mercoledì 12 febbraio 2020

Quella volta che cercarono di rendere le prugne spaventose (Recensione "Una vecchia storia")

Piccoli Brividi  (Goosebumps) è una serie di romanzi horror per ragazzi che ha ispirato film, videogiochi ed una serie tv in corso da quasi tre decenni, pubblicata in quasi ogni angolo del globo. Il segreto del suo successo sta, forse, nella geniale formula adottata dal loro scrittore originale R. L. Stine: creare storie di paura così assurde da apparire inverosimili che, però,d abbiano origine da oggetti, luoghi o situazioni comuni. Pensiamo ad esempio ad "Il campeggio degli orrori" o a "Un barattolo mostruoso", il primo ambientato, ovviamente, in un campeggio, un luogo familiare a molti giovani, specialmente negli USA degli anni '90 dove venne scritto il libro, ed il secondo con al centro della storia un barattolo di slime, un gioco che un po' tutti abbiamo maneggiato almeno una volta nella gioventù. Di certo, però, nei campeggi non abbiamo trovato mostri nascosti tra gli alberi e il nostro slime non ha iniziato a crecsere a dismisura animato di vita propria, al massimo, se proprio vogliamo, lo abbiamo visto seccarsi e diminuire di volume.

La serie prima citata degli anni '90 segue lo stesso modus operandi, ispirandosi, dopotutto, agli omonimi libri, prendendosi, però, le dovute (e larghe) libertà creative. I risultati sono dei più vari, dal cheesy più estremo degno di un bmovie televisivo di fine ventesimo secolo al piccolo gioiellino capace di turbare i giovani spettatori e di restare a tornentare i loro incubi per giorni. "Una vecchia storia" (An Old Story) del 1997, invece, è solamente strano. Tremendamente strano.
Randy Brandhsaw dirige questo bizzarro episodio, tratto da un racconto breve dell'antologia "La casa degli spiriti ed altri racconti", che gira attorno a due giovani adolescenti, i fratelli Tom (Kyle Downes) e Jon (Jordan Allison), costretti a restare a casa con la lontana zia Dahlia (Patricia Gage), una donna avanti con l'età dai modi e dall'aspetto stravaganti, mai conosciuta direttamente dai due ragazzi e sempre stata evitata dal loro padre, suo fratello. La donna ben presto offrirà ai due dei biscotti alle prugne che si muovono (per qualche proprietà chimica ignota alla massa ed ai chimici stessi) che, una volta mangiati, farà invecchiare i nostri protagonisti. Il malvagio piano di Dahlia si revelerà quello di far invecchiare i suoi nipoti per offrirli in sposi a due sue vecchie amiche zitelle, apparentemente incapacitate a trovare un uomo della loro età e non un bambino con l'aspetto di un vecchio. I nostri prodi, affrontando le difficoltà motorie degli anziani, troveranno opportunamente la salvezza mangiando dell'omogenizzato e, grazie ad un succo di prugne, riusciranno ad uccidere la terribile zia-strega.
La storia è una delle più improbabili ed assurde mai proposte dalla serie canadese, inquietante non tanto per quello che avrebbe dovuto esserlo, ma più che altro per la sottintesa pedofilia delle due donne: Tom e Jon saranno anche anziani di fisico, ma d'età effettiva e mentale sono ancora due ragazzini. Probabilmente se invece di esser stati due ragazzi fossero state ragazze l'episodio avrebbe mosso uno scalpore non indifferente, ma la sua inverosimilità rende quasi impossibile tentare di muovere qualsiasi discussione morale-etica, resta solamente un inopportuno fallimento televisivo dalla viscida patina. La scrittura è, per giunta, lacunosa e gli eventi non risultano nè interessanti nè spaventosi nè, tantomeno, divertenti: perché hanno dell'omogenizzato in casa? Perché Tom e Jon si vestono anche da anziani quasi in automatico? Perché continuavano a spostare la posizione della bandana di Dahlia da un'inquadratura all'altra? E, soprattutto, come spiegheranno l'omicidio della loro zia? "Ops, è diventata cenere a causa della prugne perché era una strega!".
Se, quindi, da un lato abbiamo una scrittura allucinantemente di bassa lega, strana e non stravagante, dall'altro abbiamo uno dei picchi massimi della serie per quanto riguarda effetti speciali e makeup: i due ragazzi indossarono, infatti, prostetici integrali per trasformarli nelle loro versioni anziane, prostetici realizzati così bene da riuscire completamente a stravolgere l'aspetto dei due giovani attori al punto da renderli irriconoscibili. L'apice è però la morte della strega Dahlia, realizzata con effetti tradizionali, con un makeup non solo ottimo, ma anche inquietante, specialmente se visto con gli occhi dell'audience desiderata e considerati gli ovvi limiti di mezzi dettati da budget ed epoca. 
Per quanto riguarda le similitudini con il libro, a parte per il finale completamente stravolto, il libro risponde, in parte, alla domanda "come spiegheranno l'omicidio della loro zia?" introducendo Dahlia come un personaggio avvolto dal mistero, dalle origini ignote e solo presumibilmente zia dei due ragazzi: insomma, loro padre, difficilmente si sarebbe posto il problema di cercare sua sorella, essendo quest'ultima, in realtà, inesistente. 

In conclusione, siamo di fronte ad uno dei più lampanti esempi di bizzarria alla "Piccoli Brividi" che si possano reperire, capace, se non di spaventare, di far passare la voglia di prugne a qualsiasi bambino. Non che qualcuno ne abbia, per inciso.

Articolo di Robb P. Lestinci

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