martedì 4 febbraio 2020

Dualità (Recensione "Le due sorelle")

Le due sorelle (Sisters in lingua originale) è un film horror indipendente del 1973 diretto da Brian De Palma. Sebbene il regista ottenne fama internazionale solo due anni dopo, con Il fantasma del palcoscenico, molti vedono in Le due sorelle la vera “svolta” che ha determinato il successo del regista.
Il film si apre nella città di New York dove la modella Danielle Bréton (interpretata da Margot Kidder), dopo aver partecipato ad un programma simil candid camera, invita a cena Philip Woode (Lisle Wilson), la vittima dello scherzo, e i due passano la notte nell’appartamento della ragazza. Il giorno dopo Philip esce per acquistare una torta e delle medicine per Danielle, ma al suo ritorno è aggredito da Dominique, la gemella di Danielle, che lo uccide pugnalandolo ripetutamente con un coltello. La giornalista Grace Collier (Jennifer Salt) osserva la scena dal palazzo di fronte e contatta la polizia, ma, prima che possa arrivare, Emil (William Finley), l’ex-marito di Danielle, occulta il cadavere. La giornalista decide quindi di condurre le indagini indipendentemente, con l’aiuto dell’investigatore privato Joseph Larch (interpretato da Charles Durning). Le indagini condurranno i due a scoprire gli oscuri segreti celati nel passato e nella psiche di Danielle e Dominique.
La dualità è senza dubbio il tema centrale dell’opera, reso evidente fin dai primi minuiti di film con il programma televisivo che ricalca lo stile delle candid camera, la sequenza si configura infatti come una riflessione sul dualismo realtà-finzione, due aspetti che si trovano a stretto contatto in un programma volto a “giocare” con le vite reali dei malcapitati per il puro intrattenimento di un’audience.
I personaggi di Danielle e Dominique si configurano quindi come l’incarnazione della dualità dell’uomo: se volessimo usare termini psicoanalitici potremmo dire che Danielle rappresenta il Super-io, conforme alle regole e alle consuetudini della società, mentre Dominique è l’Es, l’insieme delle pulsioni insite negli esseri umani. Queste due sfere della psiche, che normalmente coesistono nella mente umana, si trovano qui separate, aspetto simboleggiato dalla separazione delle due gemelle siamesi, senza un “Io” che agisca da mediatore, producendo così gli effetti disastrosi visti nella pellicola. Danielle e Dominique sono quindi una decostruzione dell’archetipo della femme fatale: la prima sorella rappresenta la bellezza, la forma o la “maschera” dietro la quale si cela la sua vera natura, fatta di passione, rabbia e istinto, rappresentati dalla seconda.
Il tema della dualità si riflette anche nel montaggio, con il frequente uso dello split screen, che, non a caso, fa la sua prima comparsa con l’entrata in scena di Dominique, diventando così una metafora per la divisione, sia fisica che psichica, delle due gemelle. Ma la divisione non è solo spaziale, ma anche temporale: lo spettatore sarà portato più volte a credere che gli eventi osservati nelle scene in split screen avvengano contemporaneamente, quando in realtà non è così. Si tratta di una geniale rottura della quarta parete, che pianterà nello spettatore i semi del dubbio sugli eventi che avranno luogo nella pellicola, colpendo così quella ormai sottile barriera che separa la realtà dalla finzione.
Anche la colonna sonora contribuisce in maniera considerevole al tema centrale dell’opera: Bernard Herrmann utilizza linee melodiche “spezzate” che ripetono intere sezioni in maniera distorta, due melodie simili ma fondamentalmente diverse, che però coesistono nello stesso pezzo. La metafora risulta evidente.

Insomma il film si presenta come un’intricata rete di similitudini, metafore e richiami, i quali vanno a costituire un immenso puzzle, un indovinello che trova la sua soluzione finale nel colpo di scena finale, gettando una nuova luce sulle azioni dei personaggi e sugli eventi del film.
Altro aspetto in cui la pellicola eccelle sono i personaggi: questi presentano psicologie e motivazioni complesse e realistiche che contribuiscono, insieme ai brevi ma efficaci accenni al contesto storico e sociale di quegli anni, a catturare l’attenzione dello spettatore, rendendolo partecipe degli eventi che osserva.

Le due sorelle è un film geniale, che riesce a sfruttare al meglio le risorse a disposizione del regista, a coinvolgere lo spettatore e a raccontare una storia tanto interessante quanto terrificante. In poche parole, si tratta di un must per tutti gli appassionati di thriller e horror.
Articolo di Sergio Novelli

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