lunedì 15 giugno 2020

Una grande abbuffata verso l’abisso (Recensione "Next Floor")

Può una semplice cena trasformarsi in un spettacolo grottesco, dove a trionfare è l’ingordigia pura mescolata alla più spinta opulenza? Questa domanda trova risposta in un corto del 2008 che, anni dopo, ispirerà Il Buco, film horror spagnolo prodotto da Netflix che nei mesi scorsi aveva fatto abbastanza parlare di sé.

Vincitore del premio “Miglior cortometraggio” durante la 47e Semaine Internationale de la critique di Cannes, Next Floor è un film diretto da Denis Villeneuve, regista canadese che si è fatto conoscere nel mondo del cinema con Arrival e Blade Runner 2049.
Nel corto veniamo catapultati in una fredda e lugubre sala da pranzo, dove un gruppo di undici nobili sta consumando un lauto pasto a base di carne mentre vengono allettati dalla musica di un gruppo da camera  e serviti continuamente dai camerieri. I nobili mangiano qualsiasi cosa viene servita loro fino a quando il pavimento della stanza non cede per il peso, facendo precipitare il gruppo di commensali al piano successivo dell’edificio. A questo punto il maitre D’, l’unico personaggio che parlerà in tutto il corto, porta l’intero gruppo di servitori al piano di sotto e il banchetto può così continuare. La ripetizione delle azioni dei personaggi e delle scene nel corso del corto non può che far pensare a L’Angelo Sterminatore di Luis Buñuel, film di stampo surrealista dove, nel raccontare una semplice cena, il regista spagnolo descrive la caduta della classe borghese.

Tuttavia, mentre nel film spagnolo la critica era improntata soprattutto contro la società spagnola e il regime franchista instauratosi all’epoca, in Next Floor viene criticato il feroce consumismo che fa parte della nostra società, un consumismo che distrugge la natura e che è talmente insito in noi che non riusciamo neanche a godere appieno dei prodotti che acquistiamo. Questo lo notiamo dai piatti serviti nel corso del corto, che diventeranno sempre più bizzarri fino a quando vedremo degli animali a rischio d’estinzione sulla tavola, e da come mangiano velocemente i commensali, arrivando quasi a non masticare i pezzi di carne. Quello che sembrava una semplice cena si trasforma quindi in una grottesca abbuffata dove l’unico obiettivo è tenere la bocca sempre piena di cibo, quasi per mantenere uno status o un certo tipo d’immagine davanti agli altri.
E le somiglianze con L’Angelo Sterminatore non finiscono qui. Infatti, come nel film spagnolo, i lavoratori, rappresentati dai camerieri, a un certo punto decidono di abbandonare la classe borghese smettendo di produrre per loro. Dopo l’ennesima caduta dei commensali, il maitre D’ decide di portare il gruppo di servitori al prossimo piano, lasciando il gruppo di nobili da solo, circondato dallo sporco delle macerie e gli avanzi del pranzo. All’inizio i nobili non capiscono il perché di questo cambio improvviso dello “status quo”, rimangono fermi e immobili nell’attesa vana del ritorno dei camerieri, qualcuno di loro comincia perfino a spaventarsi. Poi però uno comincia a mangiare un pezzetto di carne rimasto nel piatto, un altro lo imita, un altro ancora, non avendo niente, decide di rubare dal piatto del vicino.

Da una grottesca abbuffata passiamo quindi a una ridicola lotta per la sopravvivenza dove i personaggi cercano di preservare quello status un tempo sicuro e garantito. Ma questa lotta non porterà alcun esito positivo per nessuno di loro. Il pavimento infatti cede per l’ultima volta, facendo precipitare il gruppo di nobili in una caduta senza fine verso il vuoto, mentre i camerieri guardano stupiti il buco formato dal tavolo e la luce del lampadario, l’unico mobile che scendeva piano dopo piano assieme al tavolo, diventare sempre più fioca nell’oscurità. Solo il Maitre D’ resterà impassibile e guarderà con occhi fissi lo spettatore mentre la telecamera si avvicina sempre più su di lui, come se volesse dirci qualcosa su ciò che abbiamo appena visto.
La caduta della società per mano del consumismo viene visto quindi come un processo di autodistruzione inevitabile. Gli stessi consumatori vengono visti da Villeneuve come dei veri e propri morti viventi che devono arrivare al trapasso effettivo e ciò lo si nota quando i commensali sono ricoperti di polvere, ricordando i fantasmi di una classe sociale che già non c’è più.  

Oltre al messaggio di fondo, un altro punto di forza del corto è la cura del lato tecnico, in particolare la scelta delle inquadrature delle varie pietanze: a un certo punto vi sembrerà di guardare sullo schermo delle vere e proprie nature morte, delle nature morte talmente opulente che comincerete a provare fastidio e disgusto per il loro eccesso. Perciò, se volete assistere a un’elegante caduta verso l’abisso, vi consiglio di recuperare questo corto, che potete tranquillamente vedere sul canale ufficiale del Centre-Phi di Montreal su Youtube.
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