sabato 26 ottobre 2019

Il rap che nasce dall'orrido (Intervista a DubZenStep)

DubZenStep è un rapper esordiente che tratta temi oscuri, cupi, grotteschi, ispirato più dal metal che dal rap, uno dei pochi esponenti rimasti dell'hardcore in Italia.
Di seguito l'intervista che siamo riusciti ad avere con lui.

Ma prima, se volete, potete seguirlo su Facebook, Youtube, Instagram e Spotify.

Q: Come ti sei avvicinato al rap?
A: Parlando dal punto di vista strettamente musicale, premetto che provengo prevalentemente dal metal, specie da quello più estremo, che mi ha spinto a muovere i primi passi nella musica da adolescente. Fu in quel periodo che iniziai a suonare la batteria e la chitarra e a comporre i primi brani strumentali. Contestualmente avevo una marea di amici rapper e il rap, pur apprezzandolo, lo ascoltavo con disinteresse, fino a quando non mi capitò tra le mani “Mr. Simpatia” di Fabri Fibra appena uscito. Quello è un album fottutamente oscuro in cui mi rispecchiavo parecchio in tantissime cose. E’ stata la miccia che mi ha spinto ad iniziare a scrivere e a produrre le prime strumentali col mio primo PC sfigatissimo.
Q: I tuoi brani trattano temi grotteschi ed inquietanti, quali sono le tue ispirazioni?
A: Non faccio nulla di diverso dal telegiornale che vomita tragedie all’ora di pranzo (rido). Per rispondere alla tua domanda diciamo che i fattori sono tanti, molti dei quali sono legati alla mia personalità turbata, alla mia vita quotidiana, al mio sistema di valori e alle forme d’arte in senso lato che mi più mi piacciono, come ad esempio il Black Metal (il mio genere musicale preferito). C’è da dire anche che non ho nulla da spartire con l’hip-hop italiano, non frequento gli “ambienti cool” e quindi son lontanissimo dalle stronzate commerciali della scena mainstream. Abito in un luogo disperso, isolato e per certi versi sinistro della Sardegna, a cui però devo tantissimo in termini di ispirazione. Col tempo ho costruito un piccolo studio di registrazione in cui compongo, scrivo e registro i miei brani in totale isolamento dalla civiltà. Credo che il luogo in cui vivo giochi un ruolo fondamentale sul “mood” oscuro che tendo a dare ai brani.

Q: tuoi brani trattano temi grotteschi ed inquietanti, quali sono le tue ispirazioni? 
A: Non faccio nulla di diverso dal telegiornale che vomita tragedie all’ora di pranzo (rido). Per rispondere alla tua domanda diciamo che i fattori sono tanti, molti dei quali sono legati alla mia personalità turbata, alla mia vita quotidiana, al mio sistema di valori e alle forme d’arte in senso lato che mi più mi piacciono, come ad esempio il Black Metal (il mio genere musicale preferito). C’è da dire anche che non ho nulla da spartire con l’hip-hop italiano, non frequento gli “ambienti cool” e quindi son lontanissimo dalle stronzate commerciali della scena mainstream. Abito in un luogo disperso, isolato e per certi versi sinistro della Sardegna, a cui però devo tantissimo in termini di ispirazione. Col tempo ho costruito un piccolo studio di registrazione in cui compongo, scrivo e registro i miei brani in totale isolamento dalla civiltà. Credo che il luogo in cui vivo giochi un ruolo fondamentale sul “mood” oscuro che tendo a dare ai brani.
Q: Quali altri artisti vicini al tuo genere consiglieresti?
A: Se parliamo rap Italiano, in mezzo a tutta questa ondata di musica di merda, c’è ancora chi ha qualcosa da dire menomale. Tra questi, senza alcun dubbio ci sono gli artisti di sezioneaurea. da Asti e quelli della Hard Squat Crew da Bologna, che secondo me sono degli assi totali che stimo tantissimo. E poi mi spiace dirlo, ma da sempre sono molto più vicino alla scena metal e punk che a quella hip-hop. Negli ambienti in cui il Rap fa da padrone ho solo trovato tanta, troppa falsità, quindi me ne taglio fuori.

Q: Passiamo un attimo al cinema, vedi film horror? Quali sono i tuoi preferiti?
A:  Questa è una domanda difficile. Potrei stare giorni a parlare dei miei film horror preferiti. Mi sembra doveroso citare “Bad Taste” di Peter Jackson. Quello per me è uno splatter storico: quand’ero adolescente (internet non era come oggi), tra amici circolava una videocassetta che abbiamo visto allo sfinimento. Son cresciuto con una collezione di videocasette vastissima, con tantissimi horror che riguardo con piacere anche oggi tra cui Rosemary’s Baby, Demoni 1 e 2, La Maledizione di Damien, Zombi di Romero, Zombi 2 di Lucio Fulci e quasi tutti i titoli di Dario Argento usciti sino agli ‘90, giusto per citarne alcuni. In generale posso dire di prediligere gli horror più vecchi, gli unici in grado di darmi sensazioni di inquietudine vera, specie quelli in bianco e nero. A tal proposito cito due titoli che mi hanno ispirato musicalmente di recente: il cortometraggio sperimentale del '43 “Meshes of the Afternoon” e "Begotten" del '91. Per quanto riguarda il cinema moderno mi piace la scuola francese. Ad esempio, penso che Martyrs sia un capolavoro.
Q: In particolare, puoi parlarci di "Don Vito (The 666th Sense)", una delle tue canzoni con i temi horror più evidenti?
A: Don Vito è la storia di un alcolista che si abbandona a se stesso sino alla morte da delirium tremens scaturito dall’astinenza. L'alcolismo è una tematica molto ricorrente nei miei brani, forse perchè dove vivo l’alcol rappresenta un problema piuttosto grande. Sto in una realtà in cui potresti vedere un ipotetico Don Vito che si lascia morire in un bar qualsiasi a qualsiasi ora della giornata. Io stesso ho perso persone vicine a causa di questa piaga del cazzo e riconosco io stesso quanto sia facile caderci. Il brano è nato mentre facevo delle prove con la loop station e quando ho registrato i campioni di voce del beat, l’idea è nata in modo chiaro e fulmineo e ho scritto il pezzo di getto. Ho immaginato l’alcol come una creatura orribile, un demone che prende possesso della tua vita, sino a materializzarsi e ucciderti, perchè a dirla tutta, è davvero così.

Q: Zerocinque sembra quasi un Frank Zito di "Maniac", come lo immagineresti in un film? 
A: Film capolavoro Maniac! Beh sono un appassionato di storie criminali, in particolare del profilo psicologico che si cela dietro i serial killer. Ho letto tantissimo al riguardo. Immaginerei un film in cui il protagonista non è la vittima in sè, ma il carnefice che è vittima di se stesso. Strutturerei un ipotetico film come il brano: uno storytelling sulla progressione della malattia mentale del protagonista, dai traumi d’infanzia al legame malato col sesso, fattori comuni di moltissimi serial killer famosi.
Q: Il tuo nuovo EP è in arrivo, puoi parlarcene? 
A: Ultimamente ho avuto alcuni problemi con l’hard disk e ho perso tantissimo materiale su cui stavo lavorando. Ma fortunatamente ho le idee ben chiare in testa e posso riprodurre tutto. Ci vorrà più tempo e non so quando ultimerò il tutto, considerando che scrivo e incido solo quando son particolarmente ispirato e incazzato (rido). Attualmente sto lavorando all’ipotetica struttura dell’EP e alla stesura delle altre idee.  Posso dire con sicurezza che l’EP includerà i brani “Black Mirror” e “Accabadora/Præphica” che ho gia fatto uscire su YouTube di recente. Per il resto vi farò sapere.

Q: Grazie mille per il tuo tempo! Ultima domanda: le altre canzoni caricate su Youtube saranno portate anche su spotify in futuro?  
A: Grazie a te dell’interesse. Senza dubbio “Black Mirror” e “Accabadora/Præphica” rientreranno nel secondo EP, che come verrà ultimato verrà caricato su Spotify e altri portali. Gli altri brani forse verranno inclusi in una raccolta di B-Sides un domani. Ma quello si vedrà a tempo debito. Ora devo finire l’ultimo EP se il tempo me lo concede.

Potete seguire DubZenStep su Facebook, InstagramYoutube e Spotify.

Intervista ad opera di Robb P. Lestinci

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