giovedì 25 luglio 2019

Quint'essenza della stranezza (Recensione "Sayuri")

Abbiamo già visto che il Giappone è abbastanza incline a stramberie di ogni sorta, ma forse nessun anime ha mai raggiunto il livello di stranezza di quello di cui stiamo per parlare.

"Utsu-Musume Sayuri", noto anche come "Striking Daughter Sayuri", è un corto di appena tre minuti giapponese del 2004, scritto, diretto, animato e doppiato da Takashi Kimura, effettivamente sola persona che abbia collaborato a questo bizzarro progetto.
Come con "Rabbits", anche in questo caso risulta quasi impossibile delineare una trama, partendo dal presupposto che tutti i personaggi sono uniti in un solo essere deforme con vari richiami a forme falliche. Il personaggio principale é Sayuri che farà il suo primo "strike" con suo marito davanti ai suoi genitori fieri ed emozionati.

Ora, parlare di questo piccolo lavoro artistico é assai complesso, capitemi. É stato realizzato in CGI ed è tutto estremamente surreale, quasi alla Salvador Dalì, composto da forme e corpi difficili anche solo da immaginare e che sembrano prodotti di un trip di acidi andato decisamente male. Proprio in relazione a Dalì, il corpo di Sayuri, la sua bizzarra conformazione e il concetto alla sua base, sembrano riprendere proprio il quadro "Il grande masturbatore" dell'artista.
"Il grande masturbatore" di Salvador Dalì (1929)
Tentare di cercare un messaggio di fondo a questa palese rappresentazione grottesca della perdita della verginità di una giovane ragazza é difficile. Online non ho trovato nulla che andasse oltre il commento su come i corpi di figlia e genitori siano fusi.

Ed effettivamente sembra questo il punto principale, l'animazione sembra essere proprio questo, una denuncia a quei figli/parassiti che non riescono a staccarsi ai propri genitori, che non riescono mai ad essere indipendenti, con il costante peso dei loro genitori sulle spalle (fortunatamente non letterale nella realtà).
Sembra anche voler andare a parodiare quella sacralizzazione, per chi lo pratica, ed allo stesso tempo spettacolarizzazione, per chi lo vede (vi sono anche altri anonimi spettatori eccitati nella scena),  dell'atto sessuale che si é andata a formare nella nostra società. Il sesso non é una sacralità quanto non é uno spettacolo e non va celebrato come la seconda venuta di un messia.

Questo corto aiuta a riflettere su quanto sia inquietante e macabro ciò che noi stessi facciamo attorno ad un atto del tutto naturale.

Si potrebbe pensare anche che la scelta di invertire i ruoli nel rapporto, con l'uomo disteso e la donna/creatura immonda dietro, sia volontariamente provocatoria per andare a minare le nostre certezze nate sulla base di preconcetti, andando del tutto a distruggere ciò che é l'atto sessuale in ogni sua componente per mostrarci come siamo in realtà una massa di teste retrograde e grottesche non dissimili da quelle che fanno capolino nello sfondo del film.
Oppure sto cercando di vedere qualcosa di lontanamente filosofico o morale in un semplice sclero artistico nato per disturbare e poi proposto a varie convention.

Dovrei smetterla di psicanalizzare film del genere? Nah.

Articolo di Robb P. Lestinci, revisione di Federico Fontana

Nessun commento: