lunedì 29 giugno 2020

La nascita di un nuovo virus - Orrori viscerali e blasfeme mutazioni (Recensione "Variant" di Joe Meredith)

Abbiamo visto con i nostri occhi gli effetti di una pandemia, abbiamo temuto e tuttora lottiamo. Ma se il virus che avremmo dovuto combattere non solo avesse potuto ucciderci, ma anche dar vita ad abomini extraterrestri? Questa risposta ci è fornita dal mediometraggio di 41 minuti "Variant", un film del 2020 del regista Joe Meredith (intervistato da noi qui), terzo capitolo della trilogia iniziata con "South Mill District" e continuata con "Teratomorph", già trattati in passato sul sito.
Sulla falsa riga del primo capitolo, la trama non appare chiara e non è davvero lineare, risultando essere più un pretesto narrativo per mostrare allo spettatore gli orrori del mondo creato da Joe Meredith che un modo per narrare una singola vicenda dal suo inizio sino ad un epilogo che, in questo caso, come nei precedenti, appare estremamente aperto. Il mondo della pellicola, per chi non ne fosse familiare, è un mondo che, a seguito di un virus alieno chiamato Havoc, è abitato da mutanti nati dagli esperimenti della EonCorp, rinchiusi in dei ghetti appositamente adibiti al loro contenimento, abbandonati al loro destino, esattamente come visto in "South Mill District". La creatura nata al termine del secondo film, però, rappresenta la nascita di una nuova minaccia, e genera un nuovo virus capace di riportare in vita e mutare persino i morti con il liquido che secerne. Un'interessante aggiunta è una forza d'Insurrezzione che vuole porre fine ai temibili esperimenti della EonCorp e che svolge il ruolo di protagonista effettivo di quest'ultima opera, aggiungendo un tassello interessante e realistico al mosaico del mondo di Meredith. 

Come di consueto, il punto di forza del film, però, sono proprio le terrificanti creature che ci vengono presentate, sempre più dettagliate e meglio rese, risultando davvero organiche, grottesche e credibili nonostante il loro mostruoso aspetto spesso altamente improbabile. Gli effetti speciali, quindi, si rinnovano ulteriormente rispetto a quelli, già di pregevole fattura, di "Teratomorph", e rendono l'esperienza ancora più viscerale ed intrattenevole, grazie, specialmente, alle sequenze di trasformazione, prima tra tutte quella finale, dal forte impatto visivo e dalla realizzazione eccellente, nonostante una scena in cui degli occhi saltano fuori dalle orbite in maniera non del tutto convincente e con un trucco abbastanza amatoriale che non potrà che ricordare quello di un film d'epoca, nonostante, nel complesso, la scena risulti assai impressionante. Altra scena assai interessante è quella della rianimazione del corpo che, nonostante i "tubi" che gli escono dagli occhi non propriamente convincenti ad una prima occhiata, risulta una trovata assai interessante. Addirittura, in certi momenti, pare di star osservando vera carne messa al macello, costellata da insetti vivi che se ne cibano e ricoperta di sangue "vivo" e realistico, ammesso e non concesso che non si tratti di vero sangue animale, regalando allo spettatore un nauseabondo spettacolo tanto disgustoso quanto affascinante ed ipnotizzante. 
La regia di questo mediometraggio risulta più matura e studiata, con un Meredith che si diverte a giocare con le varie angolazioni e che ci dona scene davvero molto inquietanti e perturbanti anche solo per l'approccio con cui ci si relaziona: anche una scena di una ragazza in un ascensore genererà ansia allo spettatore, sia grazie al  modo in cui la camera segue il soggetto sia grazie alle luci, nuovamente al neon. Questa volta, per giunta, l'interità del film avrà effetti glitch e l'offuscato di una vecchia VHS, dando allo spettatore la sensazione di star osservando un film d'epoca ritrovato, rendendo la visione di certi effetti speciali, sempre e comunque pratici, ancora più d'effetto. Ottime anche le luci delle scene all'aperto, che siano diurne o notturne. Le ambietazioni risultano invece, nuovamente, claustrofobiche ed anguste, nonostante la loro facciata quasi familiare, riescono anch'esse a turbare lo spettatore suggerendogli che qualcosa non vada. 

Le due scene meglio realizzate dell'intera opera sono quella in cui un agente dell'EonCorp viene ucciso nella sua auto appena nota, dallo specchietto, la maschera da teschio del suo autista, in un twist ben congegnato e del tutto inaspettato. La seconda, degna di nota e, forse, una delle migliori delle tre opere di Meredith, è quella dell'inquietante stupro che la bella Cidney Meredith subisce da parte di un mutante tentacolato che lei stessa ha espulso dal suo corpo, che lei stessa ha "partorito". Una scena carica di erotismo, dove la luce viola si unisce a quella del pericolo incombente tinto di rosso, dall'aspetto disgustoso, organico ed assai viscerale, reminescente del leggendario stupro dell'albero di "La casa", dell'erotismo viscerale di H. R. Giger e del body horror più sfrenato di David Cronenberg. 
Se, dunque, il film appare un lodevole prodotto dell'horror underground d'oltreoceano, il reparto audio soffre in alcuni punti a causa del filtro, sempre da "vhs", che rende alcuni dialoghi poco comprensibili. Nulla da ridire alla colonna sonora che, invece, alterna sounds espressamente synth ad alcune melodie più "rockeggianti", nuovamente strizzando l'occhio a quelle produzioni anni '80/'90 che non possono non aver ispirato e formato il regista.

In conclusione "Variant" è un ulteriore passo avanti rispetto ai capitoli precedenti, con la lore che si avvale di un nuovo punto di partenza e con quella passata che viene, in un certo senso, completata con il ritorno del dr. Bottin (Toby Johanssen) già introdotto in "South Mill District" e con la ripresa dei minuti finali e della situazione andatasi a creare in e con "Teratomorph". Un perfetto epilogo, ma un altrettanto migliore starting point per un universo contorto e perturbante dove, da un momento all'altro, un terrificante mostro con varie teste scheletriche potrebbe bussare alla porta. 
ARTICOLO DI

Il film è acquistabile direttamente sul sito internet di Joe Meredith, nonostante non sia disponibile una traduzione italiana seppur la pellicola sia fruibile anche da chi non ha dimestichezza con la lingua inglese a causa del ruolo quasi "laterale" e ridotto che ha la narrazione. Potete seguire il regista Joe Meredith sia sulla sua pagina Facebook che sul suo profilo Instagram.

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