre costante. Il budget è limitato e si vede (le riprese spesso appaiono quasi amatoriali), ma la potenza della storia ed un gusto vecchio stampo nella messa in scena sopperiscono alla povertà di mezzi e rendono il film scorrevole e squisitamente vintage. La vicenda è sempre narrata dal punto di vista di Marty, interpretato da un convincente Gavin Brown. Lo spettatore assiste al cambiamento di questo ragazzino, un personaggio inizialmente gentile e vittima degli eventi, incapace di reagire, che dovrà fare i conti con l’odio che imperversa nell’ambiente scolastico e familiare. Verrà maltrattato, preso in giro, deluso dal suo migliore amico e mal compreso dai genitori. L’unico a capirlo sembrerebbe essere Steve, che Marty comincerà a vedere come unico in grado di risolvere i suoi problemi; la natura violenta del fratello si farà strada nel cuore di Marty, che prenderà in mano la situazione e cercherà di dare una svolta alla sua vita. La sua evoluzione è appassionante e inaspettata; lo spettatore si immedesima in questo ragazzino, assiste alle ingiustizie che gli vengono inferte e comincia a fare il tifo per lui. Ma quando si renderà conto che ascoltare il fratello non ha portato nulla di buono e che le sue azioni sono state scellerate ed estreme, anche lo spettatore si troverà spiazzato ed esiterà nel capire chi sia il vero mostro tra tutti i personaggi. Una domanda che si pone lo stesso Marty: “Chi è il vero mostro? Papà? Steve? Oppure io?”. Schirmer non si schiera, e nemmeno noi. In questo film tutti sono mostri, ognuno per motivi diversi. Per alcuni proviamo empatia (Marty), per altri no, ma non possiamo giustificare le azioni di nessuno di loro. È una pellicola che affronta le varie sfumature e problematiche della vita di un ragazzino della sua età: il bullismo, l’insicurezza, la paura del giudizio altrui, la difficoltà nel fare amicizia, i problemi con la famiglia: tutti questi spunti saranno fondamentali per l’evoluzione del personaggio e per la sua “catarsi” che lo porterà a fidarsi ciecamente del fratello e a considerare l’ipotesi della violenza come unica soluzione possibile per sradicare questi problemi. La vita di Marty si trasformerà in uno di quei film horror che tanto gli piacciono, ma c’è differenza tra realtà e finzione… e Marty se ne renderà conto.

Found” è anche un film estremamente attuale e politico. Il tema principale della pellicola è l’odio. Tutti i personaggi sono mossi dall’odio e compiono azioni estreme e sbagliate, chi per il semplice gusto di farlo (i bulli), chi per una visione distorta e malata della vita (Steve) e chi per rivalsa personale (Marty). Schirmer racconta vari tipi di personaggi, ed ognuno di loro è spinto da un particolare astio. Steve e suo padre, ad esempio, sono mossi da un’avversione comune: il razzismo. Ma i due esprimono questo odio in maniera diversa; Steve uccide brutalmente chi considera diverso da lui, mentre il padre manifesta questo suo disprezzo a parole. Ma chi è peggio tra i due? È peggio l’odio che ferisce interiormente o quello che ferisce fisicamente? Il film porta a riflettere sul marcio che imperversa nella nostra società e insegna che l’odio, a prescindere da come venga espresso, è sempre sbagliato e ci rende dei mostri. Spesso il marcio è visibile, altre volte è nascosto nei meandri di noi stessi. Non esiste odio peggiore o migliore. L’odio genererà sempre altro odio e violenza, portando a conseguenze disastrose.

Chi cerca un horror tipicamente rozzo e underground, con situazioni estreme che non si trovano normalmente in un film, troverà pane per i suoi denti. “Found” è un b-movie puro e semplice, ed è fiero di esserlo. E’ una lettera d’amore da parte di Schirmer ai grandi classici del genere (vengono citati “Hellraiser”, “Cabal”, “Nightmare” ma anche tonnellate di b-movie per lo più sconosciuti); il regista si diverte a inquadrare spaventose decorazioni di Halloween e vecchie VHS di ogni tipo di horror negli scaffali di una videoteca. Per lo spettatore appassionato è una goduria scovare tutti i riferimenti e vedere riportate su schermo situazioni che sicuramente ognuno di noi ha vissuto (le ore passate a scegliere un film in videoteca, a disegnare personaggi e creature mostruose e le serate trascorse a guardare film horror in compagnia degli amici). E’ anche una pellicola fortemente metacinematografica, che prende in giro il classico luogo comune “i film horror fanno diventare assassini e psicopatici”. Addirittura il film arriva a creare un “b-movie nel b-movie”: è infatti da manuale la sequenza in cui Marty e il suo amico David guardano il fantomatico film “Headless”, in cui un serial killer mascherato da teschio tortura alcune donne bagnandosi del loro sangue. È il film a cui Steve si ispira per compiere le sue malefatte, ed è incredibile come una pellicola inventata ad hoc per la storia sia diventata realtà nel 2015; “Headless” infatti esiste, è diretto da Arthur Culliper (responsabile degli effetti speciali di “Found”) e si pone come vero e proprio spin-off del film di Schirmer. Assolutamente geniale. Memorabile anche il finale, in cui lo spettatore sarà messo a dura prova da situazioni più psicologiche che splatter, in un’escalation di sangue, urla e lacrime. Ciò che accadrà lascerà sorpresi e darà un vero senso al titolo del film.

Found” è dunque un film interessante e atipico, che saprà soddisfare i fan sfegatati dei b-movie truculenti e artigianali, ma spingendosi oltre e risultando affascinante anche per chi cerca una storia più umana e psicologica. Non è mai stato doppiato in italiano, ma da pochissimo è finalmente arrivato qui in Italia grazie ad una corposa edizione curata dalla Spasmo Video, che contiene i sottotitoli nella nostra lingua. Non perdetelo e, se avete fratelli, assicuratevi che non abbiano nascosto qualche testa nell’armadio…

ARTICOLO DI

RICCARDO FARINA

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