sabato 28 marzo 2020

Il cinema che denuncia ed innova - Una breve analisi di "Arancia Meccanica"

Correva l’anno 1971 quando nelle sale cinematografiche di tutto il mondo usciva il film Arancia Meccanica, considerato, ancora oggi, a distanza di quasi mezzo secolo, uno dei capolavori indiscussi della storia del cinema. Diretto dal regista statunitense Stanley Kubrick, questi adopera come soggetto per la sceneggiatura della pellicola il romanzo dispotico dello scrittore Anthony Burgess, particolarmente noto alla critica per i temi da lui trattati nelle sue opere letterarie e poetiche, che vedono come protagonista l’uomo minacciato da continui ed esasperanti atti di violenza e condizionamenti ideologici. 
Quando la pellicola fece il suo debutto in tutto il mondo destò meraviglia e scalpore da parte della critica e di chi assistette alla proiezione. La critica era ancora troppo acerba per potersi rendere conto delle innovazioni che il regista tramite il suo capolavoro, riuscì ad apportare all’intera industria cinematografica. Non solo da un punto di vista tecnico ma anche da un punto di vista tematico. In molti seguirono le sue orme negli anni a venire,senza però mai ottenere i sui stessi risultati. Le innovazioni di cui parlo riguardano l’ambito della regia e della sceneggiatura le quali si intrecciano armonicamente offrendoci una complessa e magnifica pellicola unica nel suo genere. 

Alex De Large (Malcom McDowell) è un giovane teppista di strada che con i suoi tre fidati compagni di malefatte,con i quali stipula un rapporto simile a quello signore-vassallo, trascorre il tempo delle sue giornate sfogando quella violenza che gli arde dentro,su chiunque abbia la sfortuna di porsi d’innanzi a lui e a sui fidi. Il sadico criminale non è nient’altro che uno dei tanti risultati di quel difficile contesto sociale che lo circonda, la violenza diventa il solo strumento attraverso il quale può esprimere tutto se stesso, egli non ha un’ordinaria concezione di ciò che sia opportuno o non opportuno fare in una qualsiasi situazione. Il che da carnefice lo rende automaticamente nient’altro che una delle tante vittime di ingiustizia sociale, anche se agli occhi della legge le sue azioni continueranno ad apparire ingiustificate e folli al punto da causarne l’incarcerazione per crimini violenti. 
Dovendo scontare la sua pena, egli prima si appella alla fede del signore senza però riuscire nel suo intento, ovvero quello di riuscire a diventare una buona persona incapace di fare del male agli altri. Venuto poi a conoscenza di un programma che il governo Britannico aveva messo in atto,al fine di rendere criminali violenti ottimi e rispettabili cittadini, si offre volontario per sottoporsi ad una serie di strazianti esperimenti. Questi consistevano nella visione forzata da parte del soggetto di numerosi filmati di argomento vario e nell’ascolto di musiche a lui un tempo care, di quel magnifico compositore che lui era solito chiamare “mio vecchio e caro Ludwing Van”, dopo avergli però somministrato un farmaco, così che Alex potesse sviluppare un’intolleranza e disgusto a qualsiasi forma o atto di violenza. L’esperimento può definirsi in parte riuscito: il soggetto, quando è sul punto di compiere atti di estrema violenza, viene sopraffatto da un senso di nausea fortissimo che gli inibisce ogni facoltà motoria e mentale, a causa di ciò si trova costretto a modificare il suo comportamento.

Il risultato di questa barbara sperimentazione è un individuo privato del libero arbitrio costretto ad assumere un comportamento per nulla conforme alla sua vera natura. Finalmente libero, o almeno così credeva, decide ti tornare alla sua vita precedente senza far conto con le conseguenze che le sue azioni avevano provocato a quest’ultima. La sua famiglia lo ripudia, gli unici amici che aveva mai avuto erano diventati spietati poliziotti dalla giubba blu, pronti a punirlo e calpestarlo nel momento del bisogno e infine messo alle strette si ritroverà a pagare le conseguenze dei crimini commessi in passato uno dopo l’altro.
Sopraffatto dal susseguirsi degli eventi finalmente riuscirà a ritrovare il vecchio sè, grazie a coloro i quali avevano subito precedentemente soprusi e violenze da parte sua che lo avevano ripagato con la stessa dose di crudeltà, in modo da rammentargli che genere di mostro era e sarebbe sempre stato. Il fato che attende chi cerca di far prevalere la giustizia sull’ingiustizia non è di certo roseo. Non c’è spazio in questa storia per degli eroi da maschera e mantello. Egli è adesso vittima e allo stesso tempo carnefice, viene insignito di tutti i privilegi e lussi per poter essere risarcito a causa di quell’ondata di sventura dalla quale era stato sopraffatto. 

A rendere possibile ciò è lo stesso governo Britannico che aveva cercato già in passato di renderlo un cittadino modello, ma che aveva fallito nel suo intento di modificare la natura dell’essere umano. Un governo che ci viene descritto come a tratti dispotico e che cerca di far predominare il controllo da esso esercitato in tutti gli ambiti dell’ordine sociale. Questo punto costituisce la parte più originale della critica elaborata dall’autore e che il regista tramite la pellicola riesce ad infondere nello spettatore, sfortunatamente spesso arido di tematiche di questa natura. 
Malcolm McDowell (sinistra) e Stanley Kubrick (destta) sul set del film
Vorrei con questa conclusione elogiare non solo la maestosa regia, ma soprattutto la scenografia e le musiche presenti nella pellicola. Per quanto riguarda la prima essa dimostra di essere all’avanguardia, riflette i colori e il gusto dell’epoca, imponente è il richiamo in quest’ultima alla sfera sessuale ma soprattutto al profano. Per le seconde, ovvero le musiche, Kubrick fa ciò che aveva già fatto in 2001 Odissea nello Spazio, adopera componimenti di musica classica la quale si combina perfettamente con quel meraviglioso scorrere di immagini, impregnate di una maestosità senza eguali. Sono sicuro che agli occhi di molti questo possa risultare come un film superato per i nostri tempi, ma se solo per un minuto provassimo a contestualizzarlo da un punto di vista storico, ci accorgeremo della sua grande importanza. 

Ci troviamo negli anni settanta in uno dei paesi economicamente e politicamente più influenti del mondo occidentale, l’Inghilterra la quale viene attraversata da un’ondata di cambiamenti immediati. Dall’essere una delle nazioni più conservatrici del mondo occidentale diventa la culla del Punk, dello Skinhead e del Rock. Quest’opera letteraria, diventata poi film cult di quegli anni, non è nient’altro che il risultato di un cambiamento epocale. Del quale sia l’autore che il regista furono soggetti.

Articolo di Giuseppe Lafratta

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