giovedì 25 luglio 2019

La morte che risveglia l'amore (Recensione "Follow")

"Follow" è un film horror americano del 2015 scritto e diretto da Owen Egerton al suo debutto come regista.

Questa particolare pellicola vede Quinn (Noah Segan, uno dei volti più noti dell'horror indipendente degli anni 2010, con decine di film del genere sulle spalle come "Some Kind of Hate", "The Mind's Eye", "Deadgirl", "Tales of Halloween", "Mohawk" o "Camera Obscura", giusto per citarne davvero pochi rispetto a tutti quelli della sua filmografia) ricevere un inaspettato regalo dalla sua fidanzata, Thana (Olivia Grace Applegate), leggermente in anticipo per Natale: il suicidio di quest'ultima. Con il suo cadavere in camera da letto e tutto che lasci intendere che sia stato lui ad ucciderla, l'uomo dovrà trovare una soluzione, ma finirà per cadere in un vortice di follia che gli farà ritrovare l'amore perduto per la sua ragazza, oramai poco più di un gelido corpo senza vita alcuna.
Come già detto, non è la prima volta che vediamo Noah Segan alle prese con una ragazza cadavere, aveva già trattato la necrofilia, anche se con elementi sovrannaturali, in "Deadgirl" del 2008, ma questa volta il clima è completamente diverso, il tutto è più realistico, drammatico e inquietante, sotto alcuni punti di vista. Dopotutto, a questo giro, vi è un vero legame che collega la donna morta e l'uomo e non solo una spasmodica voglia di sesso, una perversione sessuale amplificata dalle strane vibrazioni di un cadavere dalle misteriosi origini, questo corpo che vediamo in scena lo abbiamo effettivamente visto vivere, respirare, sappiamo perfettamente di chi si tratta e di cosa significava per Quinn.

Pur non trovandoci tra cunicoli bui e sporcizia, ma nelle accoglienti mura di casa in periodo natalizio tutto risulta sporco, fuori posto, perturbante, anche l'amore, un amore ritrovato a causa della perdita, come un bambino che rivuole il giocattolo perso che non aveva mai degnato di uno sguardo.
Nonostante la pellicola parta con premesse intriganti, non siamo mai davvero degnati di sapere cosa abbia portato al suicidio della ragazza, dovendoci accontentare di noiosi flashback che non danno alcuno spessore ai personaggi e che risultano pesanti al punto da far sperare finiscano al più presto, come nelle peggiori stagioni di "Arrow", per tornare all'evoluzione della follia di Quinn. Segan fornisce un'interpretazione assai solida, passando da eclettico artista a inquietante sociopatico incapace di vedere la morte, non solo di Thana. Infatti, oramai sempre più irrazionale, Quinn commetterà varie scelte orribili che macchieranno le sue decorazioni natalizie di sangue. Un vero e proprio viaggio nella mente di una persona sana resa pazza. Tristemente, però, non viene mai esplorato più di tanto il suo lato stabile, cosa che avrebbe aiutato ad immedesimarsi ancora di più, magari mostrando di più il suo quotidiano, le sue passioni, le sue inclinazioni.

Lo spettatore, proprio per questo, non riesce mai ad entrare in piena sintonia col protagonista e, probabilmente, ne criticherà le azioni, ma la follia degli occhi dell'artista, le scene sinistre e alcune inquadrature con le luci azzeccate in un continuo gioco di sfondi neri divoranti spezzati da flebili luci riusciranno comunque a catturare l'attenzione e rendere la visione una godibile dimostrazione di come il Joker di Alan Moore in "The Killing Joke" avesse ragione: basta un solo brutto giorno per rendere il più sano dei sani pazzo.
Poi, sempre detto, Noah Segan, capace di reggere intere produzioni del genere sulle sue sole doti recitative, farebbe paura come Joker.

Articolo di Robb P. Lestinci

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