sabato 9 maggio 2020

Quando le acque si tingono di rosso (Recensione "Spiaggia di Sangue")

La pellicola di oggi è uno di quei film che cercano di prendere una strada diversa rispetto agli altri che stavano uscendo da fine anni ’70 ad inizio anni ’80, che erano basati e, a volte, copiati da “Lo squalo” (1975). Probabilmente, uno dei titoli di serie B più sconosciuti ma anche più interessanti del genere è “Spiaggia di sangue” (1980) di Jeffrey Bloom.
Per capire quanto fosse una frecciatina alla saga de “Lo squalo”, la campagna pubblicitaria della pellicola sfruttò la stessa identica tagline americana de “Lo squalo 2” (1978), l’ultimo film che uscì della serie nel periodo in cui uscì questa pellicola, nonché “Proprio quando pensavi che fosse sicuro tornare in acqua”. Questa frase viene ripresa quasi letteralmente: “Proprio quando pensavi che fosse sicuro tornare in acqua… non ci si arriva”. Una trovata promozionale davvero indovinata per cercare di accaparrarsi quanto più pubblico possibile nelle sale. 
La storia parla di qualcosa che trascina ignare persone sotto la sabbia. La polizia cerca di capire di cosa si possa trattare.  La prima cosa a cui si pensa quando si legge una storia così è, ovviamente, “Tremors” (1990). Per certi aspetti, si può dire che questa pellicola abbia preceduto la saga dei tremendi vermi giganti di 10 anni. Non a caso, in una prima stesura della sceneggiatura, scritta dallo stesso regista, sarebbero dovuti essere proprio dei vermi giganti a portare scompiglio in questa tranquilla località marittima, in questo caso parliamo della spiaggia di Santa Monica.  

Il lato tecnico del film è curato abbastanza bene per i pochi mezzi. La regia è piuttosto classica e scolastica. La fotografia risulta essere estremamente asfissiante, nel vero senso della parola, per via di piani strettissimi sui personaggi e di esterni patinati. 
L’idea si dimostra essere originale ma la sceneggiatura è colma, purtroppo, di sotto trame pressoché futili ai fini narrativi. Non si tratta nemmeno di un prodotto così tanto riuscito, alla fine. Sicuramente, si voleva cercare di girare il più velocemente possibile affinché si potesse sfruttare l’onda del successo del film di Spielberg. Questa fretta è stata svantaggiosa poiché la scrittura dei personaggi principali risulta essere piatta e bidimensionale, non facendone spiccare nessuno per carisma. Si può dire che non ci sia un vero effettivo protagonista della vicenda, o meglio c’è ma viene contraddistinto come gli altri comprimari, senza un minimo di caratterizzazione. Per raggiungere la durata di 80 minuti (scarsi), la pellicola viene diluita da numerosi dialoghi e sequenze superflue che annoiano l’eventuale spettatore che vorrebbe godersi un prodotto senza pretese. 

Gli effetti speciali sono alquanto carenti e, assolutamente deludenti per chi si aspettava chissà che. La creatura colpevole di queste sparizioni viene mostrata negli ultimi momenti e minuti. E tra l’altro viene mostrata con dei scrupolosi strattagemmi: in penombra, in controluce o mostrando alcuni dettagli di essa. Un espediente che ha usato anche Spielberg per il suo squalo ma l’ha fatto solo per creare suspense e tensione nello spettatore. Questo, sicuramente, per via dello scarso budget e di mezzi che avevano a disposizione. 
Sembrerebbe anche ben realizzata, un gran e vero peccato. Non rivelerò qual è l’aspetto di questa creatura per non rovinarvi la sorpresa a chi vorrebbe vederlo.

Ben predisposte, invece, sono le sequenze di uccisioni da parte di questa creatura. Infatti, è innegabile che lo stesso modus operandi venga ripreso in “Tremors” (1990) quando i vermi giganti trascinano sotto terra i poveri malcapitati. Chissà che il regista non conoscesse questo film, diciamocelo, ormai dimenticato? 

C’è da segnalare la presenza di due attori tra i protagonisti nonché John Saxon, che rivedremo successivamente nel film “Nightmare – Dal profondo della notte” (1984) di Wes Craven, e Burt Young, che abbiamo già visto in “Rocky” (1976) e rivedremo nel film italiano “Amityville Possession” (1982) di Damiano Damiani. Tra l’altro John Saxon partecipò in un altro film italiano, molto simile a questo per storia e personaggio, “Nightmare Beach – La spiaggia del terrore” (1989) di Umberto Lenzi.
“Spiaggia di sangue” (1980) venne distribuito in pochissime sala in territorio americano e, come era prevedibile, non ebbe il successo che, probabilmente, si sperava. In Italia, distribuito nel 1981 dalla Titanus, ebbe un discreto successo di incasso ai botteghini, ma non è mai stata realizzata una versione in DVD o Blu-Ray. Una pellicola di nicchia che non pretende dallo spettatore nient’altro che divertire, per il genere e per l’intento che aveva il regista. 

Oltre al già citato “Tremors” (1990), “Spiaggia di sangue” (1980) ha ispirato altri film di serie B, o per meglio dire di serie Z tra cui “Sand Sharks” (2011) dove ci sono degli squali preistorici che vivono sotto la sabbia e provocano un gran massacro di persone; e “The Sand” (2015) che potrebbe essere considerato uno pseudo-rifacimento ambientato ai giorni nostri. In entrambi i casi, ci troviamo dinanzi a quel tipo di cinema spazzatura che, ormai, ci diverte da tanti anni con storie sempre più fantasiose e improbabili. 
Da menzionare che in “Blow Out” (1981) di Brian De Palma, rifacimento americano di “Blow Up” (1966) di Michelangelo Antonioni, viene mostrata la locandina di “Spiaggia di sangue” in una scena del film. 

In conclusione, consiglio di vederlo rigorosamente durante il periodo estivo per immedesimarvi o inquietarvi quando andrete tranquilli, se così si può dire, in spiaggia.

Articolo di Luigi Santomauro

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