giovedì 30 giugno 2022

Giovanni Ponziano - Arte, Sensazione, Sublime

Il mondo che conosciamo non è altro che la risultante di un teatro di eventi, controversie e compromessi. Sarebbe superficiale, però, ridurre l’imponente evoluzione della civiltà a un mero susseguirsi di fatti, a una semplice catena di episodi e vicende storiche. Quello che permea, infatti, il mutamento del nostro ecosistema sociale è un fattore che, nel corso degli anni, è sempre rimasto immutabile: il sentimento. L’assetto ontologico dell’animo umano, infatti, è disposto in modo tale da creare una polarità perfettamente simmetrica tra empatia ed azione, ma anche un’affinità ponderale fra emozioni ed espressività. Non è un caso, infatti, che i mezzi comunicativi più efficaci nel corso della storia dell’umanità siano state le forme espressive artistiche, che trascinano con loro intrinsecamente tutta la dignità e la complessità dell’anatomia del sentimento umano. È per questo che le opere artistiche, anche quelle più antiche, riescono ancora a suscitare nel fruitore le stesse emozioni: cambiano le epoche, gli assetti politici e sociali, ma la struttura del sentire e della coscienza restano invariate. 
L’arte, tuttavia, è soggetta allo stesso modo a cambiamenti e ad evoluzioni. Spesso e volentieri le novità, come prevedibile, non sono viste di buon occhio, spesso si è ancora troppo ancorati ad una visione decisamente tradizionalista e classica dell’arte. Agli albori della nascita della fotografia, ad esempio, si diffuse un clima di scontento fra i pittori e i fruitori delle opere artistiche, e venne dichiarata come una melodrammatica “morte dell’arte”. Al giorno d’oggi, tuttavia, la fotografia è largamente apprezzata, grazie alla sua capacità di catturare in un’istantanea statica tutta la dinamicità dei soggetti ripresi. È, dunque, una disciplina in continua evoluzione, non solo contenutistica ma anche tecnica.

Nell’epoca della tecnologia tutte queste tecniche sono diventate progressivamente più raffinate, con una crescente quantità di strumenti a disposizione degli artisti. È proprio così che nasce la digital art, l’espressione artistica che si concretizza tramite l’uso di strumenti digitali. E, seppur portatrice di messaggi di matrice diversa rispetto all’arte classica, resta comunque veicolo di tutto il materiale necessario a nutrire la fisionomia del sentimento umano. 
Die Zerstörung von Tyrus - John Martin
Questa tematica è oggetto di un trattato risalente al I secolo d.C., intitolato “Trattato del Sublime”, composto in forma epistolare e dall’autore ignoto (nonostante riporti la scritta “Dionisio oppure Longino”, gli storici non ritengono valido nessuno dei due autori), al quale spesso ci si riferisce come “Anonimo del Sublime”. In questo scritto vengono affrontati vari temi tipici della dialettica estetica, in particolare viene trattato il tema della discussione etica nel Sublime. Viene posto l’accento sulla reciprocità fra arte e vita, argomentando che la nostra anima possiede per natura la capacità di esaltarsi davanti alla sublimità, e con nobile slancio si riempie di gioia e di orgoglio, come se avesse creato lei stessa ciò che ha ascoltato. Il Sublime, tuttavia, non corrisponde solo a ciò che è esteticamente bello, ma anche a ciò che genera un senso di sorpresa, che sia in grado di esprimere anche il dolore e lo sgomento. Secondo l’Anonimo del Sublime, è ad esempio possibile argomentare che la figura di Elena nella storia letteraria, nonostante fosse stata la donna più bella del suo tempo, non rispondesse alle caratteristiche del Sublime, e che al contrario Ecuba, delle Troiane di Euripide, è a tutti gli effetti sublime nel momento in cui è sconvolta dal dolore e dalla disperazione per la sorte dei figli. È il sentimento, quindi, a fare l’arte, e non solo il bello. È la sorpresa, la peculiarità, la comunicatività, la capacità di turbare anche gli animi più imperturbabili.

A condensare tutte queste nozioni c’è il lavoro di Giovanni Ponziano (@gioponz su instagram, www.gioponz.com), artista digitale che con le sue opere è in grado di instaurare un legame col fruitore dell’opera particolarmente intimo.
portrait of a man who has fallen into poverty - Giovanni Ponziano
Nato nel 1993 a Napoli, non ha mai studiato arte poiché si è reso conto solo col tempo della sua passione per la disciplina. Realizza i suoi lavori con la tavoletta grafica, principalmente tramite Photoshop, ingegnandosi su un singolo livello per ricreare un senso di tela, senza utilizzare le varie funzioni di correzione fornite dal software e preferendo correggere gli errori col colore, proprio come su una tela.

La particolarità delle sue opere risiede, principalmente, nei soggetti che raffigura. Si tratta, per la maggior parte, di persone che non esistono, e che riesce ad immaginare ad occhi chiusi o tramite i sogni, mentre altre volte rappresenta personaggi esistenti, come ad esempio David Lynch, Sheryl Lee, o dei conoscenti. L’ispirazione, sostiene, deriva dalla mera e pura necessità di disegnare, senza concentrarsi più di tanto sul messaggio veicolato dalle sue opere: preferisce, infatti, sia il pubblico a dare un senso alla sua arte. Viene, così, ad instaurarsi un legame particolarmente intimo tra il fruitore e le sue opere, è possibile estrapolare tutto ciò che ha maggior risonanza col proprio essere senza essere incatenati a questioni formali, a sensazioni predefinite e a significati programmati, ci si può immergere completamente nei suoi lavori lasciando che sia la perpetua e immutabile anatomia del sentimento a parlare. È, forse, una delle forme di arte più comunicative, perché nonostante non si faccia portavoce di messaggi troppo specifici lascia al pubblico la sacrosanta libertà di interpretare e d’intendere, nonché di leggere tra le righe come meglio preferisce.
Studio della Luce - Giovanni Ponziano 
Il tratto distintivo delle sue opere è l’uso dei colori, perlopiù scuri e cupi, utilizzati sapientemente per creare suggestivi effetti di luci ed ombre, mettendo in risalto la tridimensionalità dei suoi soggetti.

Una delle sue opere più suggestive è “Studio della luce”. Il soggetto ripreso è quello della crocifissione di Cristo, secondo i vangeli sinottici avvenuta il 15 Nisan (settimo mese del calendario ebraico). Pena di morte umiliante e dolorosa eseguita ai tempi dall’Impero Romano, fu definita da Cicerone come “il più tetro e crudele supplizio”. Nell’opera, però, la croce sulla quale è crocifisso Gesù non è la classica croce di legno cristiana, è bensì un volto, privo di occhi e di bocca. Il baricentro tematico di questo lavoro è dunque costituito dall’antitesi fra il viso di Cristo, quasi per nulla visibile, e il viso su cui è invece crocifisso, dall’aria tetra e cupa e in contrasto col velo candido che lo ricopre, ma perfettamente visibile. È compito del pubblico, dunque, dare un senso all’opera, in base a quali corde del proprio sentimento e della propria ragione fa vibrare maggiormente.

In copertina: third study of expressions - Giovanni Ponziano
ARTICOLO DI
MANUELA GRIFFO

3 commenti:

Franco ha detto...

Notevole, veramente un articolo notevole per spessore culturale e senso di critica

Anonimo ha detto...

Interessante articolo e interessante tematica.

Sarebbe bello se l'arte potesse davvero entrare nella vita di tutti i giorni, se anche nella scuola avesse un'impatto maggiore, assegnandole quel valore passionale e ricreativo che meriterebbe.

Del resto, per citare Pablo, "L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni."

Ilaria ha detto...

Un'attenta analisi delle forme d'arte e del modo di fare arte di questo artista, assolutamente non banale e accattivante. Complimenti.