lunedì 5 agosto 2019

Il peso di esser doppi (Recensione "Goodnight Mommy")

"Goodnight Mommy" ("Ich seh, Ich seh", traducibile in "Io vedo, io vedo", titolo non casuale) é un film horror psicologico austriaco del 2014 scritto e diretto da Veronika Franz (moglie del produttore Ulrich Seidl) e Severin Fiala (lo stesso duo che, 5 anni dopo, porterà "The Lodge"), presentato in anteprima alla 71ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.

Lukas ed Elias (Lukas ed Elia Schwarz) sono due gemelli inseparabili abituati alla sola compagnia l'uno dell'altro. Dopo un'operazione di chirurgia plastica la loro madre (Susanne Wuest), col volto ricoperto di bende, torna a casa, ma fin da subito é chiaro che qualcosa non vada. La donna si comporta in modo strano e sospetto, a tratti disturbante, come se stesse nascondendo qualcosa, qualcosa di sinistro che i due ragazzi non devono assolutamente scoprire. Mossi dai sospetti provocati da questi bizzarri comportamenti, i due gemelli iniziano a temere che quella che vive con loro, nella loro casa, non sia davvero la loro madre. Ciò metterà in azione un crescendo di azioni che sfoceranno nel sangue e nelle fiamme.
La pellicola si avvale di un compartimento tecnico assai elevato, essendo caratterizzata da una fotografia, curata da Martin Gschlacht, assai pulita, così limpida da risultare inquietante, una perfezione che nasconde un qualcosa di sbagliato non visibile ad occhio nudo, esattamente come il segreto che la madre dei ragazzi nasconde, così esplicito e chiaro, da essere invisibile. La colonna sonora di Olga Neuwirth é un altro dei punti forti della pellicola, generando ansia nei giusti momenti e fondendosi in una perfetta simbiosi con il girato.

Curiosa anche la scelta della location, non cupa e macabra come abituati in questo tipo di storie, bensì una perfetta villa moderna con nulla di apparentemente fuori luogo in essa, una rottura degli schemi del genere voluta dallo scenografo Hubert Klausner.
Tornando sull'esplicità del segreto, a qualsiasi spettatore con occhio attento esso sarà chiaro già intorno all'ottavo/nono minuto del film, ma ciò non andrà ad influire negativamente sul film che sembra non nasconderlo volutamente, ponendo lo spettatore in una posizione di vantaggio, portandolo spesso a criticare le azioni dei protagonisti, quasi dimenticando che non godono dello stesso privilegio, e permettendogli di godersi a pieno il lato tecnico, pur vivendo la morbosità dell'atmosfera generale. Per giunta, nonostante non vi siano molti dubbi a riguardo, grazie all'abilità di scrittori e, soprattutto, alle convince performances recitative, lo spettatore potrebbe finire, in più punti, a mettere in discussione anche quello che, effettivamente, ha visto ed udito precedentemente, in un raro esempio d'immedesimazione, ma non in un personaggio specifico, bensì nell'intero corpus di eventi.

Il secondo atto sembra un film completamente differente, con un ribaltamento inaspettato dei ruoli e la messa in azione di tutta quella serie di eventi messi in moto a partire dalla prima parte, tramite scene disturbanti che andranno a mettere a dura prova la resistenza dello spettatore. Vi saranno, infatti, snervanti sequenze dove l'ansia dei personaggi su schermo sarà trasmessa allo spettatore, andando a consolidare ancora di più il legame tra finzione cinematografica e l'audience, proprio come quello tra i due gemelli. Fondamentale é infatti il concetto di dualismo, doppia visione degli eventi, e dell'incapacità di confronto, di paragone, di mettere assieme i due estremi. Degna di nota una scena dove vengono mostrate delle labbra attaccate con dell'attack e poi liberate dalla colla con delle forbicine, in un clima di tensione condiviso tra personaggio e spettatore, dando la stessa sensazione che si prova quando si vedono video di reali operazioni chirurgiche.
Vi sono però alcuni punti deboli, in particolar modo la lentezza del film quasi per nulla fluido, con scene che vanno ad allungarlo, spesso quasi inutilmente, e che minano alla stessa attenzione degli spettatori, andando a riconfermare la tesi che, più che sugli eventi trattati, si volesse porre l'accento sull'ambiente sinistro creato.

Molto importante e degna di nota la stessa sequenza iniziale, chiave di lettura dell'intera opera, composta da due brevi scene connesse da una forte metafora visiva, dove il nero dello schermo, il vuoto, diviene luogo di solitudine, un vuoto non solo spaziale, ma anche effettivo che si va a creare nella vita dei personaggi.
Un film complesso, particolare, atipico, che gioca su fraintendimenti e doppie verità incapaci di entrare a contatto per formare un'immagine d'insieme, tra i temi più antichi, usati sin dalle prime tragedie greco/romane.


Articolo di Robb P. Lestinci e  Iris Alessi

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