giovedì 17 dicembre 2020

Il demone dal volto di donna (Recensione "Tomie")

Prima di diventare uno degli autori horror più affermati nel panorama horror giapponese, Junji Ito era un semplice odontotecnico che coltivava la passione del disegno come semplice hobby. Nel 1987 la rivista horror Nemuki indisse un concorso dedicato al maestro Kazuo Umezz. Ito, all’epoca ventiquattrenne, colse subito questa occasione per scrivere una storia autoconclusiva di trenta pagine ispirata a un evento che lo colpì da giovane. Fu così che nacque Tomie, un personaggio che in seguito comparirà in molte altre storie di Ito e diventerà poi un’icona del panorama J-horror grazie alla serie di nove film iniziata nel 1999. 

Una parte delle storie di Tomie era già giunta in Italia nel 2006 per conto della defunta Hazard Edizioni. Nel 2017 la casa editrice J-Pop ha pubblicato una nuova raccolta che, oltre alle storie già presenti nell’edizione Hazard, contiene delle storie inedite che erano state pubblicate in patria nei primi anni duemila da Ito. Tutte le storie presentano una struttura narrativa verticale e autoconclusiva, anche se le prime sei sono collegate tra loro grazie all’accenno di eventi accaduti nelle storie precedenti o al ritorno di alcuni personaggi. Questi collegamenti spariranno completamente nelle storie successive fatta eccezione per le ultime tre, dove i collegamenti saranno talmente evidenti da unire le storie in un unico lungo racconto.

Fin da subito notiamo la profonda influenza di Lovecraft su Ito: i personaggi sono delle persone comuni che assistono alla distruzione della loro quotidianità e della loro sanità mentale per opera di Tomie, una bellissima ragazza che sfrutta la sua bellezza per ammaliare e sottomettere gli uomini al suo volere. La sua arroganza, il suo egocentrismo e i suoi continui capricci faranno precipitare le sue vittime in una spirale di follia che raggiungerà il suo culmine con l’uccisione di Tomie stessa e lo smembramento del suo corpo. Le vittime credono così di essersi sbarazzati della ragazza una volta per tutte, non sapendo in realtà di aver solo peggiorato la loro situazione.

Da ogni arto staccato di Tomie, anche il più piccolo, nasceranno infatti centinaia di altre Tomie identiche alla precedente e pronte a sedurre nuove vittime o a vendicarsi dei loro aguzzini. Ognuna di loro è inoltre profondamente territoriale e, se viene a sapere della presenza di un’altra sua simile nelle vicinanze, farà di tutto per ucciderla. Un esempio è la storia Aggressori casuali, dove una cittadina viene sconvolta da una serie di omicidi efferati a causa della presenza di ben tre Tomie che cercano di uccidersi a vicenda per dimostrare di essere l’unica Tomie esistente.

La nostra ragazza demoniaca può inoltre rinascere in altri modi. Come viene fatto notare nella storia Tomie nell’ospedale Morita, se si trapiantano gli organi di Tomie in un corpo umano, ella comincerà ad espandersi per tutto l’organismo come una cellula tumorale, arrivando prima a modificare il corpo della vittima e poi il suo carattere e la psiche, fino ad assumere il controllo totale del corpo. Non c’è modo quindi di sfuggire a questo ciclo di rinascite, se non bruciando il cadavere di Tomie, ma anche questa soluzione si rivelerà solo temporanea, come accade nella storia Il mignolo, dove la nostra ragazza demoniaca risorgerà dalle ceneri come una fenice oscura.

È impossibile sottrarsi dall’influenza di Tomie e chi ci prova rischia solo di scatenare la sua ira e la sua furia distruttiva. Nella storia Un gruppo ad esempio, Tomie tortura prima fisicamente e poi psicologicamente un ragazzo che si era sottratto alle sue seduzioni per amore della sua fidanzata scomparsa. Alla fine della storia il ragazzo sarà talmente segnato dalle torture subite che, non solo ogni volta che penserà alla sua ragazza rivedrà il volto di Tomie sostituire quello della sua amata, ma passerà il resto della sua vita tormentato dagli incubi della sua morte violenta fino a diventare apatico.

Oltre al continuo contrasto di eros e thanatos e di creazione e distruzione, Tomie porta con sé un terzo conflitto di opposti, ovvero quello tra l’umano e l’artificiale. Nonostante sia una ragazza di bell’aspetto infatti, Tomie sembra essere priva di fotogenia e rifiuta di farsi fotografare, questo perché è proprio la macchina fotografica a rivelare il suo vero aspetto e di conseguenza la sua vera natura. L’occhio umano sembrerebbe fallace se messo in confronto con la sua controparte meccanica, eppure nella storia Il pittore un uomo vittima del fascino di Tomie riesce a riprodurre sulla tela il suo vero aspetto senza dover utilizzare alcuna fotografia. Il vero limite dell’occhio umano sembra essere quindi la razionalità piuttosto che l’organo in sé. Solo precipitando nella follia o semplicemente accettandola si può conoscere la vera Tomie, anche se il conoscerla porterà quasi certamente alla morte.

La nostra ragazza demoniaca infatti non permetterà a nessuno che venga rivelato il suo segreto. Se l’umanità scoprisse la sua natura, sarebbe difficile se non impossibile per Tomie continuare la sua spirale di seduzione, morte e rinascita e sarebbe costretta ad affrontare una delle sue paure più cupe: la vecchiaia e la morte. Nella storia Senilità ci viene fatto notare infatti che Tomie non invecchia mai e se le viene impedito di continuare ad ammaliare gli uomini, sarebbe disposta anche a forzare la sua scissione pur di scappare e continuare a godere dell’amore malato delle sue vittime.

Durante la lettura delle storie noterete come lo stile di Junji Ito si evolverà a vista d’occhio passando da un tratto acerbo e semplice a linee sempre più dettagliate e curate. Questo si noterà soprattutto nelle scene di body horror dove, oltre alla cura scientifica con cui Ito deformerà il corpo di Tomie, i disegni diventeranno sempre più dettagliati. Anche l’uso del nero, molto presente e marcato nelle prime storie, sarà sempre più sfumato in favore del chiaroscuro.

Le storie, essendo state scritte nel corso degli anni, hanno degli inevitabili alti e bassi che possono far storcere il naso per chi si approccia per la prima volta all’opera di Junji Ito (motivo per cui sconsiglio di leggerle tutte di fila) ma ciò non toglie che questa raccolta sia fondamentale per gli appassionati di fumetti horror e per i fan dell’opera di uno dei più importanti autori horror contemporanei. 

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