venerdì 18 dicembre 2020

Natural Horror Moth - "Killer Crocodile" di Fabrizio De Angelis

Episodio 1

È finalmente arrivato il momento. Dopo l’articolo di qualche settimana fa dallo spirito puramente introduttivo, inauguriamo oggi Natural Horror Moth, la nuova rubrica incentrata sul sub-genre dei cosìdetti Creatures Features.

Proprio nel precedente articolo parlavamo di come tale sottogenere sia sbarcato in Italia con un certo ritardo rispetto alla restante produzione principalmente statunitense e anche di come i territori acquatici abbiano caratterizzato gran parte delle pellicole di questo tipo. 
Uno dei film che più di tutti rappresenta i due aspetti suddetti è sicuramente Killer Crocodile di Fabrizio De Angelis, uscito in sala nel 1989.



Un gruppo di giovani ambientalisti scopre che il principale fiume di un’isola caraibica è diventato il deposito di un’ingente quantità di rifiuti tossici. Mentre indagano sul fatto, un terrificante coccodrillo geneticamente modificato dalle tossine semina il terrore fra la popolazione. 

Come gran parte (se non tutte) le pellicole natural horror, nel film di De Angelis è indubbiamente riscontrabile, sebbene con 14 anni di ritardo, l’influenza spielberghiana di Jaws, sia nella “vicinanza” a livello di messa in scena e di espedienti narrativi fra lo squalo ed il coccodrillo, sia per la presenza di alcuni personaggi indubbiamente simili a quelli del capolavoro del ’75, come il cacciatore Joe, interpretato da Ennio Girolami e fotocopia esotica del Quint di Robert Shaw, o il personaggio del Giudice, qui col volto di Van Johnson, che per certi versi ricorda il sindaco di Amity Larry Vaughn, ma anche per la colonna sonora del veterano Riz Ortolani, il quale tema principale riprende spudoratamente quello ben più celebre di John Williams. 
L’unica aggiunta, sebbene non propriamente originale, è il lato ambientalista del soggetto, un elemento onnipresente in molte delle pellicole del filone, che, come nel Godzilla di Ishiro Honda, spesso contestualizza la piaga dell’inquinamento con la mutazione genetica della creatura protagonista. 
Il minaccioso coccodrillone protagonista della pellicola, e curato da un maestro degli effetti speciali dalla “fulciana” esperienza come Giannetto De Rossi, risulta piuttosto convincente, nei limiti di una produzione di genere italiana, portandosi sulla stessa linea de L’ultimo Squalo di Castellari (figlio, tra l’altro, del già citato Ennio Girolami, uno dei protagonisti del film), presentando comunque una certa legnosità sul quale, tuttavia, si può tranquillamente passare oltre. 
Tuttavia, è indubbio che il film non funzioni per gran parte della sua durata, a causa di un ritmo molto spesso blando e monotono, trascinando il film verso un pattern estremamente ripetitivo, un aspetto, questo, incentivato dal comparto tecnico e soprattutto registico, dove De Angelis porta avanti la pellicola secondo una logica per certi versi televisiva, eliminando quasi totalmente qualsiasi elemento volto alla formazione di una tensione convincente.
Le soggettive del mostro, elemento cliché del genere, sono sempre puntualmente seguite dal controcampo del coccodrillo volto ad azzannare la malcapitata preda, spesso con risvolti gore e violenti, sicuramente uno degli aspetti migliori del film, con persone divorate vive, braccia strappate e acqua puntualmente tinta di rosso. 
Sebbene siamo ancore piuttosto distanti da film del calibro di Cruel Jaws di Bruno Mattei, forse il punto più basso mai toccato all’interno del filone, possiamo senza dubbio dire, comunque, come il film ne rappresenti una delle pellicole meno interessanti, anche per motivi legati alla scelta della creatura, di per sé poco originale dopo essere già apparsa in Quel Motel Vicino alla Palude di Tobe Hooper, in Alligator di Lewis Teague e in Dark Age di Arch Nicholson uscito proprio l’anno prima e col quale condivide molte caratteristiche, che porta al film a perdersi nel mucchio del genere.

Il successo sarà comunque sostanzioso, portando alla produzione di un sequel diretto, Killer Crocodile 2, che vede Giannetto De Rossi spostarsi dal ruolo di effettista direttamente alla cabina di regia, un evento particolarmente raro in tutta la sua carriera.

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